Dopo 25anni di storia e una lunga resistenza, un ultimo giro di vite ha posto termine a una delle più grandi Chiese domestiche cinesi
Massimo Introvigne
Il 23 marzo la polizia del PCC ha chiuso e liquidato definitivamente la chiesa di Shouwang (守望 教会), una delle maggiori Chiese domestiche di Pechino. Uno dopo l’altro, i fedeli sono stati interrogati dalla polizia e minacciati di gravi conseguenze se non si fossero impegnati a cessare del tutto qualsiasi attività religiosa.
È la fine di un’era. La Chiesa Shouwang, il cui nome deriva da un verbo cinese che significa “guardare”, era stata fondata nel 1993 ed era diventato l’epitome delle nuove “megachiese”, chiese urbane, cioè, che contano migliaia di fedeli. Ancorché non registrate, sono state tollerate per anni e venivano citate come prova del fatto che, a differenza dei gruppi vietati come xie jiao, le Chiese domestiche potevano sopravvivere se avevano fedeli ricchi e con buoni legami politici, non criticavano il governo e informavano regolarmente le autorità delle loro attività. Fino al 2011, i fedeli si incontravano due volte la settimana e la Shouwang gestiva quaranta gruppi di studio della Bibbia. Secondo lo studioso statunitense Carsten Vala, era diventata la più grande e famosa “megachiesa” urbana dell’intero Paese. Disponeva di «leader a tempo pieno, partecipanti molto istruiti e strutture in affitto».
Il fondatore della Chiesa Shouwang è considerato essere il pastore Jin Tianming, anche se Vala ritiene che in realtà la Chiesa sia nata dall’incontro di diversi gruppi preesistenti. In effetti, Jin è assurto al ruolo di suo leader indiscusso solo nel 2003.
Nel 2004 la Shouwang aveva subito un’irruzione della polizia e a Jin era stato detto di aderire alla Chiesa delle Tre Autonomie. Jin si rifiutò e, nel 2005, interpretando in questo senso le norme vigenti, ritenne che la Shouwang avrebbe potuto essere registrata anche senza aderire alla Chiesa delle Tre Autonomie. La Shouwang contava tra i propri fedeli parecchi avvocati, ma l’interpretazione della legge data da Jin venne ritenuta errata e così l’adesione alla Chiesa delle Tre Autonomie è rimasta obbligatoria.
Nel 2005 le autorità hanno nuovamente fatto irruzione nella chiesa, ma questa non ha smesso di operare. Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi di Pechino, alla Shouwang è stato notificato che gli incontri avrebbero dovuto cessare. Per tutta riposta, l’avviso è stato ignorato. Il PCC ha quindi iniziato a esercitare pressioni sul proprietario dei locali in cui la Shouwang si riuniva affinché rescindesse il contratto di locazione, ma la chiesa aveva pagato anticipatamente l’affitto fino al dicembre 2009 e non intendeva perdere il denaro. Nell’ottobre 2009, in prossimità dello sfratto, i diaconi della chiesa hanno annunciato che il 1° novembre avrebbero celebrato le funzioni all’aperto nel Parco Haidian di Pechino. Quando la polizia ne ha chiuso i cancelli, i fedeli hanno tenuto la funzione sul marciapiede esterno. Quando ha iniziato a nevicare l’evento è stato interpretato come un segno della protezione divina.
Questo gioco del gatto con il topo tra la polizia e la Chiesa è andato avanti quasi dieci anni. La polizia disturbava gli incontri all’aperto con gli altoparlanti e le funzioni religiose venivano spostate da un luogo all’altro. A partire dal 2011 la polizia ha iniziato a impedire a numerosi fedeli di lasciare le loro case la domenica. Alcuni sono stati arrestati e altri sono fuggiti all’estero.
Nonostante tutto, incredibilmente, la Chiesa ha continuato a svolgere le sue attività. Vala ha spiegato questa resilienza con il fatto che il caso è diventato noto a livello nazionale, decine di Chiese domestiche hanno firmato appelli a favore della Shouwang, che ha ottenuto un sostegno senza precedenti anche a livello internazionale. Il PCC temeva la pubblicità negativa derivante dai tentativi di chiudere la chiesa in quanto essa godeva di buoni rapporti con alcuni giornalisti stranieri a Pechino.
Tuttavia la persecuzione ha lentamente ridotto il numero dei fedeli. A marzo, quando il PCC ha deciso che era tempo di risolvere definitivamente la questione, ne rimanevano meno di cento. La polizia ha anche impedito che si svolgesse l’ultimo incontro all’aperto. Circa 30 fedeli sono stati portati in una vicina scuola per essere interrogati e poi informati che la loro Chiesa aveva cessato di esistere.
Si è così conclusa una storia gloriosa di resistenza alle pressioni e alle persecuzioni. Ciò conferma che in Cina non c’è più posto per le “megachiese” non registrate e che la tolleranza è stata solo temporanea.