Il regime ha vessato questi luoghi di culto protestanti con vari pretesti: dal «disturbo arrecato ai vicini» all’«avere appoggiato le proteste di Hong Kong»
di Ye Ling
In settembre l’Ufficio per gli affari religiosi della provincia del Fujian ha organizzato un convegno per i direttori di tutte le Chiese protestanti gestite dallo Stato. Un funzionario di tale ufficio ha comunicato ai partecipanti che, poiché il cristianesimo in anni recenti è cresciuto rapidamente nel Paese, il governo centrale ha imposto di tenere sotto controllo tale crescita attraverso la riduzione del numero di luoghi di preghiera.
Secondo un pastore della Chiesa delle Tre Autonomie di Fuzhou, la capitale del Fujian, come risultato più di 200 sale per riunioni delle Tre Autonomie sono state selezionate per essere chiuse, accorpate e destinate a uso diverso.
Alla fine di novembre l’amministrazione ha fatto chiudere la sala per riunioni di Qinting, che dipendeva dalla Huaxiang Church (la Chiesa delle Tre Autonomie più grande di Fuzhou), affermando che fosse priva della regolare licenza e che le sue assemblee «disturbavano la gente». Ma secondo alcune persone che vivono in quella zona la sala non aveva mai dato fastidio. Il mese successivo, il direttore ha presentato domanda affinché la sala fosse gestita da un’altra Chiesa delle Tre Autonomie, ma ha ricevuto un rifiuto. «L’amministrazione ha promesso che avrebbe approvato la nostra domanda, ma non l’ha mai fatto», ha raccontato uno dei fedeli che apparteneva alla sede ormai chiusa. «Il regime vuole solo eliminare la nostra fede poiché teme di perdere il controllo su tanta gente che crede in Dio».
Sempre in novembre alcuni funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi di Fuzhou hanno requisito il certificato di registrazione come sede per attività religiose da una sala per riunioni affiliata alla Zhongzhou Island Church. Questo il motivo: la chiesa si trova nel distretto cittadino di Cangshan, mentre la sala per riunioni si trova in un altro, quello di Jin’an. Senza certificato, la Chiesa è divenuta illegale e in gennaio ha dovuto interrompere le proprie attività. In ottobre, l’Ufficio ha chiuso un’altra delle sale del distretto, chiamata Licuo, perché «era priva di licenza».
Otto sale per riunioni delle Tre Autonomie del borgo di Nanyu, amministrato dalla contea di Minhou, a Fuzhou, sono state chiuse e accorpate ad altre chiese. Alla fine di novembre, l’amministrazione ha dato ordine che la sala di Mingjun, nel distretto cittadino di Mawei, rimuovesse tutte le proprie cose e interrompesse le assemblee, poiché sosteneva che fosse troppo vicina a un’altra chiesa delle Tre Autonomie.
Un predicatore delle Tre Autonomie della città di Putian, nella provincia del Fujian, ha raccontato a Bitter Winter di aver preso parte in novembre a un convegno organizzato dalla sezione cittadina dell’Ufficio per gli affari religiosi. I partecipanti sono stati informati della repressione imminente ai danni delle Chiese, giustificata perché «i Paesi occidentali hanno incitato i cristiani di Hong Kong ad aderire alle manifestazioni» e anche alcune Chiese dell’area continentale del Paese hanno appoggiato il movimento a favore della democrazia.
Pochi giorni dopo la sala per riunioni di questo predicatore è stata chiusa, con il pretesto che fosse priva di licenza. L’uomo ha fatto domanda per un nuovo permesso, ma ha ricevuto un rifiuto. «Un funzionario governativo mi ha detto di non poter approvare la mia domanda perché credo in Gesù invece di seguire il Partito comunista», ha raccontato il predicatore.
I funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi della città con status di prefettura di Heyuan, nel Guangdong, una provincia vicina a Hong Kong, in novembre hanno molestato una sala per riunioni delle Tre Autonomie, esigendo di sapere se qualche residente di Hong Kong fosse giunto in visita e dove fosse stato destinato il denaro delle donazioni. I funzionari hanno spiegato che le chiese avevano il divieto di tenere cassette per le offerte qualora progettassero di raccogliere denaro per sostenere i manifestanti di Hong Kong. Costoro hanno sottolineato anche che i minorenni non potevano stare in chiesa, perché il regime teme che «crescendo scenderanno in strada, come a Hong Kong». Il direttore della sala ha dovuto togliere la cassetta per le offerte e rimuovere la croce e altri simboli religiosi.
«Il governo vuole limitare lo sviluppo del cristianesimo chiudendo le sale per riunioni, comprese quelle delle Chiese approvate dallo Stato», ha commentato un pastore delle Tre Autonomie di Heyuan. «Da quando Xi Jinping è salito al potere, la persecuzione religiosa è divenuta più dura che mai. Il presidente non permette che il popolo creda in Dio e vuole che adori soltanto lui stesso».