Entrando nelle case dei fedeli con il pretesto della «prevenzione dell’epidemia», il regime sfrutta il virus per perseguitare i gruppi religiosi vietati
di Zhou Xiaolu
Mentre l’epidemia di coronavirus si diffondeva ovunque, il regime comunista cinese ha continuato a soffocare le voci del dissenso e, con la scusa di limitare la diffusione del virus, ha fatto arrestare oppositori, credenti e cittadini giornalisti. Secondo un documento pubblicato in marzo dalla Commissione per gli affari politici e legali di una località nella Cina nordorientale, il PCC ha istituito un «meccanismo per il mantenimento della stabilità» che prende di mira gruppi religiosi in Cina e all’estero, attivisti democratici, firmatari di petizioni e altri gruppi organizzati che potrebbero minacciare il regime e «mettere in pericolo la stabilità sociale» durante la pandemia.
Pianificati arresti in tutta la Cina
I gruppi religiosi vietati, come la Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), continuano a essere un obiettivo chiave della persecuzione religiosa del PCC. Secondo i primi dati, tra febbraio e marzo, almeno 325 fedeli della CDO sono stati arrestati a seguito delle indagini finalizzate alla prevenzione dell’epidemia. Il loro numero potrebbe essere più elevato perché a causa delle restrizioni dovute alla pandemia è difficile verificare le informazioni.
Un dipendente dell’amministrazione della provincia nordorientale del Liaoning ha riferito a Bitter Winter che in marzo era stato informato dal suo diretto superiore nel governo provinciale che le due misure per il mantenimento della stabilità – ossia fermare la diffusione del coronavirus e sopprimere la CDO – avrebbero dovuto proseguire senza sosta e che le «due battaglie devono essere vittoriose». Gli è quindi stato detto di avviare delle operazioni di arresto aventi come obiettivo la CDO.
Operazioni simili sono state pianificate anche in altre parti del Paese: nella provincia centrale dell’Henan, nella provincia nordorientale del Gansu e nella provincia orientale dello Shandong. In alcune località i fedeli della CDO sono stati catturati durante il lockdown.
In febbraio, in meno di 20 giorni, diverse città nella provincia sudoccidentale del Sichuan hanno avviato operazioni che hanno portato all’arresto di almeno 98 fedeli della CDO. Gli arrestati sono 49 nella città di Deyang e più di 20 nella città di Neijiang. Molti di loro erano stati monitorati a lungo prima dell’arresto. Tra i fedeli rilasciati una donna ha riferito a Bitter Winter che la polizia aveva minacciato di mandarla nell’epicentro dell’epidemia nella provincia dell’Hubei perché si infettasse se avesse continuato a praticare la sua fede.
Il 1° febbraio, nel pieno dell’epidemia, l’Ufficio per la sicurezza pubblica della contea di Liulin, amministrata dalla città di Lüliang nella provincia settentrionale dello Shanxi, ha lanciato una speciale campagna di repressione contro la CDO incoraggiando la popolazione a segnalarne i fedeli.
Sempre in febbraio la Commissione per gli affari politici e legali di una città nella provincia nord-occidentale dello Shaanxi ha diffuso un documento confidenziale in cui si ordina di rafforzare le misure per il mantenimento della stabilità durante l’epidemia, compresa la repressione della CDO e di altri gruppi religiosi non registrati.
Torturato in nome della prevenzione
Avvalendosi del controllo obbligatorio dei documenti di identità, le autorità sono riuscite a espandere la portata della persecuzione religiosa arrestando numerosi fedeli della CDO. Un dipendente dell’amministrazione della provincia orientale dell’Anhui ha riferito a Bitter Winter che un responsabile della locale Commissione per gli affari politici e legali ha ordinato di non ritardare le indagini sui fedeli della CDO a causa della pandemia. Al contrario, il personale governativo avrebbe dovuto avvalersi proprio delle misure di prevenzione come pretesto per entrare nelle abitazioni dei residenti.
La situazione dei fedeli della CDO che per evitare l’arresto conducono una vita da fuggitivi è terribile, le indagini si intensificano e queste persone non hanno dove nascondersi.
In febbraio due fedeli della CDO sono stati arrestati dopo che alcuni funzionari governativi hanno bussato alla loro porta per controllare i loro documenti di identità. Dopo averli identificati come fedeli del gruppo religioso vietato, la polizia ha perquisito la loro abitazione e confiscato oggetti appartenenti alla chiesa per un valore di 45mila renminbi (circa 6.400 dollari statunitensi).
Durante l’interrogatorio i poliziotti gli hanno coperto la bocca e il naso con un sacchetto di plastica poi gli hanno pestato ripetutamente i piedi mentre lo colpivano alle costole e alle gambe con una sbarra di ferro.
Una volta liberato, l’uomo ha raccontato a Bitter Winter: «Ero bloccato con una cinghia di cuoio sulla panca della tigre e gli agenti mi colpivano con un manganello elettrico. La cinghia si è rotta due volte mentre mi dimenavo per il dolore. Mi hanno anche inflitto delle scosse elettriche sulle mani, hanno smesso solo quando si sono stancati».
In febbraio, mentre perquisivano la casa di una fedele della CDO nella provincia orientale dello Jiangsu, alcuni poliziotti hanno rinvenuto un pezzo di carta avente contenuto religioso e ciò a loro avviso era sufficiente per mandarla in prigione.
La pandemia non ha impedito al PCC di vessare i fedeli della CDO per indurli a rinunciare alla loro fede. In marzo, la polizia ha costretto 90 fedeli della città di Yanshi nell’Henan a firmare le tre dichiarazioni – pentimento, garanzia e rottura – altrimenti sarebbero stati costretti a seguire dei corsi di indottrinamento o incarcerati.
Da febbraio a marzo circa 300 fedeli della CDO di Sanming, Longyan, Ningde e di altre città nella provincia sudorientale del Fujian sono stati costretti a firmare tali dichiarazioni. Oltre 160 fedeli sono stati molestati nelle province dell’Anhui, dello Jiangsu e dello Jiangxi.