Un musulmano è stato imprigionato e la sua ditta è stata messa in liquidazione dopo aver richiesto un finanziamento di 500mila renminbi.
Una fonte bene informata ha rivelato che, nel 2017, le autorità della regione autonoma dello Xinjiang hanno iniziato a indagare tutti i credenti musulmani che si erano recati all’estero.
A metà agosto 2017, gli agenti di polizia della prefettura di Tacheng, nello Xinjiang, hanno telefonato ai familiari di Zhang Hang (pseudonimo), che gestiva una società in un’altra provincia, per informarli che l’uomo sarebbe dovuto tornare a casa per essere sottoposto a indagini in quanto, nella primavera del 2016, si era recato in Sudan e, dopo poco, aveva iniziato una nuova attività. Se si fosse rifiutato di tornare, la polizia lo avrebbe trovato e condotto a casa con la forza. Zhang Hang è tornato il 28 agosto e due giorni dopo è stato arrestato senza che gli venisse fornita alcuna motivazione, per poi essere rinchiuso in un campo di “rieducazione”.
Dopo l’arresto di Zhang Hang, la società in cui l’uomo aveva investito denaro e che gestiva in un’altra provincia è stata costretta a chiudere perché non vi era nessuno a mandarla avanti. L’uomo non avrebbe solo dovuto ripagare un mutuo di oltre 400mila renminbi, ma anche rimborsare un finanziamento per l’acquisto di veicoli dell’ammontare di oltre 100mila renminbi.
Secondo le informazioni raccolte, dopo che l’uomo fu inviato nel campo, la polizia non gli ha mai permesso di contattare i familiari né i soci e né dipendenti, nonostante fosse un buon cittadino e avesse sempre rispettato la legge.
Zhang Hang è imprigionato nel campo da più di un anno e non si sa quando potrà far rientro a casa.
Servizio di Li Zaili