Dopo aver tagliato l’elettricità, hanno terrorizzato i fedeli. Due pastori sono stati prelevati per un interrogatorio e minacciati, per farli rinunciare alla fede
di Deng Jie
«Svelti! Dentro!», urlavano l’11 agosto i poliziotti davanti alla sala per riunioni della Chiesa
domestica Le’en, nel distretto di Tianhe di Guangzhou, la capitale della provincia meridionale del Guangdong. All’interno i fedeli della comunità avevano bloccato la porta per cercare di impedire che entrassero più di 30 agenti che però sono riusciti a sfondare, spintonando con violenza uno dei fedeli che stava di guardia all’ingresso e fratturandogli una mano.
Brandendo una copia della nuova Normativa sugli affari religiosi, uno degli agenti ha informato la comunità che qualcuno li aveva denunciati come «gruppo xie jiao che tiene incontri illegali». Dopo aver preso le generalità di tutti i fedeli, la polizia li ha buttati fuori dalla chiesa.
Qualche minuto prima dell’attacco, mentre più di 50 fedeli stavano partecipando al servizio domenicale, improvvisamente è saltata la corrente elettrica. Uno dei fedeli è uscito per verificare cosa stesse succedendo e ha scorto gli agenti pronti a fare irruzione nella sala. Come si è saputo più tardi, la sezione locale dell’Ufficio per gli affari etnici e religiosi ha organizzato l’operazione in collaborazione con l’ufficio del sotto-distretto e con la polizia.
Due dei responsabili della Chiesa sono stati condotti alla stazione di polizia per essere interrogati. Sotto la minaccia di multe che andavano da 50mila a 200mila renminbi (circa 7-28mila dollari statunitensi), sono stati costretti a firmare dichiarazioni in cui promettono di non organizzare mai più assemblee religiose.
Dopo il raid, alcuni dei credenti si sono fermati davanti alla chiesa per pregare. «Siamo solo gente normale, soprattutto donne e anziani. Non abbiamo fatto niente di male», così una di loro ha cercato di ragionare con gli agenti, senza riuscire a trattenere le lacrime. «Perché perseguitate così i cristiani? Perché piuttosto non vi occupate di dar la caccia ai criminali?».
I pastori della Chiesa Le’en sono tra i firmatari della Dichiarazione per il bene della fede cristiana, pubblicata il 30 agosto 2018, per denunciare la persecuzione del PCC ai danni dei cristiani.
A partire dal 2016, il Partito ha vessato la Chiesa emettendo una gran quantità di ammonimenti, mandando via i credenti e dando ordine di rimuovere la croce. I fedeli sono divenuti estremamente cauti e prendono tutte le precauzioni necessarie per proteggere la Chiesa: hanno tenuto d’occhio i nuovi venuti, nel timore che fossero infiltrati dal regime; hanno insonorizzato l’edificio e hanno iniziato a organizzare le assemblee per gruppi meno numerosi.
Video: i fedeli discutono con la polizia
«Lo Stato è in lotta con le religioni. Innumerevoli missionari, in Cina, sono stati perseguitati e addirittura uccisi», ha commentato il responsabile della Chiesa. «Il governo promuove il culto della personalità del presidente Xi Jinping. È questa la sua cosiddetta “religione”, una religione falsa che si oppone a Dio. Il regime vuole eliminare ogni fede in Dio e ogni vero credo».