Durante l’epidemia le autorità hanno avviato campagne per «sinizzare» le moschee nelle zone popolate dai musulmani hui. Altre seguiranno entro la fine dell’anno e nel 2021
di Bai Shengyi
Dal 2018 il PCC promuove la «sinizzazione» dell’islam stravolgendo l’architettura di innumerevoli moschee. Nemmeno l’epidemia di coronavirus ha fermato le persecuzioni e in alcune regioni popolate da musulmani hui, come le province del Gansu e dell’Henan e la Regione autonoma hui del Ningxia, le autorità spendono ingenti somme di denaro per abbattere cupole, minareti e altri simboli dei luoghi di culto.
A Zhengzhou, capoluogo della provincia centrale dell’Henan, la moschea Niezhuang nel distretto di Jinshui è stata «sinizzata» al costo di quasi due milioni di renminbi (circa 280mila dollari statunitensi). La rettifica della moschea di Gongmazhuang, situata nella zona di sviluppo economico della città, costerà 4,2 milioni di renminbi (circa 593mila dollari).
Un fedele musulmano di Zhengzhou ha espresso la propria opinione sulla repressione dell’islam in questi termini: «Il Partito Comunista teme che i credenti siano più numerosi dei membri del Partito e che ciò costituisca una minaccia per il regime. Il Partito Comunista ha sempre l’ultima parola e noi siamo costretti a rispettare norme e regolamenti mentre il regime ci perseguita».
Il distretto Chengdong della città di Xining, una zona popolata dagli hui situata nella provincia nordoccidentale del Qinghai, era dominato dalle mezzelune con la stella, dalle cupole verdi e da altri simboli della cultura islamica, ma ora, mentre in tutto il Paese imperversa la campagna per «sinizzare» l’islam, tutti questi simboli stanno scomparendo.
Il 30 maggio l’Ufficio del gruppo direttivo per la rettifica delle moschee in stile arabeggiante nel distretto di Chengdong ha approvato un rapporto riservato che prevede la rimozione di strutture architettoniche religiose da 19 moschee della zona.
Secondo il documento, «nel distretto Chengdong a Xining sono presenti 32 luoghi di culto islamici e tra questi, 19 moschee in stile arabeggiante che dovranno essere rettificate perché 15 sono dotate di ampie cupole e minareti mentre le rimanenti hanno solo i minareti».
L’amministrazione locale prevede di rettificare dieci moschee nel 2020 e a tal fine ha previsto un budget di spesa di 10.637.900 renminbi (circa 1.505.000 dollari). Tra questi luoghi di culto sono comprese la moschea Wangjiazhuang, la moschea Zhongzhuang e la Wood Alley Islamic activity venue. Il prossimo anno saranno «sinizzate» altre nove moschee con una spesa stimata di 16.248.000 renminbi (circa 2.298.800 dollari).
Nel 2021 dovrebbe essere rettificata anche la famosa moschea Dongguan che è il più grande e meglio conservato edificio storico di Xining. Secondo il rapporto, la moschea, costruita nel 1914, ha due minareti e una grande cupola che sovrasta la sala orientale. I minareti, alti 47,7 metri, dovranno essere ridotti a 10 metri. La cupola è alta 19,36 metri e verrà completamente demolita. Il preventivo per l’esecuzione dei lavori è pari a 2.516.300 renminbi (circa 355.500 dollari).
Secondo quanto riferito dai media, alcune moschee e i residenti del distretto di Chengdong hanno donato 2.865.000 renminbi (circa 404.800 dollari) per la prevenzione del coronavirus. La moschea Dongguan ha donato un milione di renminbi (circa 141.300 dollari) e le altre nove moschee di cui è prevista la rettifica complessivamente 790mila renminbi (circa 111.600 dollari).
Per il PCC l’esistenza stessa della cultura islamica rappresenta una minaccia alla coesione tra la popolazione e il regime. Per questo motivo, sebbene essi siano integrati nella società cinese e considerati dalle autorità «musulmani buoni», gli hui vengono perseguitati in tutto il Paese.