In un Paese in cui, con le giuste relazioni, si può arrivare ovunque, i campi di “rieducazione” sono un tabù.
Bitter Winter ha recentemente parlato con un impiegato pubblico che lavora nella prefettura di Kanshi.
L’uomo ha raccontato di un incidente avvenuto nel 2017, in cui un funzionario pubblico, Mai Maitijiang (pseudonimo), è stato scoperto a parlare al telefono con un individuo “sospetto” uiguro. È stato ben presto rinchiuso in un campo di “rieducazione”. Quando uno dei membri dello staff della sua unità ha provato a intervenire in suo favore, la sua supplica è stata ignorata.
Tuttavia, in un altro caso, la supplica è costata di più. Due impiegati in una sottounità di una struttira governativa nella prefettura dell’Hotan hanno provato a intercedere per la scarcerazione di alcuni detenuti uiguri, parlando a nome loro. Li sapevano innocenti e sentivano che quella incarcerazione era probabilmente frutto di un errore. Tuttavia, quando si sono rivolti ai superiori, sono stati licenziati in tronco. Ed è stato detto loro che per la loro insubordinazione era ancora una punizione “leggera”.
«In Cina – un posto in cui solitamente con i soldi e con le relazioni giuste si ottiene qualsiasi cosa – i campi di “rieducazione” sono diventati un tabù», ha detto l’impiegato.
Perorare la causa dei detenuti può peraltro anche costare l’etichetta di “doppiogiochismo”, affibbiata a chi non è fedeli al Partito Comunista e simpatizza con le minoranze etniche. Ciò può portare alla discriminazione sul posto di lavoro e nell’ambito personale.
Più del 90% dei residenti nella contea di Yecheng, dipendente dalla città di Kashi, sono uiguri. Secondo un’altra fonte ben informata, di questi, circa 40mila sono stati già internati nei campi. Tuttavia, anche se sono innocenti, non possono essere scarcerati da nessuno, in alcun modo.
«Quelli che sono stati portati nei campi di “rieducazione” possono ritenersi fortunati. Se vieni portato via dall’Ufficio della sicurezza nazionale, è finita: vuol dire che stai per essere torturato e nessuno sa se sopravvivrai», dice la nostra fonte.
Servizio di Li Zaili