Detenuto illegalmente dal 2014, il famoso economista ha ricevuto uno dei più alti riconoscimenti europei. Per il PCC negare la repressione nello Xinjiang diventa ancora più insostenibile
di Marco Respinti
L’ottima notizia della giornata è che il vincitore del Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2019 è Ilham Tohti, economista uiguro che si batte instancabilmente per i diritti della minoranza uigura in Cina. Il significato del riconoscimento lo ha sottolineato il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, italiano, che, annunciando il nome del vincitore, ha dichiarato: «Con l’assegnazione di questo premio esigiamo fermamente dal governo cinese il rilascio di Tohti e chiediamo il rispetto dei diritti delle minoranze in Cina».
Tohti è infatti in prigione. Come molti altri uiguri e appartenenti a minoranze turcofone. Come troppi di loro. Fino a tre milioni, calcolano recenti studi accurati. Perché? Fondamentalmente solo perché Tohti è uiguro e musulmano. L’aspra lotta che il PCC conduce contro tutte le religioni e le minoranze etniche considera tipi come lui nemici mortali, anche se, come nel caso del nuovo vincitore europeo, si tratta di persone totalmente pacifiche.
Ufficialmente, tuttavia, Tohti è stato imprigionato per aver criticato le politiche oppressive del PCC nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang (che gli uiguri preferiscono chiamare Turkestan orientale) e la disparità di trattamento tra gli uiguri e i cinesi han che vivono nello Xinjiang attraverso il sito web Uyghur Online. Ironia della sorte, l’obiettivo principale di Tohti è sempre stato il miglioramento delle relazioni tra uiguri e cinesi. Persino di più: Tohti ha sempre invocato il dialogo e la riconciliazione. Teoricamente, quindi, se non fosse stato così accecato dall’ideologia, il regime cinese avrebbe potuto usare la sua offerta di dialogo.
Tohti è stato arrestato il 15 gennaio 2014. Meno di due mesi dopo, nel marzo 2014, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla carcerazione arbitraria ne ha ritenuto la detenzione completamente ingiustificata. Ignorando questa sentenza, la Cina lo ha condannato all’ergastolo nel settembre 2014 con l’accusa di “separatismo”, che nel suo caso non ha alcun senso. Indipendentemente da ciò che altri uiguri possano pensare sullo Xinjiang come Stato separato, Tohti è famoso per aver sostenuto esattamente il contrario. A favore del separatismo, insomma, non si è mai pronunciato.
Ciononostante, ha subito un processo di soli due giorni. Per sei mesi dopo l’arresto ai suoi avvocati è stato impedito di incontrarlo. Il pubblico ministero ha negato loro i documenti del caso. E ai loro testimoni non è stato permesso di testimoniare.
Tohti è dunque entrato in carcere nel dicembre 2014, nella Prigione n. 1 di Urumqi, una delle molte strutture repressive nello Xinjiang. La sua famiglia, che vive a Pechino, a chilometri e chilometri di distanza, ha potuto vederlo solo di rado. Fino ad almeno l’inizio del 2016 ‒ riferisce l’organizzazione di advocacy China Change ‒ è stato tenuto in isolamento.
Per questi motivi due deputati, Ilhan Kyuchyu, della Bulgaria, e Phil Bennion, della Gran Bretagna, entrambi membri del gruppo politico “Renew Europe”, hanno lanciato una campagna in suo favore culminata, nel settembre 2019, nella candidatura al Premio Sacharov, un riconoscimento altamente prestigioso e grandemente simbolico per i singoli e le organizzazioni che si dedicano alla difesa dei diritti umani e della libertà di pensiero. Il premio prende il nome dallo scienziato e dissidente russo Andrei D. Sacharov (1921-1989). Sin dall’inizio della campagna, i due deputati hanno peraltro chiesto il sostegno dell’UNPO, l’Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati, che ha sede a Bruxelles, in Belgio.
Già è stato un grande risultato l’8 ottobre, quando i deputati europei hanno scelto Tohti come uno dei cinque finalisti del Premio, ma oggi gli uiguri sono galvanizzati. Non è infatti una vittoria piccola. «Questo premio», dichiara il segretario generale dell’UNPO, Ralph J. Bunche III, a Bitter Winter «è l’ennesimo riconoscimento del fatto che Ilham Tohti sia un prigioniero di coscienza, incarcerato dalla Repubblica Popolare Cinese in violazione di tutti i diritti umani fondamentali. È uno dei milioni di uiguri che vengono illegalmente detenuti in Cina ed è un simbolo, non solo della lotta uigura, ma della ricerca della libertà di fronte all’oppressione per cui così tante persone in Cina rischiano oggi la propria vita. Ci auguriamo che questo premio rappresenti lo spartiacque nelle relazioni fra Unione Europea (UE) e Cina, con la UE capace di assumere un ruolo più energico nel combattere la repressione di cui la Cina fa oggetto i propri cittadini e contro il suo tentativo di esportare il proprio sistema di governance nel mondo».
Lo studioso tedesco Adrian Zenz, il maggior esperto mondiale del sistema di repressione in atto nello Xinjiang, ha detto a Bitter Winter: «Era ora che l’Europa desse un segnale di questo genere, considerando il fatto che gli uiguri rappresentano il maggior caso di incarcerazione di una minoranza etnico-religiosa dai tempi dell’Olocausto».
Ora la palla passa al PCC. Il regime cinese ha cercato di coprire l’orribile trattamento di cui fa oggetto gli uiguri e altri turcofoni nello Xinjiang semplicemente consegnando tutto all’oblio. Per lungo tempo ha tentato di negare l’esistenza stessa dell’intera macchina repressiva dispiegata nella regione, i temibili campi per la trasformazione attraverso l’educazione in cui sono detenute milioni di persone. Una volta resi pubblici immagini, video e testimonianze, anche da Bitter Winter, non è stato più possibile nascondere i fatti e il PCC ha cambiato strategia, insistendo nel dire che quei campi siano in realtà scuole professionali. Ma come risponderà il PCC ora che uno dei dissidenti uiguri più famosi al mondo viene sostenuto dal Parlamento Europeo in modo tanto chiaro e aperto?