La Chiesa di Dio Onnipotente resta uno dei principali obiettivi della persecuzione religiosa e ai suoi fedeli vengono inflitte condanne pesanti
di Yang Guang’an
La Chiesa di Dio Onnipotente (CDO) è il più vasto nuovo movimento religioso cristiano cinese ed è il gruppo religioso più perseguitato della Cina. Allarmato dalla sua rapida crescita, il PCC aveva incluso la CDO nell’elenco degli xie jiao già nel 1995, tuttavia la persecuzione si è intensificata significativamente nel 2013 dopo l’entrata in carica del presidente Xi Jinping.
Secondo il rapporto annuale della CDO, l’anno scorso sono stati arrestati almeno 6.132 fedeli, a 1.355 di loro è stata inflitta una pena detentiva, 481 sono stati condannati a tre o più anni di carcere e 12 a dieci anni o più. Molti credenti vengono processati collettivamente mentre ai responsabili della chiesa e a coloro che il PCC identifica come «figure chiave» vengono comminate pene detentive particolarmente lunghe.
In base alla sentenza emessa il 14 gennaio dal Tribunale del popolo del distretto di Ganyu a Lianyungang, una prefettura nella provincia orientale dello Jiangsu, 15 fedeli della CDO sono stati accusati di «orchestrare e usare una organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge» e condannati semplicemente per aver praticato la loro fede. Tra loro, Cao Fengying, Wu Qian, Lu Qing e Yan Zhaoyun condannati a sette anni e sei mesi di carcere e Wei Chunqin a sette anni.
La sentenza emessa il 14 gennaio dal Tribunale del popolo del distretto di Ganyu (Screenshot del sito Web)
Ai sensi dell’Articolo 300 del Codice penale cinese, gli appartenenti a gruppi religiosi identificati come xie jiao possono subire lunghe pene detentive per aver preso parte a normali attività religiose, come funzioni religiose, per aver condiviso il Vangelo con i loro parenti e amici o distribuito libri religiosi, tutte attività che il regime cinese considera «crimini».
Come ha commentato in un’intervista José Elías Esteve Moltó, docente di diritto pubblico internazionale e relazioni internazionali nell’Università di Valencia in Spagna, il PCC usa l’Articolo 300 come «arma contro vari gruppi religiosi all’interno del Paese e considera il culto religioso un crimine contro lo Stato».
Il 16 dicembre 14 fedeli della CDO, di età dai 19 ai 69 anni, sono stati processati collettivamente dal Tribunale del popolo distrettuale di Runzhou nella città di Zhenjiang. Tra loro Zhu Liping, in quanto «organizzatore della chiesa», è stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere. Il tribunale non ha nemmeno comunicato la data del processo ai familiari dei fedeli.
Queste 14 persone erano state arrestate nell’ottobre 2018 dopo sei mesi di monitoraggio. Secondo un parente di una di loro la polizia, prima di arrestarla, ha perquisito a fondo la sua abitazione e ha confiscato tutti i libri religiosi e il denaro della chiesa che teneva a casa.
Nella seconda metà del 2019 altri due gruppi di fedeli della CDO sono stati processati collettivamente nella provincia dello Jiangsu: nove persone sono state processate a Yancheng il 20 settembre e sette a Yangzhou il 20 dicembre.
Il 19 dicembre a Changsha, capitale della provincia centrale dell’Hunan, il Tribunale del popolo del distretto di Wangcheng ha deciso di incarcerare 28 fedeli della CDO accusati di «orchestrare e usare una organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge». Tra loro Xiao Meili, un responsabile della chiesa, è stato condannato a otto anni e dieci mesi e il predicatore Gong Xiyue a otto anni e due mesi. Chen Jin e Liu Min, ritenuti «figure chiave della chiesa» per aver scritto testi e testimonianze sulle loro esperienze di fede, sono stati condannati rispettivamente a sette anni e quattro mesi e a sette anni e otto mesi.
I 28 credenti facevano parte di un gruppo di 47 persone arrestate da una squadra speciale delle forze dell’ordine istituita dal governo nel novembre 2018 per svolgere operazioni di arresto unificato dei fedeli della CDO. Durante la detenzione, Shi Lingji e Gong Xiyue sono stati sottoposti a 15 giorni di indottrinamento e alla tortura nota come «sfinire un’aquila» che consiste nella privazione del sonno per lunghi periodi di tempo.