Quando le vessazioni non sono sufficienti a “trasformare” e a sottomettere i sacerdoti, allora il regime ne minaccia i parenti e terrorizza i fedeli
di Tang Zhe
Benché le linee guida pastorali del Vaticano del 28 giugno chiedano espressamente alle autorità cinesi di rispettare chi non intenda aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese (APCC), il partito continua a esercitare pressioni sui sacerdoti di quella che era chiamata Chiesa Cattolica clandestina affinché si sottomettano al regime. Visto che molti si oppongono a questa politica, il regime incrementa le misure repressive.
Colpa per associazione
Il 1° settembre Bitter Winter ha riferito della vicenda di un anziano sacerdote della diocesi di Mindong nella provincia sudorientale del Fujian. L’anziano prete è malato di cancro e, nonostante ciò, viene perseguitato perché si rifiuta di aderire alla APCC. Vista la sua posizione di rilievo nella Chiesa Cattolica locale, il governo continua a fare pressioni sul sacerdote, cercando di “trasformarlo” in modo da farne un esempio per gli altri religiosi della diocesi. Hanno addirittura tentato di convincere l’anziano sacerdote offrendogli del denaro, ma lui non ha voluto scendere a compromessi.
Secondo informazioni recentemente pervenuteci il sacerdote, dopo essere stato allontanato dalla casa di cura dove aveva vissuto per qualche tempo, aveva trovato ospitalità nell’abitazione di un parente. Per tenerlo sotto pressione il regime ha tentato di spaventare il suo congiunto con la tattica della colpa per associazione. In giugno la sua azienda è stata chiusa e, il 24 dicembre, è stata interrotta la fornitura di acqua e di elettricità all’abitazione dove vive con il sacerdote. I funzionari hanno detto che «prendersi cura del sacerdote costituisce un crimine» e hanno minacciato l’uomo di demolirgli la casa qualora avesse continuato a ospitarlo.
Irritati, i funzionari governativi hanno persino minacciato di uccidere il prete dicendogli che se fosse morto avrebbero avuto «un fastidio in meno».
Il prete ha dichiarato che avrebbe preferito morire in carcere piuttosto che aderire alla APCC. L’uomo ha già subito numerosi arresti e negli anni 1970 era stato incarcerato con l’accusa di essere un «controrivoluzionario».
Nella diocesi di Mindong anche i parenti di altri obiettori di coscienza cattolici sono stati puniti in quanto giudicati colpevoli per associazione. Il 25 dicembre, personale incaricato dall’amministrazione locale ha interrotto l’approvvigionamento idrico all’abitazione del fratello minore di un sacerdote che si rifiutava di aderire alla APCC. Un congiunto di un altro prete è stato minacciato di licenziamento e i funzionari ne hanno messo in guardia i familiari dicendo loro che «non avrebbero avuto una vita tranquilla» a meno che il prete non scendesse a compromessi. Per proteggere i suoi parenti, il sacerdote ha accettato e ha aderito alla chiesa ufficiale.
Anche alcuni preti della diocesi di Yujiang – che fa parte della diocesi cattolica di Nanchang la cui sede si trova nella capitale della provincia sud-orientale dello Jiangxi – hanno subito la stessa sorte. A partire dal settembre 2019, dopo la visita nella provincia di un gruppo di ispezione sul lavoro religioso guidato da Wang Yang, presidente della Conferenza politica consultiva del popolo cinese, la repressione delle chiese cattoliche non registrate si è intensificata.
Soppresse nel nome dell’“unificazione”
Un cattolico residente nella prefettura di Fuzhou, nello Jiangxi, ha riferito a Bitter Winter che i funzionari della Divisione per la sicurezza nazionale cittadina hanno tentato di costringere un prete ad aderire alla APCC promettendogli di costruire una nuova chiesa. Se avesse rifiutato, sarebbe stato rimandato al suo villaggio natale a lavorare come agricoltore.
I funzionari dell’amministrazione cittadina hanno mostrato la foto di un altro sacerdote chiedendo ai fedeli della comunità di identificarlo. Sostenevano che era considerato «un criminale pericoloso» perché si era rifiutato di aderire alla APCC e che le abitazioni di coloro che lo ospitavano sarebbero state demolite.
Un sacerdote della diocesi di Yujiang ha spiegato a Bitter Winter che il PCC intende eliminare le chiese cattoliche non registrate limitandone la crescita e trasformando ideologicamente i sacerdoti e ha inoltre aggiunto che tali azioni sono presentate come uno sforzo per «unificare la chiesa».
Il sacerdote ha precisato: «Quello “dell’unificazione” delle chiese ufficiali con quelle non registrate è solo uno dei pretesti usati dal regime. Dopo aver costretto una chiesa ad aderire alla APCC, possono monitorare le sue attività tramite telecamere di sorveglianza installate nel luogo di culto. Una chiesa registrata è anche obbligata a esporre la bandiera cinese e a cantare l’inno nazionale. In realtà tutto ciò causa una sofferenza ancora maggiore». Il prete, che non ha paura e non intende scendere a compromessi, è pronto anche al martirio.
Chiusa la sala riunioni, vietate le attività religiose
Per intimorire il clero e i fedeli, il PCC chiude regolarmente i luoghi di incontro che non fanno parte della chiesa ufficiale lasciando le comunità senza un posto dove incontrarsi. Secondo i funzionari i fedeli saranno così costretti ad aderire alla APCC.
Alla fine di novembre, stante «l’inadeguatezza delle misure per la prevenzione degli incendi» l’amministrazione locale ha disposto la chiusura di varie chiese cattoliche appartenenti alla diocesi di Mindong nella prefettura di Ningde, nel Fujian. La comunità della chiesa di Laitou nella contea Fu’an nella prefettura di Ningde si era impegnata a risolvere i problemi di sicurezza, ma i funzionari hanno risposto che se il loro sacerdote si rifiutava di aderire alla APCC era tutto inutile.
In novembre una chiesa della diocesi di Yujiang, situata nel borgo di Wenquan, nel distretto Linchuan di Fuzhou, è stata riconvertita dall’amministrazione locale in centro attività per gli anziani.
Il 7 luglio a Boye, una contea nell’area metropolitana della città di Baoding nella provincia settentrionale dell’Hebei, 30 poliziotti hanno fatto irruzione in una chiesa cattolica mentre il sacerdote stava celebrando la messa. Gli agenti hanno svuotato l’edificio e hanno portato via il prete che, il giorno stesso, è stato rimandato nella sua città natale.
Nel quadro della repressione, il governo ha vietato anche le attività religiose al di fuori dei luoghi di culto. A novembre, oltre 100 fedeli si erano radunati per celebrare la messa presso la Montagna Sacra ‒ un cimitero nel distretto di Qiligang, amministrato dalla città di Fuzhou nello Jiangxi ‒ dove sono sepolti molti preti e fedeli cattolici. Quasi subito sono arrivati più di dieci funzionari governativi che hanno disperso i fedeli e minacciato di radere al suolo il cimitero se fossero tornati.