I templi buddhisti continuano a essere demoliti in tutta la Cina. Perfino le loro attività caritative, come fornire un tetto agli anziani, non vengono risparmiate
Di Li Guang
«Questi funzionari pubblici sono come una banda di delinquenti»
Il tempio di Jingxin a Zhengzhou, la capitale della provincia centrale dello Henan, era stato costruito nel 2018, al costo di più di 6 milioni di renminbi (circa 860mila dollari statunitensi), finanziato da una locale fedele buddhista sessantenne. Il terreno per il tempio era stato affittato nel 2012 per 40 anni da tre abitanti del villaggio e il comitato di villaggio aveva approvato l’accordo. Nel 2017 il tempio aveva ottenuto la licenza per gestire una casa di riposo per gli anziani buddhisti che vi potevano risiedere gratuitamente.
Di prima mattina, il 31 ottobre il tempio e la casa di riposo sono stati demoliti per «occupazione abusiva di terreno» e per «organizzazione di attività religiose non autorizzate». Secondo un testimone, l’amministrazione locale ha inviato più di 100 persone e una ruspa per compiere il lavoro, mentre altri impiegati dell’amministrazione bloccavano l’incrocio vicino.
Quando oltre 30 impiegati dell’amministrazione hanno fatto irruzione, la responsabile del tempio ha chiesto i loro documenti. In tutta risposta, uno dei funzionari le ha preso il telefono e ha minacciato di farla star zitta con un asciugamano se avesse ancora insistito. La donna è stata trascinata fuori dal tempio a forza, i suoi abiti strappati ed è stata ferita a un occhio. Quattro ore dopo, il tempio e le sue pertinenze sono state rase al suolo, le rovine hanno coperto tutte le sue 13 statue di Buddha e altri oggetti di valore.
Video: il tempio di Jingxin viene demolito
«Il PCC si vanta di garantire al popolo la libertà di religione, ma in realtà distrugge deliberatamente i templi buddhisti. Sono degli ipocriti», dice un infuriato abitante del villaggio.
«La religione ci insegna ad essere brave persone e a fare buone azioni. Lo Stato non tollera nessuna giustizia», dice un altro anziano abitante del villaggio. «Questi funzionari pubblici sono come una banda di delinquenti e dobbiamo liberarcene».
Tempio demolito dopo mesi di persecuzione
Il tempio buddhista di Fushou, nella contea di Xing’an, sotto la giurisdizione della città di Guilin, nella regione autonoma del Guangxi Zhuang, era stato costruito più di 400 anni fa. Distrutto durante la Rivoluzione Culturale, era stato ricostruito nel 2016. Il tempio, molto popolare, conteneva più di 40 statue di Buddha.
Il 4 giugno l’Ufficio per gli Affari etnici e religiosi ha emesso un ordine di chiusura del tempio, perché era «un luogo di culto illegale» costruito senza permesso. Tutte le attività religiose dovevano essere interrotte entro il 15 del mese. È stato ordinato anche di rimuovere tutte le insegne e le targhe di riconoscimento.
Anche dopo che il tempio era stato chiuso, l’amministrazione non ha posto fine alla persecuzione. Il 16 giugno circa 70 agenti delle forze dell’ordine, compreso il comandante della centrale di polizia locale, hanno isolato il tempio e rimosso tutte le statue di Buddha. Per ironia della sorte, prima di rimuoverle, gli agenti hanno sgridato i monaci del tempio perché suonavano campane, cantavano inni ed eseguivano riti buddhisti.
«In passato, i banditi derubavano la gente di notte. Ora i banditi arrivano in divisa da poliziotto e ci derubano alla luce del giorno», dice il responsabile del tempio, non riuscendo a nascondere la sua ira.
Il 12 dicembre un centinaio di agenti dell’Ufficio per la sicurezza pubblica e della polizia hanno istituito quattro posti di blocco agli incroci di fronte al tempio di Fushou, per impedire alla gente di avvicinarsi, mentre due ruspe si accingevano a demolirlo.
Secondo una fonte ben informata sui fatti, il responsabile del tempio aveva chiesto ripetutamente il certificato per registrarlo come luogo di attività religiosa, ma la sua richiesta era stata respinta tutte le volte.