Nella nuova Cina, i manufatti buddisti e taoisti vengono distrutti e i templi trasformati in edifici anonimi dove si adora lo Stato
In azioni che evocano la Rivoluzione Culturale, le autorità cinesi stanno adottando misure sempre più estreme per attuare le direttive del Comitato centrale del PCC. Negli anni 1960 erano stati promossi vari comportamenti assurdi e bizzarri per sostenere il culto della personalità di Mao Zedong, mentre ora la politica statale sta promuovendo il culto della Cina stessa. Bitter Winter ha ricevuto numerosi rapporti dalla provincia nordorientale del Liaoning, che documentano questo proselitismo sinocentrico.
Un evento verificatosi nella città di Shenyang è utile a illustrare questa strategia. In novembre, la sezione dell’’Ufficio per gli affari religiosi della città ha organizzato, in un tempio, un convegno di tre giorni per oltre 150 buddhisti one discutere di come «promuovere la cultura tradizionale cinese, essere un cittadino cinese morale, armonizzare le famiglie e avere una vita felice». Il testo chiave è stato I criteri per essere un alunno e un bambino bravo (Di Zi Gui in cinese, ossia l’antico manuale basato sugli insegnamenti di Confucio che insegna come essere brave persone). Nel corso del convegno si è anche studiato lo «spirito del XIX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese» e i discorsi di Xi Jinping.
Tra i 150 partecipanti c’erano oltre 20 monaci buddhisti. Ai monaci è stato chiesto di indossare indumenti rossi decorati con le parole «società armoniosa» sopra le vesti buddhiste. Per due volte durante il convegno i partecipanti sono stati costretti a fare profondi inchini tripli di fronte all’immagine di Confucio.
Questi sforzi per obbligare i buddhisti ad abbandonare i propri insegnamenti per adottare e riverire gli insegnamenti confuciani sono stati rafforzati dall’uso dell’immagine dello stesso Confucio. Perché mai, però, in un tempio del Buddha dovrebbe esserci un’immagine di Confucio?
Originariamente, nello spazio ora occupato dall’immagine di Confucio si trovava una statua buddhista in marmo bianco, che il tempio aveva acquistato per 60mila renminbi (circa 8800 dollari statunitensi). Tuttavia a settembre dello scorso anno il governo ha ordinato che venisse rimossa e sostituita con un’immagine di Confucio. Le autorità ispezionano regolarmente il tempio; quando arrivano gli ispettori, i monaci devono dimostrare di essere intenti a studiare solo la “cultura tradizionale”. Devono quindi aspettare che gli ispettori se ne vadano per poter studiare le scritture buddhiste.
Secondo un insegnante locale, il Partito Comunista sta sfruttando le teorie confuciane per sottomettere l’opinione pubblica al governo e tenerla sotto controllo.
Tale sostituzione delle credenze religiose con le ideologie della cultura tradizionale cinese fa parte della “sinizzazione” della religione. Le varie tecniche imposte dal PCC consistono per esempio nel tenere gli esami per i predicatori durante le feste tradizionali, nel pretendere che le Scritture siano interpretate secondo il pensiero di Confucio e nell’ordinare alle chiese di insegnare I ventiquattro esempi filiali (un testo classico dei valori morali confuciani scritto da Guo Jujing durante la dinastia Yuan, 1260-1368). Tali tecniche non si limitano a modificare le pratiche esteriori della religione, ma causano un vero e proprio cambiamento nelle credenze religiose.
Anche la distruzione delle immagini religiose ricorda la Rivoluzione Culturale. Per esempio, le tradizionali immagini di fiori di loto e gli striscioni buddisti che riportano distici religiosi (poesie composte da una coppia di versi) che si trovavano all’ingresso di un tempio buddista nel distretto Tiexi, della città di Shenyang, sono stati coperti con vernice. Il carattere che significa «Tempio buddhista di Xile» è stato rimosso insieme a tre statue buddhiste che sono ora conservate in un capannone nel cortile sul retro del tempio. Ciò è avvenuto alla fine di ottobre, dopo che il tempio ha ricevuto un avviso dall’unità locale dell’Associazione buddhista cinese che chiedeva «l’eliminazione dei simboli religiosi». Ora si capisce a stento che un tempo l’edificio era un tempio buddhista.
Un altro tempio buddhista nella città di Shenyang, per adeguarsi ai regolamenti governativi, ha rimosso il cartello dove era scritto «Tempio buddhista di Yixinnian». Il 27 novembre alcuni funzionari governativi hanno anche preteso che tutti gli oggetti relativi alla fede venissero rimossi dal tempio.
Un terzo tempio buddhista nella città di Huludao è stato costretto a rimuovere una statua di Buddha da due tonnellate e a seppellirla. Questo perché al responsabile è stato detto che se la statua non fosse stata rimossa il tempio sarebbe stato demolito.
Anche al di fuori dei templi, i buddhisti sono costretti a rinunciare ai simboli della loro fede. Spesso in Cina donne di mezza età ballano nelle piazze per fare esercizio fisico e divertirsi. Alcune donne che danzavano in una piazza di Haicheng, una città nella provincia del Liaoning, sono state minacciate dalla polizia per aver suonato il «Grande Mantra della Compassione». Un testimone ha riferito che la polizia ha tenuto sotto controllo la piazza per i quattro giorni successivi per assicurarsi che la canzone religiosa non venisse nuovamente suonata. Dopo quattro giorni senza poter danzare, il gruppo ha sostituito la canzone buddista con altre canzoni nella speranza che la polizia si ritirasse dalla zona.
Anche i templi taoisti soffrono per la campagna di “sinizzazione” che si avvale di metodi che ricordano la Rivoluzione Culturale, quando testi scritti durante le dinastie Tang e Song, antiche incisioni su legno e statue dell’era Tang sono state vittime di una distruzione insensata.
Il 26 ottobre trentaquattro statue di un antico tempio taoista nella città di Donggang nel Liaoning sono state distrutte per ordine delle autorità.
Poiché le 34 statue erano troppo pesanti da spostare, le autorità hanno ordinato al direttore del tempio di distruggerle. Il responsabile, ovviamente, si è rifiutato di farlo. Così la sezione locale dell’Ufficio per gli affari religiosi ha ingaggiato dei malviventi del posto e, senza nemmeno avvisare il direttore, li ha fatti intrufolare nel tempio dove hanno distrutto tutte le statue. Funzionari governativi hanno tenuto d’occhio i vandali per assicurarsi che nessuna statua fosse risparmiata.
Un sacerdote taoista ha commentato: «Per costruire il tempio è stato necessario un finanziamento di 4-5 milioni di renminbi (tra 590mila e 740mila dollari statunitensi) e le statue erano opere d’artigianato di prim’ordine. È davvero un peccato che siano state distrutte». Ora però il sacerdote deve preoccuparsi di salvare almeno l’edificio.
In agosto, un altro tempio taoista nella città di Fengcheng è stato chiuso dall’amministrazione locale. Il tempio vecchio di 400 anni era stato distrutto dalle Guardie rosse durante la rivoluzione culturale e successivamente ricostruito con una spesa di circa un milione di renminbi (circa 150mila dollari statunitensi).
Per trovare il denaro necessario alla ricostruzione un sacerdote taoista aveva venduto le sue proprietà e contratto dei debiti. Quando è venuto a conoscenza della possibile chiusura del tempio, il sacerdote ha pregato il governo di salvare almeno l’edificio. Per tutta risposta, un funzionario gli ha detto: «Stiamo riorganizzando la religione in linea con il movimento. Stiamo agendo in base a ordini imperiali, quindi lascia perdere!».
I credenti devono lottare per preservare l’integrità della loro dottrina e della pratica religiosa, i loro simboli e le pratiche religiose vengono soppressi e gli insegnamenti religiosi vengono sostituiti dagli slogan e dagli insegnamenti “patriottici”.
Servizio di Piao Junying