Il cammino per creare una religione “con peculiarità cinesi” continua: i templi buddhisti ne avvertono la pressione e vedono compromesso il proprio credo
Le autorità della provincia nordoccidentale dello Shaanxi hanno stabilito che i templi buddhisti debbano includere cerimonie e propaganda nazionalistiche nei propri servizi e nelle proprie caratteristiche. Vengono così gradualmente sottoposti al controllo delle autorità, che ne spingono sempre più il credo religioso verso la sinizzazione.
Un esempio tipico della spinta impressa dal governo è quello della città di Baoji, nello Shaanxi. Il 6 ottobre, la sezione cittadina dell’Ufficio per gli affari religiosi ha organizzato un incontro sulla religione nello Yucai Hotel del distretto di Chencang, chiedendo ai templi della zona di far sventolare la bandiera nazionale, di tenere la cerimonia dell’alzabandiera e di cantare l’inno nazionale. Uno dei presenti ha riferito che il Dipartimento del lavoro del Fronte Unito (DLFU) ha emesso un documento ufficiale, uno di quelli «con l’intestazione in rosso», che disponeva la trasformazione delle religioni esistenti in fedi «con peculiarità cinesi».
Circa una settimana dopo, alcuni funzionari delle sezioni cittadine dell’Ufficio per gli affari religiosi, dell’Ufficio per gli affari civili e del DLFU si sono recati al tempio Huayan del distretto di Chencang per implementare le politiche relative all’alzabandiera. Al maestro del tempio (“maestro è un titolo onorifico dato ai monaci e alle monache buddhisti), una donna di circa ottant’anni, è stato ordinato di scavare personalmente una fossa e di costruire un basamento di cemento per potervi inastare la bandiera. Vista l’età, la donna si è rifiutata.
«Devi scavare la fossa, non mi importa di niente», le ha risposto il funzionario.
Alla fine il palo per la bandiera è stato eretto e a fine ottobre il tempio ha tenuto una cerimonia di alzabandiera, presieduta dal capo villaggio locale.
Un monaco, disperato, ha detto: «Se non segui le indicazioni [del governo], ti perseguiteranno. In origine si lasciava la propria casa per praticare il buddhismo e perseguire la pace. Oggi lo Stato ti dice di fare questo o quello, impedendo di trovare la tranquillità».
I templi buddhisti non sono le uniche istituzioni religiose a soffrire per la politica di sinizzazione. Il 31 luglio, la VI Conferenza Unitaria dei gruppi religiosi nazionali ha emesso una dichiarazione congiunta che richiama all’adozione di nove specifiche pratiche da adottare nei luoghi di culto, tra cui per esempio la cerimonia dell’alzabandiera. Questo documento impone che le comunità religiose e i singoli credenti rafforzino la consapevolezza nazionale e civica, e che vincolino il proprio destino a quello del Partito e dello Stato.
A seguito di ciò, la bandiera cinese è stata levata nei luoghi di ritrovo religiosi di tutto il Paese. Sventola anche sul famoso tempio Shaolin, antico di mille e cinquecento anni.
La spinta alla sinizzazione dei templi buddhisti è ampiamente diffusa. Il 23 ottobre il tempio Huguo Jile nel distretto di Chencang ha alzato la bandiera nazionale sulla facciata. In più «Sostieni i valori del socialismo» e altri slogan propagandistici sono stati affissi un po’ ovunque sulle sue pareti.
Il 3 novembre, durante la celebrazione di una “cerimonia dell’apertura degli occhi” (uno speciale rito dedicato alla consacrazione di nuove statue di Buddha o di altre divinità), per prima cosa è stato cantato l’inno nazionale. Anche alcuni funzionari provenienti dal DLFU cittadino, dall’Ufficio per gli affari religiosi e di quello per gli affari civili hanno partecipato. Le autorità, inoltre, hanno schierato apposite forze di polizia per mantenere l’ordine.
Il messaggio è stato chiaro: le autorità stavano supervisionando la cerimonia. «Non importa ciò in cui credi, devi sempre attenerti alle politiche nazionali. Devi amare il tuo Paese sopra ogni cosa e solo in secondo luogo potrai amare anche la tua religione», ha affermato un funzionario del DLFU. «La bandiera nazionale è il simbolo del popolo cinese. La reale dimostrazione del proprio patriottismo è innalzarla».
La minaccia delle nuove politiche di sinizzazione della religione è anch’essa ben chiara. «Far sventolare la bandiera nazionale sul tetto di un tempio simbolizza che esso si trovi sotto il controllo dello Stato. Qualunque cosa ti dicano di fare, ti tocca farla», ha affermato un monaco del luogo. «Se disubbidisci, sarai arrestato».
Un credente buddhista del posto ha sottolineato che il governo sta attuando tali comportamenti per costringere le persone a deviare dalla propria vera fede.
Il 27 ottobre, il tempio Yunliang del borgo di Muyi, nel distretto di Chencang, ha tenuto una cerimonia di alzabandiera presieduta dal segretario del villaggio. I fedeli sono stati costretti anche ad affiggere sulle pareti del tempio cartelloni che recitavano «Persisti nella sinizzazione della religione», oppure «Migliora la gestione della religione basata sul rispetto della legge» e altri segni analoghi di propaganda.
Slogan politici, quali «Persisti nella sinizzazione della religione», oppure «Migliora la gestione della religione basata sul rispetto della legge», appesi sui muri del tempio Yunliang
Nel corso di un’intervista, il professor Sen Nieh, della Catholic University of America, ha affermato che la motivazione dell’attuale caos religioso nella Cina continentale consiste nel fatto che il Partito Comunista obbliga le persone che aderiscono a un credo religioso ad ascoltare innanzitutto proprio il Partito Comunista, affermando che sia quello il loro vero leader.
Servizio di Zhou Xiaolu