Per annunciare che il Partito «asporterà il tumore» rappresentato dai «deboli», si evocano le uccisioni di massa volute da Mao tra il 1942 e il 1944
di Massimo Introvigne
Xi Jinping ha più volte ribadito che Stalin è una componente necessaria della tradizione marxista che egli propugna e gli studiosi dello stalinismo sanno bene che le epurazioni erano una componente essenziale di quel sistema. Tuttavia le purghe non erano semplici reazioni a minacce esterne, quanto azioni volte a mantenere i membri del Partito Comunista in un costante stato di terrore e a schiacciare ogni possibile dissenso prima ancora che si manifestasse.
Gli storici del PCC sostengono che lo stesso sistema sia stato adottato anche dal presidente Mao a partire dalla sanguinosa campagna di rettifica svoltasi a Yan’an (整風 運動) tra il 1942 e il 1944. Dopo la Lunga Marcia, il quartier generale del PCC si trovava appunto a Yan’an, nello Shaanxi e Mao, seguendo i suggerimenti di Stalin, decise di eliminare ogni possibile sfida alla propria autorità assoluta inventando un inesistente dissenso «trotskista» e facendo arrestare, torturare e uccidere i membri del PCC ritenuti «deboli» o «a rischio». Gli studiosi ritengono che l’epurazione abbia riguardato almeno 30mila persone e che 10mila siano state giustiziate nel corso di una campagna che ha modellato il PCC come oggi lo conosciamo.
L’8 luglio, nel corso di una riunione della Commissione centrale politica e giuridica (中共中央 政法 委员会) del PCC, il fantasma della Campagna di rettifica di Yan’an è riapparso. Il segretario generale della Commissione è Chen Yixin, stretto collaboratore del presidente Xi Jinping, che durante la pandemia lo ha mandato a Wuhan per tenere sotto controllo le autorità locali. L’uomo è considerato una stella nascente del PCC.
Chen è anche il direttore di un’organizzazione denominata Ufficio pilota per l’istruzione e la rettifica del gruppo politico e giuridico nazionale (全国 政法 队伍 教育 整顿 试点 办公室). Il nome è già di suo alquanto sinistro, ma non è nulla in confronto al discorso che l’8 luglio Chen ha pronunciato di fronte alla Commissione. Chen, nel presentare i piani di una «Campagna di rettifica del fronte politico e legale per la nuova era», ha citato due volte la Campagna di rettifica di Yan’an del 1942-1944. I piani saranno implementati immediatamente e consentiranno di «rettificare» e rieducare gli agenti di polizia, gli altri organi preposti alla sicurezza e la magistratura nelle aree pilota individuate nei distretti di Harbin e Hulan nella provincia dell’Heilongjiang, nei distretti Xuzhou e Yunlong nella provincia dello Jiangsu, nella prefettura di Sanmenxiae e nella contea di Lingbao nella provincia dell’Henan, nella prefettura di Yibin, nella contea di Gongxian (amministrata dalla prefettura di Yibin), nella provincia del Sichuan, nella prefettura di Baoji nella provincia dello Shaanxi e infine nel carcere di Songbin nella provincia dell’Heilongjiang. Si tratta di un progetto pilota che sarà completato entro ottobre e a cui seguirà una campagna a livello nazionale che inizierà nel gennaio 2021 e che sarà completata entro il primo trimestre del 2022.
Il linguaggio utilizzato evoca la campagna di rettifica di Yan’an e la Rivoluzione Culturale. Chen ha affermato: «Le strutture giuridiche e politiche sono immonde, ingiuste, deboli e talora si rendono persino colpevoli di violazioni della legge e della disciplina. Costoro hanno seriamente danneggiato l’immagine del partito e del governo. Negli ultimi anni, i sistemi politici e giuridici hanno intensificato gli sforzi per eliminare le pecore nere, ma la situazione è ancora grave». È quindi giunto il momento di «raschiare l’osso per rimuovere il veleno», occorre «rimuovere completamente il tumore» e «assicurarsi che le strutture politiche e giuridiche siano assolutamente leali, pulite e affidabili».
Normalmente questo linguaggio viene riservato agli oppositori politici e religiosi, ma in questo caso il PCC si rivolge ai propri quadri di cui denuncia «carenze e debolezze, nonché visioni politiche, giuridiche e di polizia errate in merito a disciplina, potere e interessi. Da tali visioni errate hanno origine stili politici, giuridici, ideologici, organizzativi e disciplinari immondi che non sono ancora stati rimossi alla radice. Per questo motivo si rende necessaria una violenta rettifica del sistema politico e giuridico in stile Yan’an, occorre rimuovere risolutamente il veleno accumulatosi per molti anni». Chen promette di «eliminare le pecore nere» tramite misure di «contenimento pesante» e «tolleranza zero», di sradicare le «forze del male» e i «doppiogiochisti sleali nei confronti del Partito».
Leggendo tra le righe, sebbene a un osservatore straniero possa apparire paradossale, si ha l’impressione che il PCC sia preoccupato per quella che considera un’applicazione troppo morbida della legge nei tribunali e nelle carceri. Chen ha inoltre citato gli slogan maoisti «prima punire e poi curare e salvare il popolo» e «punire severamente».
Come solitamente accade in Cina, il discorso comprende un dettagliato programma organizzativo che va dalle province ai quartieri e che incoraggia la deflazione.
Il fatto che questa campagna abbia inizio subito dopo la pandemia conferma che nel PCC non tutto procede per il meglio, o almeno così crede Xi Jinping. D’altra parte, i partiti comunisti non hanno bisogno di minacce reali per avviare le epurazioni. Chen ha affermato che «mantenere la paura» è di per sé una ragione sufficiente per rilanciare la Campagna di rettifica tipo Yan’an nel 2020.