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Da Pechino 2008 a Pechino 2022: dovremmo boicottare le Olimpiadi?

15/02/2019Massimo Introvigne |

Il senatore Marco Rubio, co-presidente della Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti d’America sulla Cina, sta facendo pressioni sul Comitato olimpico internazionale affinché la città di Pechino venga privata del diritto di ospitare le Olimpiadi invernali del 2022. Rubio sostiene che le gravi violazioni dei diritti umani, in particolare nel campo della libertà religiosa, siano incompatibili con lo spirito olimpico

Olimpiadi 2022 pechino
LOGO (Lin Cunzhen – CC BY-SA 4.0)

Massimo Introvigne

L’8 febbraio Foreign Policy ha pubblicato un lungo e provocatorio articolo intitolato Beijing’s Olympics Paved the Way for Xinjiang’s Camps domandandosi quale effetto sulla situazione dei diritti umani abbiano avuto i Giochi olimpici estivi svoltisi nel 2008 a Pechino.

Nell’articolo si sostiene che il mancato boicottaggio da parte dell’Occidente è stato interpretato come un messaggio al PCC che avrebbe potuto “farla franca qualunque cosa facesse” e che poteva continuare con le politiche repressive senza che vi fosse alcuna seria reazione da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi. Foreign Policy prende anche in giro alcuni “risibili” studiosi occidentali che nel 2008 prevedevano che le Olimpiadi avrebbero portato ad aperture e liberalizzazioni, mentre in realtà, è successo esattamente il contrario.

Le Olimpiadi del 2008 a Pechino sono state studiate da diversi politologi. È emerso un generale consenso sul fatto che il PCC volesse evitare qualsiasi protesta prima delle Olimpiadi, al contrario gli oppositori del Partito, in particolare in Tibet e nello Xinjiang, hanno tentato di usare l’anno olimpico per attirare l’attenzione internazionale sulle loro rivendicazioni.

Le proteste erano scoppiate in Tibet a marzo del 2008 e sono state duramente represse. Le segnalazioni di attacchi terroristici avvenuti nello Xinjiang vanno sempre prese con cautela in quanto le notizie vengono spesso amplificate dal PCC a scopi propagandistici. Tuttavia, la maggior parte degli osservatori internazionali concordano sul fatto che, a quattro giorni dall’apertura delle Olimpiadi, due uomini a Kashgar nello Xinjiang, hanno lanciato delle granate contro agenti di polizia cinesi uccidendone dodici. Com’era prevedibile, ciò ha causato una repressione sempre più generalizzata degli uiguri e di altri musulmani nella regione.

Bitter Winter ha documentato che le proteste sociali ed etniche che avevano preceduto le Olimpiadi sono state represse, pubblicando nuovo materiale sui fatti avvenuti a Menglian il 19 luglio 2008, quando la protesta dei contadini appartenenti alla minoranza etnica Dai nella parte meridionale dello Yunnan è stata repressa dalla polizia che ha ucciso due di loro.

Gli studiosi concordano anche sul fatto che il PCC non si aspettasse queste proteste e fu ancora più sorpreso quando gli occidentali si schierarono con i manifestanti e iniziarono a manifestare contro il passaggio della Torcia olimpica diretta a Pechino con slogan che denunciavano le violazioni dei diritti umani e la repressione in Tibet. La reazione immediata del PCC è stata quella di mobilitare gli studenti cinesi all’estero perché manifestassero a favore delle Olimpiadi e criticassero i manifestanti. Il PCC aveva iniziato prima del 2008 ad organizzare gli studenti cinesi all’estero, e Foreign Policy riferisce che «è recentemente emerso che le manifestazioni degli studenti cinesi, sul momento descritte come spontanee, in realtà erano state organizzate direttamente da Pechino».

In uno studio pubblicato nel 2009, un anno dopo le Olimpiadi, tre studiosi della coreana Yonsei University, Sukhee Han, Ho-Cheong Cheong e Pieter Stek, hanno analizzato gli incidenti “della Torcia” nell’ambito della “diplomazia pubblica” del PCC, che cerca di proiettare alternativamente le immagini del “drago dominante”, per intimidire potenziali nemici e oppositori sia in Cina che all’estero, e quella del “panda pacifico”, per conquistare qualche simpatia e sostegno internazionale. Le Olimpiadi del 2008 furono pubblicizzate in stile “panda pacifico”, ma le proteste costrinsero il PCC a mostrare i denti del “drago dominante”, cosa che non aveva esattamente pianificato in anticipo.

Gli studiosi della Yonsei University hanno concluso che gli incidenti della torcia olimpica hanno avuto conseguenze negative per l’immagine internazionale della Cina, e reso più difficile l’uso delle Olimpiadi come strumento per propagandare l’immagine del “panda pacifico”. Tuttavia, dieci anni dopo, Foreign Policy ha osservato che le Olimpiadi del 2008 sono anche state un test del PCC per mettere alla prova le reazioni internazionali. Le proteste tibetane e le altre erano state brutalmente schiacciate dall’intervento militare del PCC. Quale sarebbe stata la reazione dell’Occidente? Dopo tutto, nel 1980, una coalizione di volenterosi guidata dagli Stati Uniti aveva boicottato le Olimpiadi di Mosca (i sovietici si sono poi vendicati non partecipando alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984).

Ma il tempo dei boicottaggi olimpici era passato. Alcuni leader europei, guidati dal cancelliere tedesco Angela Merkel, si sono limitati a declinare l’invito a partecipare alla cerimonia di apertura a Pechino. Ma non è successo niente di peggio. La maggior parte dei Paesi ha ritenuto che, per ragioni sia economiche sia politiche, il dialogo con Pechino non dovesse essere interrotto.

Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali del 2022 non c’è motivo di credere che, rispetto al 2008, la comunità internazionale sarà più forte nel sottolineare la contraddizione tra i valori olimpici e la pessima situazione dei diritti umani in Cina. Semmai, l’Europa sembra ancora più debole nel denunciare le violazioni dei diritti umani in Cina. È forse per questo motivo che gli Stati Uniti chiedono che venga revocato il diritto di ospitare i Giochi olimpici invernali del 2022 piuttosto che promuovere un boicottaggio dei medesimi. Ma la Cina è un membro influente del Comitato Olimpico Internazionale ed è sempre in grado di mobilitare molti Paesi “amici”.

È quindi probabile che nel 2022 il mondo assisterà ad altre Olimpiadi cinesi. Forse ciò è inevitabile nonostante l’iniziativa del senatore Rubio, ma almeno possiamo sperare in un remake delle dimostrazioni della Torcia del 2008. Come dimostrato dallo studio della Yonsei University, nel 2008 i buddisti tibetani e il Falun Gong sono riusciti a evitare che la propaganda internazionale del PCC diffusa prima delle Olimpiadi avesse successo. Sta ora prendendo forma una più ampia coalizione di vittime della repressione del PCC in materia di libertà religiosa e diritti umani. Si spera che essa sia in grado di far sentire la sua voce durante il percorso che conduce alle Olimpiadi di Pechino del 2022.

 

Contrassegnato con: Diritti umani, Olimpiadi invernali del 2022

Massimo Introvigne

Massimo Introvigne (Roma, 14 giugno 1955) è un sociologo italiano delle religioni. È il fondatore e il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Autore di una settantina di libri e di più di 100 articoli nel campo della sociologia della religione, è stato l’autore principale dell’Enciclopedia delle religioni in Italia. Membro del comitato editoriale dell’Interdisciplinary Journal of Research on Religion e del comitato direttivo di Nova Religio, pubblicato alla University of California Press, dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) il ruolo di “Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Dal giugno 2012 al dicembre 2016 è stato coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, istituito dal ministero degli Esteri italiano per monitorare lo stato della libertà religiosa a livello mondiale.

www.cesnur.org/

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