Per obbedire agli ordini del presidente Xi Jinping di “sinizzare” il buddhismo tibetano, le amministrazioni locali cancellano architettura e simboli tradizionali
di Zhang Feng
Durante il VII Simposio centrale sul lavoro per il Tibet, che si è tenuto a Pechino il 28 e 29 agosto, il presidente Xi Jinping ha dato ordine di «costruire il nuovo Tibet, moderno e socialista». Secondo l’agenzia stampa Xinhua, portavoce ufficiale del Partito, il presidente ha esortato a compiere «sforzi continui finalizzati ad accrescere la consapevolezza della grande madrepatria, della Nazione cinese, della cultura cinese, del PCC e del socialismo con caratteristiche cinesi, da parte della popolazione di tutti i gruppi etnici», sottolineando che «il buddhismo tibetano deve essere accompagnato ad adeguarsi alla società socialista e deve svilupparsi nel contesto cinese». Vale a dire che esso deve essere “sinizzato” ulteriormente.
Il Partito Comunista ha tentato di distruggere la cultura e la religione tibetane per anni e con ogni mezzo, dal proibire le bandiere di preghiera tradizionali a epurare i templi buddhisti tibetani, anche quelli dalla storia millenaria, e a “sinizzare” i giovani attraverso l’educazione.
Bitter Winter riceve di continuo denunce della repressione del buddhismo tibetano da parte del regime.
In giugno l’amministrazione ha dato ordine di coprire una stupa di colore bianco (si tratta di un santuario che ospita reliquie sacre legate al Buddha) sul monte Xiaolong, nel distretto di Jimo a Qingdao, una città sotto-provinciale della provincia orientale dello Shandong. I funzionari hanno affermato che l’icona rappresentava una distrazione per gli automobilisti e perciò «avesse un impatto sul traffico della vicina autostrada».
Il tempio Huiquan del villaggio di Xisi, nella giurisdizione della città di Datong, nella provincia settentrionale dello Shanxi, è stato costruito in origine durante la dinastia Ming (1368-1644) e ricostruito poi nel 2002. Successivamente, è stato perfezionato da un maestro tibetano.
L’anno scorso, in maggio, i funzionari dell’amministrazione di Datong hanno dato ordine di rettificare il tempio. La stupa è stata trasformata in un padiglione di stile cinese, con mattoni grigi e tegole nere. Le colonne tradizionali tibetane in bronzo che si trovavano davanti all’ingresso sono state demolite.
«Non abbiamo alcun legame con il Dalai Lama, ma il regime teme ugualmente che il suo pensiero possa “infiltrare” le menti dei nostri fedeli e incoraggiarli a “dividere lo Stato”», ha spiegato un abitante di Datong. «È per questo che l’architettura di stile tibetano viene rettificata».
Un abitante della città di Taiyuan, nello Shanxi, ha riferito a Bitter Winter che nel novembre 2018 è stata rimossa una statua di soggetto buddhista tibetano dalla sala al primo piano dell’aeroporto internazionale cittadino di Wusu. La statua, a quanto riferito, era rimasta esposta in quella posizione per più di vent’anni.
Il tempio Xingguo della città di Dingzhou, nella provincia settentrionale dell’Hebei, era stato costruito durante la dinastia Jin (1115-1234) ed era divenuto noto come «tempio antico numero uno di Dingzhou». Di recente, le scritte in tibetano sotto le insegne del tempio sono state coperte con la vernice o sostituite con altri elementi decorativi o con caratteri cinesi.
«L’anno scorso il governo ha emesso una notifica con l’ordine di rimuovere tutti i testi in tibetano che si trovavano nel tempio», ha raccontato una persona che appartiene allo staff e che vive nel tempio. «I funzionari del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito sono venuti più volte per rettificarli».
In primavera alcuni funzionari della città di Yantai, nello Shandong, hanno coperto con la vernice l’insegna che si trovava all’ingresso di un tempio cittadino, inclusi il Buddha o gli occhi della saggezza e altri elementi buddhisti tibetani sulle pareti interne. Gli uomini hanno affermato che i simboli buddhisti tibetani sono vietati.