Con la politica dei “quattro requisiti”, il PCC sta cercando di infiltrare nelle chiese simboli e ideologia comunisti per eliminare del tutto la religione
Il patriottismo è un dovere, dicono i “Due Comitati”, vale a dire il Movimento Patriottico delle Tre Autonomie (MPTA) e il Comitato Cristiano Cinese (CCC). La sezione del Comitato della città di Baoji, nella provincia nordoccidentale dello Shaanxi, si è riunita in assemblea il 21 settembre nella chiesa Shilipu, nel distretto Jintai della città, per sottolineare che posizionare la bandiera nazionale nelle chiese è un «dovere».
L’attuale obiettivo del governo in merito alla religione è in realtà semplice: l’amore per il Paese prima di quello per la religione, benché, in verità, i funzionari governativi non vorrebbero affatto vedere l’amore per la religione. Alla riunione i funzionari hanno insistito affinché tutte le chiese locali portino avanti la cosiddetta politica dei “quattro requisiti”: cantare l’inno nazionale, tenere la cerimonia dell’alzabandiera prima delle funzioni religiose, promuovere la Nuova normativa per gli affari religiosi e proporre i “valori fondamentali del socialismo” tra i servizi offerti dalla chiesa.
Subito dopo la riunione, una campagna di “rivoluzione rossa” è stata lanciata contro le chiese nella città di Baoji. In ottobre, sotto la pressione delle autorità, nel distretto Jintai della città, una Chiesa domestica è stata costretta ad appendere la bandiera nazionale. Pochi giorni più tardi, la sezione dell’Ufficio per gli affari religiosi della città ha preteso che la medesima Chiesa esponesse un ritratto del presidente Mao, nonostante l’opposizione dei fedeli.
Le autorità hanno poi sottolineato che gli slogan dei valori fondamentali del socialismo devono essere affissi nella chiesa, e hanno imposto ai fedeli di smettere di cantare inni di preghiera all’inizio degli incontri, ma di cantare piuttosto inni di lode al Partito.
«Per scongiurare la chiusura ella nostra sala delle riunioni abbiamo dovuto raggiungere un compromesso», ha affermato un fedele. «Dovremo cantare gli inni di preghiera prima che entri il personale dell’Ufficio per gli affari religiosi. Dopo il loro arrivo, dovremo interrompere i canti».
Numerose chiese dei distretti di Jintai e Chencang della città di Baoji sono state costrette a implementare la politica dei “quattro requisiti”.
«Se non appendiamo la bandiera nazionale, il governo chiuderà la chiesa. Adesso è questa la politica», ha detto un fedele della chiesa.
Anche una chiesa delle Tre Autonomie, controllata dal governo, della contea di Jing’an, nella giurisdizione della città di Yichun, nella provincia sud-orientale dello Jangxi, è stata completamente snaturata dalla campagna di sinizzazione imposta dalle autorità.
«Sinizzazione significa trasformare profondamente la natura delle figure religiose ed eliminare le fedi in quanto tali», ha puntualizzato il capo di una Chiesa domestica. «Lo scopo finale è l’eliminazione del cristianesimo, tanto quanto quella del taoismo, del buddhismo e dell’islam, finché alla fine resterà solo il comunismo».
All’inizio di agosto la Chiesa ha appeso la bandiera nazionale e ha affisso al muro vari cartelli, tra cui l’inno nazionale, la Normativa per gli affari religiosi e un cartello con le attribuzioni del personale della municipalità e degli amministratori delle sale per riunioni. Il “cartello delle attribuzioni” specifica quali siano i doveri dei funzionari di ogni livello. Il dovere principale del vicesindaco della municipalità è per esempio guidare ed educare il popolo nella promozione dei valori fondamentali del socialismo, mentre quello del segretario della sezionale del Partito del villaggio è assistere la municipalità nella realizzazione di questo compito.
Secondo i fedeli, l’Ufficio per gli affari religiosi ha inoltre ordinato al responsabile della chiesa di insegnare prontamente a tutti i credenti a intonare l’inno nazionale.
«Dovete assolutamente cantarlo! E non solo dovete cantarlo, ma dovete anche registrarne l’audio e il video, e inviarli all’Ufficio per gli affari religiosi della contea», ha affermato un funzionario. «L’Ufficio della contea deve poi riferire a quello della prefettura di Yichun. Queste sono le direttive impartite dai superiori».
Non avendo alternativa, i fedeli hanno cantato per la prima volta l’inno in chiesa, sotto la supervisione dei funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi. Dopo il canto dell’inno, hanno riferito i fedeli, molti si sentivano il cuore pesante, e alcuni hanno pianto per il dolore.
«La chiesa, ora, è entrata nella notte buia che precede l’alba», hanno commentato.
Non solo le chiese cristiane sono state obbligate a issare la bandiera nazionale e a cantare l’inno. Anche una moschea della città di Jiayuguan, nella provincia del Gansu, nella Cina nord-occidentale, è stata “sinizzata”: al suo interno non si sente infatti più declamare la Scrittura secondo le modalità arabe.
In agosto, la sezione dell’Ufficio per gli affari religiosi della città ha inviato degli addetti per issare la bandiera nazionale nella moschea di Jiayuguan. In tutta l’area circostante sono state installate telecamere di sorveglianza. All’ingresso, i “Cinque ‘doveri’ del patriottismo” sono scritti sul lato sinistro del muro e i “Valori fondamentali del socialismo” su quello destro.
L’imam è stato sostituito con uno assegnato dal governo. Prima dell’inizio della preghiera, deve promuovere le indicazioni politiche dello Stato. E tutto questo fa già parte della normativa della moschea.
«Lo scopo di questo modo di fare del governo è la sinizzazione del popolo hui e della nostra fede», ha affermato un anziano musulmano. «Nella città di Jiayuguan non si può comprare il Corano e non vi è una sola scuola di lingua araba. Fin da piccoli i bambini hui possono imparare solo il cinese. L’islam è stato gradualmente annichilito dal governo».
Servizio di Zhou Xiaolu