La nuova norma è la versione più severa di un disegno di legge passato in Senato in settembre. Necessita di un’ulteriore approvazione dello stesso Senato e quindi del presidente Trump. Ma anche di uno sguardo d’insieme
di Massimo Introvigne
Il 3 dicembre la Camera dei deputati degli Stati Uniti d’America ha approvato a maggioranza schiacciante (407 voti a favore, uno soltanto contrario) il testo dell’Uyghur Human Rights Policy Act del 2019. Si tratta di una versione più restrittiva di un disegno di legge già approvato in Senato in settembre e invoca sanzioni dirette da parte degli Stati Uniti verso i responsabili della detenzione di milioni di uiguri nei temibili campi per la trasformazione attraverso l’educazione, nominando esplicitamente Chen Quanguo, Segretario del Partito Comunista Cinese, come uno dei colpevoli principali. Il documento, inoltre, vieta la vendita di beni di produzione americana a «qualsiasi rappresentante dello Stato nello Xinjiang».
Gli uiguri della diaspora hanno accolto la votazione con favore. Si tratta certamente di uno sviluppo positivo, che necessita tuttavia di tre osservazioni.
In primo luogo, il disegno di legge non è ancora in vigore. Deve prima essere approvato nuovamente dal Senato e successivamente firmato dal presidente Donald J. Trump. Si può solo sperare che le preoccupazioni relative alle trattative economiche con la Cina non ne facciano deviare il percorso.
Secondo, la reazione cinese, benché furibonda, è tuttavia interessante. In principio il PCC aveva negato assolutamente l’esistenza dei campi per la trasformazione attraverso l’educazione. Solo dopo che i media occidentali (e Bitter Winter fra i primi) ne hanno pubblicato immagini e altra documentazione, i burocrati hanno ammesso che i campi in effetti esistono davvero, affermando però che si trattasse semplicemente di “istituti professionali”. Quando, di nuovo, Bitter Winter e altri hanno reso noti alcuni filmati, a riprova del fatto che si tratta invece di carceri, il PCC ha ribattuto affermando che i campi erano stati ridimensionati e molti detenuti erano stati mandati a casa. Questa bugia è stata smascherata e, nelle ultime settimane, sono stati divulgati diversi documenti che hanno rivelato l’ampia portata della repressione perpetrata ai danni degli uiguri e di altre minoranze turcofone dello Xinjiang.
Dopo un vano tentativo di negare l’autenticità dei documenti, evidentemente originali, ora pare che il Partito sia pronto ad ammettere che i campi abbiano in realtà funzione di prigioni, ma affermano che quelle strutture siano necessarie per tenere sotto controllo «terroristi» e «radicali».
Il problema è che il PCC in passato ha ammesso che gli uiguri e i musulmani cinesi di altra etnia, accusati di simpatizzare per organizzazioni terroristiche, sono in realtà poche centinaia, laddove invece i detenuti dei campi sono alcuni milioni. Ciò dimostra che l’operato dei media indipendenti per documentare la realtà dei campi costituisce per Pechino un problema serio. Il regime deve cambiare di continuo la storiella che racconta, rendendo ovvio così che sta mentendo.
Infine gli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali che denunciano le atrocità che si commettono nello Xinjiang debbono essere sì approvati ma anche esortati a considerare la questione uigura in un contesto più ampio. In Cina non esiste libertà religiosa per i musulmani dello Xinjiang. In realtà però non esiste libertà religiosa neppure per gli altri. Tutti soffrono: gli obiettori di coscienza cattolici che rifiutano di entrare a far parte della Chiesa Cattolica patriottica, anche dopo l’accordo tra la Santa Sede e la Cina del 2018; i fedeli delle Chiese domestiche protestanti sempre più perseguitati; chi pratica il Falun Gong; i buddhisti dissidenti, i taoisti e i musulmani hui. La Chiesa di Dio Onnipotente, con più di 15,000 arresti sia nel 2018 sia nel 2019, è il movimento religioso che preso singolarmente risulta il maggiormente perseguitato. È un’ottima cosa che il Segretario del Partito Comunista dello Xinjiang, Chen Quanguo, sia infine smascherato per i crimini commessi e sanzionato negli Stati Uniti. Ci sono però anche altri carnefici e altri boia che debbono essere indagati, smascherati e sanzionati.