Il PCC prosegue la campagna di eliminazione delle statue di soggetto religioso nelle province dell’Hubei e del Guangxi
di Cai Congxin
In giugno l’amministrazione del distretto di Liangzihu, a Ezhou, una città con status di prefettura della provincia centrale dell’Hubei, ha fatto demolire una statua della Guanyin a quattro facce che si trovava sulla cima del monte Qingfeng. Secondo gli abitanti della zona, la scultura era stata realizzata nel 2012 per rimpiazzare quella distrutta con l’esplosivo durante la Rivoluzione Culturale. La gente del posto aveva donato 1 milione e 860mila renminbi (circa 260mila dollari statunitensi) per innalzare l’icona, alta 9 metri e 30 centimetri.
Gli abitanti della zona hanno riferito che l’11 aprile l’amministrazione locale ha inviato gli incaricati alla demolizione senza alcun avviso preventivo. Appresa la notizia, la gente è accorsa verso la montagna, per fermare l’opera di distruzione, ma i funzionari hanno minacciato di arrestare chiunque protestasse e hanno affermato che si trattava di ordini provenienti dal governo centrale e che «il buddhismo non può essere più grande del Partito Comunista». Per demolire la statua, sono occorsi due mesi.
«Non possiamo farci niente perché il governo arresta la gente come gli pare e gli piace», ha detto un altro degli abitanti del luogo, disperato. «Non osiamo sfidarlo».
Alla fine di aprile l’amministrazione della città di Cenxi, nella Regione autonoma zhuang del Guangxi, ha fatto demolire una statua all’aperto del Buddha, alta 9 metri e larga 16,8, che si trovava in un’azienda agricola che produce fiori. Il luogo è aperto gratuitamente ai visitatori e attraeva la gente dei dintorni per pregare il Buddha.
A metà aprile i superiori dei funzionari del villaggio in cui si trova l’azienda agricola li hanno informati del fatto che la statua doveva essere demolita perché «non autorizzata e illegale, troppo alta e troppo larga». Uno degli abitanti del villaggio ha raccontato a Bitter Winter che i funzionari, per proteggere la statua, avevano progettato di coprirla di fango e di vietare che la gente vi pregasse. Il piano è fallito perché la scultura era troppo voluminosa. Alla fine di aprile, il capo della sezione cittadina del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito ha assunto degli operai per distruggerla. Più di 20 poliziotti armati hanno fatto la guardia sul posto, davanti a oltre 100 spettatori.
In novembre, una statua all’aperto della Guanyin che si trovava nel tempio Baixiang, a Xingwen, una contea della provincia sudoccidentale del Sichuan, è stata abbattuta a forza. Secondo una testimonianza, la sezione locale dell’Ufficio per gli affari etnici e religiosi ha dato ordine al direttore del tempio di rimuovere egli stesso la statua, un mese prima della demolizione forzata. I funzionari hanno dichiarato che il segretario della commissione provinciale del PCC era stato minacciato di licenziamento se l’icona non fosse stata eliminata. Nello stesso giorno, sono state fatte a pezzi anche altre 30 statue dei Bodhisattva.
«Nessuno ha osato fermare i lavori di demolizione. Il governo è troppo malvagio», ha commentato una persona che vive nei pressi del tempio. «Non possiamo farci niente, a prescindere da quanto siamo arrabbiati».