Nelle province del Sichuan e dello Zhejiang sono state demolite due grandi statue buddhiste con pretesti assurdi
Bisogna riconoscere che il governo cinese ha un’inventiva straordinaria per trovare scuse con cui giustificare la distruzione di manufatti religiosi di vario tipo. L’ultima trovata consiste nel distruggere grandi statue buddhiste con il pretesto che ostacolerebbero la visuale dei piloti.
Nell’area panoramica di livello 4A di Dongwo, nel distretto Longmatan, della città di Luzhou, nella provincia cinese sudoccidentale del Sichuan, il complesso monumentale di Maitreya, situato all’aperto e chiamato “I cento bambini giocano con Maitreya” occupava un’area di più di 100 metri quadrati. (In Cina le attrazioni turistiche sono valutate in nase a una scala dove 5A rappresenta il livello più alto.) La costruzione era costata più di 8 milioni di renminbi (circa 1 milione e 186mila dollari statunitensi). I turisti l’adoravano. Nella tradizione buddhista, si crede che Maitreya sia il Buddha futuro.
Alla fine di aprile le autorità hanno coperto la statua perché, dicevano, «[…] ostacolava la visuale dei piloti di aerei». A quanto si dice, l’operazione di copertura è costata più di 200mila renminbi (all’incirca 29.700 dollari). Poi però le autorità hanno comunque distrutto la statua.
Il 19 ottobre, la sezione locale dell’Ufficio per gli affari etnici e religiosi ha emesso una nota per dire che la statua violava l’indicazione dell’Articolo 30 della nuova Normativa sugli affari religiosi in base al quale «[…] è vietata la costruzione di grandi statue di soggetto religioso fuori dai templi e dalle chiese», e che pertanto doveva essere demolita.
Secondo una fonte interna, più o meno alle 3 del mattino del 20 ottobre le autorità della città di Luzhou hanno radunato più di duecento persone tra vigili del traffico, polizia speciale e operai stagionali, oltre a tre escavatori e altri automezzi dell’Area panoramica di Dongwuo, per avviare la demolizione. All’incirca alle 10 tutto era completamente distrutto.
Durante la notte le autorità avevano messo agli arresti domiciliari uno dei top manager dell’Area panoramica, insieme alla sua famiglia; questo finché la statua non fosse stata del tutto distrutta.
La demolizione ha comportato una perdita economica importante per i proprietari dell’Area panoramica, che si estende su per circa mille acri, del valore di più di 200 milioni di renminbi (circa 29 milioni e 652 mila dollari). I proprietari avevano richiesto un prestito alla banca e ancora devono restituirlo. L’anno scorso, quando è entrata in vigore la nuova Normativa sugli affari religiosi, le autorità hanno chiuso il tempio con la scusa che non avesse i permessi necessari per l’attività religiosa. Il responsabile dell’area ha così dovuto sottoscrivere una dichiarazione in cui garantiva che non avrebbe permesso ai turisti di bruciare incenso o di svolgere alcun tipo di attività legata alla religione. Da quando la statua è stata demolita, ben pochi turisti hanno visitato l’Area panoramica e le sue prospettive di sopravvivenza sono ridotte al minimo.
Ma quello di Maitreya non è il solo caso: all’inizio di gennaio le autorità hanno demolito anche una statua di bronzo di Guanyin, all’interno dell’area di un tempio nella città di Taizhou, nella provincia costiera orientale dello Zhejiang. Era alta 28 metri. Per scolpirla erano stati necessari 10 anni e 10 milioni di renminbi (1.482.600 dollari).
Secondo una nostra fonte, alla fine di ottobre i funzionari dell’amministrazione locale ne avevano ordinato la demolizione con la scusa che fosse troppo alta. Se la statua non fosse stata abbattuta, sarebbero venuti loro a demolire l’intero tempio che la conteneva.
La demolizione ha richiesto più di venti giorni, a partire dal 10 dicembre, e 1 milione di renminbi (circa 148.260 dollari).
«La distruzione delle statue buddhiste da parte del governo e la soppressione del buddhismo sono la stessa identica cosa della distruzione delle croci e della soppressione del cristianesimo», come ha affermato un buddhista che abita sul posto.
Servizio di Sun Kairui