Fonte: sito web delle Nazioni Unite
Durante la 38a sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha avuto inizio a Ginevra il 18 giugno, l’ONG CAP-LC, che gode di status consultivo presso ECOSOC dell’ONU, ha presentato un documento che denuncia la detenzione arbitraria, in Cina, di migliaia di fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), un nuovo movimento religioso cristiano. Il documento è stato appena pubblicato sul sito Web delle Nazioni Unite.
Il CAP-LC denuncia come fake news l’accusa di reati a carico della CDO e afferma che in Cina i fedeli di questa Chiesa vengono imprigionati per “uso” di uno xie jiao, ovvero di un movimento che diffonde “insegnamenti eterodossi”.
«Si tratta semplicemente di un reato di coscienza», sostiene il CAP-LC, «e non implica alcun uso di violenza o alcun’altra attività illegale, tranne il fatto stesso di appartenere a uno xie jiao». Infatti l’art. 300 del Codice Penale cinese considera l’“uso” di uno xie jiao un reato punibile con pene detentive da tre a sette anni «o più».
«Non tutte le sentenze dei tribunali cinesi sono pubblicate online», continua il CAP-LA, «ma migliaia lo sono. Esiste un ampio numero di sentenze pubblicate nelle quali membri di xie jiao, particolarmente della CDO (elencata come xie jiao fin dal 1995), sono stati condannati a lunghe pene detentive (spesso superiori ai sette anni) sulla base dell’art. 300». Da queste sentenze risulta chiaro che l’«uso di uno xie jiao» viene interpretato come «essere attivi in uno xie jiao» in qualsiasi modo. Di fatto, essere trovati in possesso di letteratura della CDO o aver tentato di convertire altri alla fede in Dio Onnipotente viene considerato prova sufficiente di colpevolezza del reato punito dall’art. 300», appunto «uso di uno xie jiao.
«È chiaro, conclude il CAP-LC, che gli arrestati, condannati e detenuti per “uso di uno xie jiao”, in questo caso i fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente, sono detenuti semplicemente perché esercitano il proprio diritto alla libertà religiosa».