Da domenica gruppi e singoli scenderanno in piazza per (almeno) sei settimane. Vogliono rompere il silenzio sulle persecuzioni perpetrate dal PCC nello Xinjiang
di Marco Respinti
Siamo al paradosso: tutti parlano della terribile situazione dello Xinjiang e la politica con la maiuscola ignora semplicemente il fatto. Certo, il Dipartimento di Stato americano si sta facendo sentire, e anche diversi altri Paesi lo fanno, ma, allo stesso tempo, ci sono altri governi, troppi, che restano muti o che addirittura appoggiano la repressione che la Cina esercita sugli uiguri e su altre etnie musulmane turcofone nello Regione autonoma uigura dello Xinjiang (XUAR).
È dunque dalla società civile che sorge la reazione a queste crudeltà e a queste insensibilità, e la cosa è tanto più significativa.
Esiste, infatti, un gruppo di amici per i quali la misura è davvero colma e che per questo lancia una straordinaria mobilitazione pubblica di protesta. Si chiama #WhiteBlue19 e, a partire dal 21 luglio, verrà attuata contemporaneamente in molte città del mondo. Il programma completo degli eventi è disponibile sul suo profilo Facebook. Il bianco e il blu menzionati del nome dell’iniziativa sono i colori del Turkestan Orientale, il nome che molti uiguri preferiscono a Xinjiang; e ovviamente “19” sta per l’anno 2019. Si tratta di eventi informali con cui gli animatori cercheranno di attirare l’attenzione della gente sulle repressioni in atto nello Xinjiang marciando, cantando e danzando per le strade.
Bitter Winter ha parlato con uno degli organizzatori, Matt Tucker, un giovane attivista americano di Valley Forge, poco distante da Filadelfia, sito storico del famoso accampamento in cui l’esercito continentale di George Washington trascorse l’inverno 1777-1778 durante la Guerra per l’indipendenza degli Stati Uniti. Un famoso dipinto raffigura Washington raccolto in preghiera in ginocchio prima di scendere in campo contro le truppe britanniche.
«Da ventenne sono stato a lungo malato», commenta Tucker, che compirà 29 anni alla fine di luglio. «L’unica cosa che per anni ho potuto fare era sdraiarmi a letto, leggere e fremere di amarezza e risentimento. Ho iniziato a sentirmi meglio circa un anno fa e a quel punto ho avuto difficoltà a trovare lavoro. Avendo sempre voluto aiutare le persone, ho deciso di dedicarmi alla beneficenza. Ho combattuto il risentimento e l’amarezza, e adesso mi sento davvero bene: ma mi sentirò fantasticamente quando gli uiguri potranno ricongiungersi alle proprie famiglie, saranno liberi e godranno delle nuove connessioni online che consentono di bypassare i vecchiumi e le lentezze dei governi!».
Alle spalle non esiste un’organizzazione ufficiale. «Siamo solo privati cittadini del mondo», afferma Matt. «Né ci sono veri “capi” di questo movimento. È infatti ora che le persone normali di ogni estrazione sociale si connettano online, e lottino per la pace e per la libertà», sottolinea Tucker. «Noi, la gente, possiamo portare la pace in maniera molto rapida!». Gli statunitensi riconosceranno le parole «Noi, la gente» che sono l’inizio della loro Costituzione.
Il gruppo informale di Tucker collaborando del resto con le principali organizzazioni della diaspora uigura, quali il World Uyghur Congress di Monaco di Baviera, in Germania, e l’American Uyghur Association. «Le nostre manifestazioni saranno diverse a seconda della città», aggiunge. «Gli organizzatori locali hanno il controllo e la proprietà delle manifestazioni, ma tutti indosseranno i colori bianco e blu, e cercheranno di connettersi fra loro. Ci sono molti gruppi: a Taiwan, a Hong Kong, in Tibet, in Sudan e in Venezuela. Luoghi del mondo in cui le persone conoscono il significato vero della repressione e del dolore».
A partire da domenica, quindi, la prima fase della campagna è programmata per durare sei settimane e ha obiettivi ambiziosi. «Tra sei settimane gli studenti rientreranno nelle università e l’idea è quella di coinvolgere, a quel punto, loro. Una volta coinvolti gli studenti le proteste continueranno fino a quando gli uiguri non saranno liberi», afferma Matt con entusiasmo.
Puntano in alto e vogliono fare molto. Alcuni dei loro sostenitori sono persino riusciti a portare la campagna #WhiteBlue19 nel cuore del drago rosso ‒ Piazza Tiananmen ‒, il più impensabile dei luoghi!