Parlamento europeo
2014-2019
Testi approvati
Edizione provvisoria
P8_TA-PROV(2018)0377
Detenzione di massa arbitraria di uiguri e kazaki nella regione autonoma uigura dello Xinjiang
Risoluzione del Parlamento europeo del 4 ottobre 2018 sulla detenzione di massa arbitraria di uiguri e kazaki nella regione autonoma uigura dello Xinjiang (2018/2863(RSP) )
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Cina, in particolare quelle del 26 novembre 2009 sulla situazione in Cina: diritti delle minoranze e applicazione della pena di morte1, del 10 marzo 2011 sulla situazione e il patrimonio culturale a Kashgar (regione autonoma uigura dello Xinjiang)2, del 6 luglio 2017 sui casi del vincitore del premio Nobel Liu Xiaobo e di Lee Ming-che3, del 15 dicembre 2016 sui casi dell’accademia buddista tibetana Larung Gar e di Ilham Tohti4 e del 12 settembre 2018 sullo stato delle relazioni UE-Cina5,
– visti l’articolo 36 della Costituzione della Repubblica popolare cinese, che garantisce a tutti i cittadini il diritto alla libertà di confessione religiosa, e l’articolo 4, che difende i diritti delle “nazionalità minoritarie”,
– visti il partenariato strategico UE-Cina, avviato nel 2003, e la comunicazione congiunta della Commissione europea e del SEAE al Parlamento europeo e al Consiglio, del 22 giugno 2016, dal titolo “Elementi per una nuova strategia dell’UE sulla Cina” (JOIN(2016)0030 ),
– visto il 36° ciclo del dialogo UE-Cina sui diritti umani, tenutosi a Pechino il 9 e il 10 luglio 2018,
– viste le osservazioni formulate da Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel discorso pronunciato il 10 settembre 2018 alla 39a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, durante il quale ha espresso profonda preoccupazione per i “campi di rieducazione” e ha chiesto al governo cinese di consentire l’ingresso di investigatori indipendenti nel paese,
– vista la recente lettera del maggio 2018 recante affermazioni generali, inviata dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie (WGEID) al governo cinese, nella quale si esprime preoccupazione per il continuo deteriorarsi della situazione degli uiguri arrestati in maniera arbitraria e per il numero crescente di casi analoghi,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 16 dicembre 1966,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948,
– visti l’articolo 135, paragrafo 5, e l’articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che la promozione e il rispetto dei diritti umani universali, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbero restare al centro del partenariato di lunga data tra l’Unione europea e la Cina, conformemente all’impegno dell’UE per la difesa di questi stessi valori nella sua azione esterna e all’interesse manifestato dalla Cina ad aderire ai suddetti valori nell’ambito della sua cooperazione allo sviluppo e internazionale;
B. considerando che, da quando il Presidente Xi Jinping è salito al potere, la situazione dei diritti umani in Cina è peggiorata ulteriormente, con un’intensificazione dell’ostilità del governo nei confronti del dissenso pacifico, della libertà di espressione e di religione e dello Stato di diritto;
C. considerando che la situazione nello Xinjiang, patria di 11 milioni di uiguri e persone di etnia kazaka, si è aggravata rapidamente negli ultimi anni poiché il controllo assoluto della regione è diventato una priorità elevata, e che gli attacchi terroristici ricorrenti nello Xinjiang, o presumibilmente legati a tale regione, a opera degli uiguri costituiscono un’ulteriore sfida;
D. considerando che, in base alle stime indicate dal Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale, nella regione autonoma uigura dello Xinjiang (RAUX) decine di migliaia, se non addirittura un milione, di uiguri potrebbero trovarsi in stato di detenzione con il pretesto della lotta al terrorismo e all’estremismo religioso, senza che siano stati presentati capi d’accusa a loro carico o che sia stato celebrato un processo; che si tratterebbe della più grande detenzione di massa di una minoranza etnica finora mai operata a livello mondiale;
E. considerando che la commissione esecutiva sulla Cina del Congresso degli Stati Uniti ha altresì dichiarato che, in base a valide informazioni, gli uiguri, i kazaki e altre minoranze etniche prevalentemente musulmane della RAUX sono stati soggetti a detenzione arbitraria, tortura, gravi restrizioni culturali e della pratica del loro culto, nonché a un sistema digitale di sorveglianza così invasivo da controllare ogni aspetto della loro vita quotidiana mediante telecamere per il riconoscimento facciale, scansione dei telefoni cellulari, raccolta di DNA e una presenza delle forze di polizia massiccia e intrusiva;
F. considerando che i detenuti sarebbero reclusi in condizioni precarie, soggetti a indottrinamento politico, ivi compresi corsi obbligatori di patriottismo, e obbligati a rivelare la propria identità etnica e religiosa; che di recente sono stati riportati casi di decessi avvenuti in carcere, tra cui suicidi;
G. considerando che migliaia di bambini sarebbero stati separati dai loro genitori, arbitrariamente detenuti in campi di internamento, e sarebbero trattenuti in orfanotrofi sovraffollati anche se solo uno dei loro genitori è detenuto in un campo;
H. considerando che, durante l’audizione tenutasi il 13 agosto 2018 a Ginevra presso le Nazioni Unite, la delegazione cinese ha respinto le accuse avanzate dagli esperti delle Nazioni Unite in base alle quali persone musulmane di etnia uigura sarebbero detenute in campi di “rieducazione” nella regione occidentale dello Xinjiang; che la costruzione e l’ampliamento di tali strutture sono dimostrati da prove esaurienti;
I. considerando che sono state esercitate pressioni su alcuni giornalisti stranieri affinché si astenessero dal trattare questioni sensibili, quali i diritti umani degli uiguri e l’uso di campi di internamento, il che in alcuni casi ha comportato il rifiuto di rinnovare loro l’accreditamento per la stampa;
J. considerando che in nessun’altra parte del mondo la popolazione è monitorata così da vicino come nella RAUX; che il governo provinciale ha assunto decine di migliaia di agenti di sicurezza aggiuntivi;
K. considerando che vengono raccolti dati attraverso una “piattaforma operativa comune integrata” che registra informazioni aggiuntive sulla popolazione, tra cui le abitudini dei consumatori, le attività bancarie, lo stato di salute e il profilo DNA di ogni abitante della RAUX; che i musulmani che vivono in tale regione sono tenuti a installare un’applicazione di tipo spyware sul proprio telefono cellulare e che la mancata osservanza di tale norma costituisce reato;
L. considerando che da testimonianze dirette e da studi accademici attendibili è emerso che sono intenzionalmente presi di mira gli uiguri che intrattengono relazioni con persone residenti all’estero e che professano una religione;
M. considerando che sono state esercitate pressioni sugli uiguri residenti all’estero affinché ritornino in Cina, spesso con il sostegno dei paesi ospitanti; che le ambasciate cinesi insediate all’estero hanno rifiutato di rinnovare molti passaporti uiguri, creando insicurezza in termini di studio e di lavoro;
N. considerando che il governo cinese ha sistematicamente respinto le richieste del WGEID e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani nonché di altri mandati delle procedure speciali delle Nazioni Unite di inviare investigatori indipendenti nella regione dello Xinjiang;
O. considerando che il 23 settembre 2014 Ilham Tohti, docente uiguro di economia, è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di presunto separatismo dopo essere stato arrestato nel gennaio dello stesso anno; che anche sette dei suoi ex studenti sono stati arrestati e condannati a pene detentive comprese tra i tre e gli otto anni per aver presuntamente collaborato con Ilham Tohti; che Ilham Tohti ha sempre respinto il separatismo e la violenza mirando a una riconciliazione basata sul rispetto della cultura uigura;
1. esprime profonda preoccupazione per il regime sempre più oppressivo ai danni di diverse minoranze, in particolare quelle uigura e kazaka, in forza del quale vengono imposte restrizioni aggiuntive alle garanzie costituzionali del loro diritto alla libertà di espressione culturale e di credo religioso e alla libertà di parola, di espressione e di riunione e associazione pacifiche; chiede alle autorità di rispettare tali libertà fondamentali;
2. invita il governo cinese a porre immediatamente fine alla detenzione di massa arbitraria di membri delle minoranze uigura e kazaka, a chiudere tutti i campi e i centri di detenzione e a liberare immediatamente e senza condizioni le persone detenute; esprime profonda preoccupazione per l’elevato numero di presunti casi relativi a condizioni precarie, atti di tortura e decessi all’interno dei campi; ricorda alle autorità cinesi che le strutture di rieducazione non si fondano su alcuna base giuridica;
3. è allarmato per le segnalazioni riguardanti il decesso di Muhammad Salih Hajim, Abdulnehed Mehsum, Ayhan Memet e altre persone, tutti uiguri in età avanzata, accademici e leader di comunità, all’interno di campi di internamento;
4. è profondamente preoccupato per l’attuazione da parte dello Stato di misure atte a garantire la “vigilanza globale” della regione attraverso l’installazione del sistema di sorveglianza elettronica “Skynet” cinese nelle principali aree urbane, l’installazione di localizzatori GPS sui veicoli a motore, l’uso di scanner per il riconoscimento facciale presso i posti di controllo, le stazioni ferroviarie e le stazioni di servizio nonché le attività di raccolta di campioni di sangue da parte della polizia dello Xinjiang per ampliare ulteriormente la banca dati cinese del DNA;
5. evidenzia che il controllo esercitato dal governo e la raccolta obbligatoria di informazioni sui cittadini effettuata in massa prendono di mira e riguardano principalmente gli uiguri, i kazaki e altre minoranze etniche, in violazione del divieto di discriminazione sancito dal diritto internazionale;
6. esorta il governo cinese a fornire alle famiglie colpite tutti i dettagli relativi alle persone vittime di sparizione forzata nello Xinjiang, tra cui il loro nome e informazioni sul luogo in cui si trovano e sul loro status attuale;
7. esprime profonda preoccupazione per la legge antiterrorismo (2015) e il regolamento sulla de-estremizzazione adottati in Cina, in quanto contengono una definizione eccessivamente ampia di ciò che costituisce un “atto terroristico”; invita pertanto la Cina a operare una netta distinzione tra dissenso pacifico ed estremismo violento;
8. ribadisce il suo appello al governo cinese affinché liberi immediatamente e senza condizioni l’accademico uiguro Ilham Tohti e tutti coloro che si trovano in stato di detenzione per il solo motivo di aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione e, in attesa della loro scarcerazione, invita la Cina a garantire che tali persone abbiano pieno accesso alle proprie famiglie e ad avvocati di loro scelta; chiede inoltre il rilascio di Eli Mamut, Hailaite Niyazi, Memetjan Abdulla, Abduhelil Zunun e Abdukerim Abduweli, conformemente a quanto richiesto dall’UE in occasione del 36° ciclo del dialogo UE-Cina sui diritti umani tenutosi a Pechino il 9 e il 10 luglio 2018;
9. esorta il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a monitorare attentamente la continua evoluzione della situazione dei diritti umani nello Xinjiang, in particolare la crescente repressione da parte del governo nei confronti degli uiguri, dei kazaki e di altri minoranze etniche, e a inviare un chiaro messaggio ai vertici del governo cinese affinché cessino queste grottesche violazioni dei diritti umani;
10. invita le autorità cinesi a consentire l’accesso libero e senza restrizioni di giornalisti e osservatori internazionali nella regione dello Xinjiang;
11. rammenta che è importante che l’UE e gli Stati membri sollevino la questione delle violazioni dei diritti umani commesse nello Xinjiang presso le autorità cinesi, anche a livello dirigenziale, in linea con l’impegno dell’UE di mostrare una posizione forte, chiara e unificata nell’approccio nei confronti del paese, in particolare in occasione del dialogo annuale sui diritti umani e del futuro vertice euroasiatico;
12. esprime profonda preoccupazione per le segnalazioni concernenti gli atti di vessazione a danno degli uiguri residenti all’estero commessi dalle autorità cinesi al fine di indurli a rivelare informazioni su altri uiguri, a fare ritorno nello Xinjiang o a non parlare della situazione in tale regione, talvolta ricorrendo alla detenzione dei loro familiari;
13. accoglie con favore la decisione della Germania e della Svezia di sospendere i rimpatri in Cina di tutte le persone di origine uigura, kazaka o di altri musulmani di origine turca in considerazione del rischio di detenzione arbitraria, tortura o altri maltrattamenti cui sarebbero soggetti nel paese, e invita tutti gli altri Stati membri a seguire tale esempio e ad accelerare il trattamento delle domande di asilo presentate dai musulmani di origine turca che rischiano il rimpatrio forzato in Cina; invita inoltre gli Stati membri dell’UE a invocare il diritto nazionale, ove opportuno, al fine di indagare sulle intimidazioni a opera del governo cinese nei confronti delle comunità della diaspora dei musulmani di origine turca in Europa;
14. rammenta alla Cina gli obblighi in materia di diritti umani che le incombono in quanto firmataria di un’ampia serie di trattati internazionali al riguardo e le ricorda che è chiamata a onorare tali impegni;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese.
(1) GU C 285 E del 21.10.2010, pag. 80.
(2) GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 185.
(3) GU C 334 del 19.9.2018, pag. 137.
(4) GU C 238 del 6.7.2018, pag. 108.
(5) Testi approvati, P8_TA(2018)0343 .