L’attivista che ha denunciato i campi per la trasformazione attraverso l’educazione nello Xinjiang è libero, ma deve interrompere la campagna contro il PCC
Massimo Introvigne
Il 16 agosto il tribunale di Almaty, dove il suo caso era stato trasferito dalla capitale Nur-Sultan, ha accettato il patteggiamento con cui Serikzhan Bilash si è dichiarato colpevole di aver usato un linguaggio sedizioso nella campagna di denuncia delle atrocità dei campi in cui il PCC ha incarcerato tre milioni di uiguri e decine di migliaia di kazaki. Bilash ha evitato il carcere ed è stato condannato a pagare una multa equivalente a 300 dollari statunitensi. Ha però dovuto accettare di interrompere la campagna contro i campi per la trasformazione attraverso l’educazione e di non lasciare Almaty per tre mesi.
È stata una giornata drammatica in tribunale. Centinaia di sostenitori di Bilash cantavano e gridavano slogan e in un primo momento, a causa della grande confusione, l’avvocato di Bilash, Aiman Umarova, non è riuscita a raggiungerlo. Poi le è stato riferito che il suo cliente poteva scegliere tra una condanna a sette anni di carcere e il patteggiamento dichiarandosi colpevole. La Umarova si è rifiutata di controfirmare l’accordo, sostenendo di essere convinta che Bilash fosse totalmente innocente; Bilash ha però trovato un altro avvocato e questi ha firmato il documento. L’attivista ha detto ai propri sostenitori che quello era l’unico modo per evitare il carcere.
Si prevede che Bilash, in base all’accordo raggiunto con la corte, non parlerà più in pubblico a titolo personale, ma che sarà la sua organizzazione, Atajurt, a continuare la campagna, denunciando il PCC e i campi nello Xinjiang sia in Kazakistan sia all’estero.
Adesso Bilash è con la moglie e i due figli. In un messaggio audio la moglie, Leila Adilzhan, ha ringraziato tutti i sostenitori del marito e in particolare Bitter Winter per il «decisivo contributo» nel restituire la libertà a Serikzhan. Ha anche aggiunto che «migliaia di persone in Kazakistan hanno letto Bitter Winter e che la campagna internazionale ha convinto le autorità che tenere Serikzhan in carcere avrebbe danneggiato l’immagine del Kazakistan nel mondo».