In tutta la Cina i cristiani anziani che non abiurano vengono privati dei sussidi pubblici
Di Tang Zhe
Anche se l’economia cinese è stata duramente colpita dal coronavirus e molti cittadini soffrono per le difficoltà finanziarie, il PCC minaccia di privare i fedeli anziani degli ultimi strumenti che consentono la sopravvivenza, sospendendo i sussidi pubblici. Per poter continuare a goderne, debbono infatti smettere di credere in Dio.
Una sessantenne cattolica di Fuzhou, nella provincia sudorientale dello Jiangxi, ha percepito un sussidio mensile di 250 renminbi (circa 35 dollari statunitensi) dal 2018, l’anno in cui è morto suo marito. Alla fine del 2019 i funzionari dello Stato hanno però minacciato di toglierle il sussidio se non avesse rimosso le immagini di Gesù che aveva in casa. «Visto che a darti da mangiare è il Partito Comunista», le hanno detto, «devi credere solo nel Partito, non in Dio». Due mesi dopo, dato che la donna non aveva obbedito all’intimazione, la pensione le è stata revocata.
«La persecuzione ha reso difficile restare saldi nella fede», ha detto la donna, sconsolata, a Bitter Winter.
Il 30 aprile alcuni funzionari di comunità di Fuzhou hanno costretto un’altra ottantenne cristiana a coprire una rappresentazione della Croce che teneva in casa, sempre minacciando che altrimenti le avrebbero tagliato il sussidio.
Alla fine di aprile l’amministrazione di Fuzhou ha intensificato le indagini, eseguendo ispezioni “di ritorno” in luoghi già precedentemente sgomberati per assicurarsi che i fedeli non vi facessero ritorno per le proprie pratiche religiose. Nel corso di una di queste ispezioni alcuni funzionari dell’Ufficio per gli affari civili hanno minacciato un fedele del network di Sola Fide in una casa di riposo, paralizzato da otto anni: se non avesse abiurato lo avrebbero buttato in mezzo alla strada, ritirandogli pure le “cinque garanzie”, cioè i sussidi che lo Stato garantisce per alloggio, cibo, vestiti, cure mediche e spese funerarie a chi non lavora e dunque non ha reddito. In autunno gli erano già state rimosse le immagini di Gesù che teneva appese nella propria stanza.
«Quei funzionari mi hanno detto che devo credere al Partito Comunista, visto che è il Partito che mi dà da mangiare, altrimenti le sovvenzioni mi verranno cancellate», dice il fedele. «Ma per quanto il governo mi minacci, io non rinuncerò alla mia fede. Se mi priveranno dei sussidi, incontrerò Dio prima».
Il 19 gennaio alcuni funzionari di Yingtan, nello Jiangxi, hanno negato i sussidi a una donna cristiana che aveva ospitato riunioni di natura religiosa in casa propria, nonostante la donna non sia in grado di muoversi a causa di una malattia.
In marzo i funzionari del distretto di Yujiang della medesima città hanno distrutto i calendari a soggetto religioso che stavano nelle case di due fedeli che pure percepivano sussidi pubblici.
Il 23 gennaio i funzionari dell’amministrazione di Taian, nella provincia orientale dello Shandong, hanno maltrattato una donna cattolica di settant’anni perché teneva in casa simboli religiosi. La donna ha raccontato a Bitter Winter che i funzionari le avevano detto di sostituire quei simboli con i ritratti di Xi Jinping o di Mao Zedong, visto che «vive grazie ai sussidi del Partito Comunista» e che i sussidi le sarebbero stati cancellati se non avesse dato loro ascolto.
«Costringendomi a rimuovere i quadri del Signore Gesù, il governo ha cercato di fermare la mia fede», ha detto la donna: «ma non possono certo cancellare quel che credo in cuor mio».
Alla fine di aprile i funzionari della contea di Cao dipendente dalla citta di Heze, nello Shandong, hanno distrutto croci e altri simboli religiosi nelle case di diversi fedeli anziani percettori dei sussidi destinati a ridurre la povertà. I funzionari ‒ ha raccontato un parrocchiano ‒ hanno detto che i sussidi per contrastare la povertà non possono essere concessi a chi tiene in casa simboli religiosi e che per poter beneficiare degli aiuti dello Stato si deve credere nel Partito Comunista.
In aprile i funzionari della contea di Lankao che dipende dalla città di Kaifeng, nella provincia centrale dello Henan, hanno sequestrato un calendario a tema religioso e un distico con immagini della Croce nella casa di una cristiana povera, tagliandole il sussidio anti-povertà. Poi le hanno ordinato di restaurare la casa e di aggiungervi un bagno prima che venisse ispezionata dai loro superiori, una richiesta, questa, che contravviene ai regolamenti per la riduzione della povertà in base ai quali è lo Stato che copre le spese di questo tipo.
«Cosa potevo mai fare senza quell’entrata? Come ragionarne con loro? Sta accadendo proprio come durante la Rivoluzione Culturale», si è corrucciata, sconvolta, la donna.