Nell’Henan le autorità hanno escogitato un altro modo per colpire la religione: fare leva sull’avidità onde far collaborare i cittadini alla repressione
Le autorità della provincia dell’Henan, nella Cina centrale, intensificano gli sforzi per combattere la fede religiosa. Vengono offerte ingenti somme di denaro per premiare chi demolisca i templi e vengono assunte delle persone per distruggere le statue delle divinità.
In dicembre i mezzi di informazione della Cina continentale hanno pubblicato un articolo intitolato 500mila renminbi! Che cosa hanno fatto questi due villaggi di Weihui? L’articolo riferiva di un incontro per promuovere «esempi morali» avente a tema lo slogan «Senti la benevolenza del Partito, obbedisci al Partito, segui il Partito». All’incontro, i villaggi di Renlitun e Tianyao hanno ricevuto ciascuno una ricompensa di 500mila renminbi (circa 74mila dollari statunitensi).
Quale era la ragione di una così lauta ricompensa? L’articolo non fornisce una spiegazione chiara e afferma in modo piuttosto vago che questi due villaggi «hanno raggiunto risultati eccezionali nel cambiare i comportamenti e le abitudini prevalenti».
Cosa significa raggiungere «risultati eccezionali nel cambiare i comportamenti e le abitudini prevalenti»? Alcuni abitanti del borgo di Tangzhuang lo hanno spiegato a Bitter Winter.
Alla fine di settembre l’amministrazione del borgo di Tangzhuang, nella giurisdizione della città di Weihui, ha tenuto un incontro dei delegati del Congresso nazionale del popolo. L’argomento principale dell’incontro consisteva nella demolizione dei templi. I responsabili dell’amministrazione hanno chiesto che i templi in ogni villaggio venissero contati e hanno offerto una ricompensa di 500mila renminbi a chi avessero preso l’iniziativa di demolirli. Se il compito fosse stato svolto in ogni villaggio, tutto il personale amministrativo sarebbe stato ricompensato.
Con in mano la promessa di una ricompensa, il segretario del Partito del villaggio di Renlitun ha convocato un incontro urgente degli iscritti al Partito onde avviare la demolizione dei templi.
L’azione è stata intrapresa rapidamente e con decisione. Dopo l’incontro, il proprietario di un tempio taoista locale ha ricevuto l’avviso di demolizione. Il segretario del Partito del villaggio ha ordinato al proprietario del tempio di togliere tutto quanto era nell’edificio, ma il proprietario si è rifiutato di farlo.
Purtroppo però nulla può vincere la tentazione di ricevere una ricompensa di 500mila renminbi. Due giorni dopo, con un altoparlante, il segretario del Partito del villaggio ha diffuso questo messaggio a tutti gli abitanti: «A chi viene sorpreso mentre va al tempio a bruciare incenso saranno revocati il sussidio o la pensione minima e i figli non potranno frequentare la scuola. Se in futuro lo Stato offrirà benefici sociali, queste persone non potranno riceverli».
Inoltre il segretario del Partito ha nuovamente avvisato il proprietario del tempio: «Se non verrà rimossa ogni cosa dall’edificio, il tempio sarà considerato senza proprietario». Nel pomeriggio dello stesso giorno, il segretario ha fatto venire un escavatore per la demolizione e ha disposto che oltre dieci persone facessero la guardia al di fuori del tempio impedendo a chiunque di avvicinarsi. Due ore dopo l’intero edificio era ridotto a un cumulo di rovine.
Il 12 dicembre, dopo la distruzione del tempio, l’amministrazione comunale ha convocato una riunione di encomio. Il villaggio di Renlitun era diventato un esempio di «costruzione della civiltà spirituale» e ha ricevuto 500mila renminbi di ricompensa per la distruzione effettuata.
L’articolo citato concludeva con queste parole: «Si ritiene che sicuramente questa scelta e questo encomio incoraggeranno più persone di Tangzhuang a seguire la strada degli eroi per ottenere risultati straordinari dai loro lavori ordinari».
Tuttavia gli abitanti del villaggio di Renlitun non sembravano affatto vedere degli eroi nei loro capi. Il tempio era stato costruito con le donazioni degli abitanti e, dopo la sua distruzione, gli abitanti hanno manifestato il proprio malcontento.
Un anziano abitante, totalmente risentito, ha detto: «Ora che il tempio è stato demolito, non c’è più un luogo dove pregare per ottenere benedizioni e pace».
Ciò che più preoccupa gli abitanti del villaggio è che, grazie alla promessa di cospicue ricompense, in ogni villaggio vi saranno persone che «genereranno risultati straordinari dai propri lavori ordinari». Se ciò accadrà, tutti i templi rischieranno di essere distrutti.
L’approccio adottato da un altro comune, il borgo di Shaogang, nella provincia dell’Henan, è stato più modesto rispetto all’esempio di Weihui, ma i risultati sono stati altrettanto efficaci.
Il 31 ottobre, il sindaco di Shaogang si è presentato al tempio taoista di Hongshan e ha detto al proprietario che la costruzione sarebbe stata demolita. Il proprietario ha cercato di ragionare con lui, dicendo: «Questo tempio ha centinaia di anni. È un tempio antico. Il taoismo e il buddhismo sono religioni di Stato. Demolire il tempio non equivale forse ad ammettere che non esiste più la cultura tradizionale?». Il sindaco ha però risposto sottolineando che l’ordine di demolizione proveniva dal Consiglio di Stato e che quindi nessuno poteva fermarlo. Così, il 2 novembre, l’amministrazione ha posto i sigilli al tempio.
Due giorni dopo i funzionari hanno ordinato di iniziare a ridipingere il tempio, provocando la forte opposizione degli abitanti del villaggio.
Durante il conflitto che ne è seguito, il personale ha bloccato a terra una donna ottantenne causandole delle lesioni. Anche una donna incinta è stata gettata a terra così da dover essere ricoverata in ospedale.
Il 9 novembre, verso le 21, due funzionari dell’amministrazione cittadina e un agente di polizia hanno portato sei abitanti del villaggio al tempio e hanno ordinato loro di distruggere la statua di una divinità alta più di tre metri, i pezzi frantumati sono stati sparsi dappertutto sul pavimento, ma poi tutto è stato ripulito senza lasciare tracce.
Secondo quanto riferito, la polizia locale ha speso 6mila renminbi (circa 900 dollari statunitensi) per pagare gli abitanti del villaggio che hanno distrutto la statua.
Secondo la nostra fonte, mentre gli abitanti del villaggio venivano pagati, la polizia li ha minacciati con queste parole: «Oggi ci conosciamo, ma domani non ci conosceremo più e ognuno andrà per la propria strada. Quello che è successo stanotte non deve essere divulgato».
Quando ha scoperto che la statua era scomparsa, il proprietario del tempio ha pensato a un furto e ha denunciato il fatto alla polizia locale. Gli agenti hanno risposto che non competeva loro occuparsi di tali questioni, invitando l’uomo a rivolgersi all’amministrazione municipale.
Il proprietario del tempio e gli abitanti del villaggio sospettavano che dietro alla scomparsa della statua ci fosse l’amministrazione, ma non avevano prove. Tutto quello che potevano fare era trattenere la rabbia in silenzio.
Un abitante del villaggio ha quindi dichiarato: «Forse temevano che la situazione si sarebbe aggravata e che qualcuno sarebbe morto e questo avrebbe reso difficile liquidare la cosa: L’amministrazione ha quindi demolito la statua in segreto».
Poco dopo sul tempio è stato appeso un cartello con scritto «Centro di attività culturali per gli anziani del villaggio di Sanzhuang». In questo modo un importante reperto culturale con una storia secolare è svanito senza lasciare traccia.
Il muro esterno del tempio Hongshan è stato dipinto di bianco. Sulla parete esterna è appeso un cartello con scritto «Centro di attività per anziani»
Un anziano del villaggio, indignato, ha dichiarato: «Questi funzionari non fanno le cose che dovrebbero fare. Tutto ciò che fanno è essere prepotenti con di noi, gente comune, riconvertono il nostro tempio e impedendoci di pregare. Quando il tempio è stato costruito per la prima volta, non è stato usato un solo centesimo di denaro dello Stato, ma non appena l’amministrazione ha deciso che doveva essere demolito, è stato demolito. Perché non hanno ascoltato la voce della gente? Quando finirà tutto ciò?».
Servizio di Wang Yichi