Il discorso con cui il 18 giugno Massimo Introvigne, direttore di “Bitter Winter”, ha aperto la seduta plenaria del parlamento lituano dedicata alla strategia per l’Asia del Paese baltico
di Massimo Introvigne
Spero che il dibattito sulle relazioni della Lituania con l’Asia possa beneficiare del contributo di uno studioso sui diritti umani in Cina.
Come la sinologa francese Alice Ekman ha dimostrato nel recente saggio Rouge Vif, non è vero che la Cina abbia “abbandonato” il comunismo. Infatti, anche gli elementi tipici della Cina imperiale che compaiono oggi nella retorica ufficiale vengono interpretati nell’ottica marxista. Con Xi Jinping, al centro della progettualità del Partito Comunista Cinese (PCC) vi è l’ideologia ancora più di quanto fosse in precedenza.
Xi Jinping appartiene a una generazione che per anni ha studiato le cause dell’implosione dell’Unione Sovietica per comprendere in che modo il PCC può evitare di ripetere gli stessi errori. I comunisti cinesi hanno raggiunto quattro conclusioni principali. Primo, l’Unione Sovietica ha iniziato a collassare molto prima di Gorbaciov a causa di quella che Xi ha definito l’idea «stupida» di criticare Stalin. Il presidente Xi ha affermato: «Non dovremo mai dimenticare gli insegnamenti di Stalin».
Secondo, la strategia del «colpire duramente». Nel maggio 1989, mentre gli studenti protestavano in piazza Tiananmen, Gorbachev aveva visitato Pechino e raccomandato moderazione. Nei manuali interni sulla storia del PCC, la decisione di Deng Xiaoping di non seguire quel suggerimento e di inviare l’esercito a «colpire duramente» uccidendo circa 10mila studenti è salutata come la mossa gloriosa che ha salvato il regime.
Terzo, «colpire duramente» tutti gli appartenenti a quelle che Mao definiva «categorie obiettivo» ‒ che comprendono i devoti di religioni non autorizzate, dissidenti politici e minoranze come tibetani e uiguri ‒ è uno dei pilastri della repressione. L’altro è la «gestione dell’ordine pubblico» tramite la «rieducazione a domicilio», l’uso di sanzioni e di ricompense economiche e la sorveglianza 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Già Mao aveva teorizzato la sorveglianza costante di tutti i cittadini cinesi, ma il Gran Timoniere non disponeva delle tecnologie di cui può invece avvalersi ora Xi Jinping: 300 milioni di telecamere di sorveglianza, sistemi per il riconoscimento facciale, programmi spia che tutti i cinesi sono obbligati a installare sui loro smartphone e l’intelligenza artificiale. A tutto ciò si aggiungono i «capitani di quartiere» che integrano la tecnologia visitando personalmente ogni abitazione.
Secondo i libri di testo del PCC l’aver consentito alla religione di persistere e prosperare (la Polonia e la Lituania sono spesso citate come «cattivi» esempi) è uno dei motivi principali per cui nell’Europa orientale il comunismo è collassato. Xi Jinping ha avviato la peggiore repressione dopo la Rivoluzione Culturale facendo distruggere decine di migliaia di chiese, moschee e templi, compresi alcuni luoghi di culto «autorizzati» e filo-governativi.
In alcuni templi, le statue di Mao e di altri leader comunisti hanno sostituito i Buddha e i Bodhisattva.
Milioni di uiguri, kazaki e tibetani sono stati internati nei «campi per la trasformazione attraverso l’educazione». Centinaia di migliaia di seguaci di nuovi movimenti in rapida crescita e dunque considerati particolarmente pericolosi per il PCC ‒ principalmente il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotente (attualmente il movimento più perseguitato in Cina) ‒ sono stati arrestati e centinaia uccisi.
Quarto. Il PCC ritiene che l’Unione Sovietica abbia fallito perché la sua propaganda era diventata inefficace e la sua presenza nelle istituzioni internazionali troppo debole. Il PCC utilizza l’incredibile numero di 10,5 milioni di troll per pubblicare continuamente propaganda sui social media di tutto il mondo. Ogni università cinese è tenuta fornire una quota di «volontari per civilizzare internet» (si veda il manifesto) in grado di postare messaggi in lingue straniere.
La Cina è riuscita a far eleggere dei cinesi a capo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU), dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) e anche burocrati di alto rango nel Consiglio per i diritti umani (HRC). L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è stata plasmata nei dieci anni (2007-2017) in cui il direttore generale era cinese a cui è subentrato l’attuale direttore generale etiope e filo-cinese.
Xi Jinping confida nel fatto che l’attivismo internazionale della Cina e il ricatto economico potranno disinnescare le critiche del mondo alle mosse presenti e future nei confronti di Hong Kong e Taiwan. I prossimi mesi e anni ci diranno se questa strategia avrà successo e molto dipenderà da come reagiranno i Paesi democratici. Grazie.