Dopo la chiusura dei campi di lavoro forzato, il PCC ha istituito al loro posto le correzioni comunitarie, che non smettono affatto di limitare la libertà.
Nel 2013 il governo cinese ha annunciato la chiusura dei numerosi campi di lavoro forzato, negando al contempo di avere l’intenzione di istituire altri sistemi alternativi. I campi di lavoro, meglio conosciuti come laogai, erano un vasto sistema di campi dove gli internati venivano “riformati” attraverso il lavoro forzato e che hanno prodotto decine di milioni di morti.
Nonostante quanto detto però, come hanno riferito varie testate giornalistiche, a partire dal 2003 il PCC ha avviato con successo un nuovo sistema di “correzione comunitaria”.
Bitter Winter ha parlato con una cittadina cinese condannata alla “correzione comunitaria” per capire come la sua vita ne sia stata stravolta.
Shen Ailan (pseudonimo), della provincia dello Zhejiang, è stata la prima a essere arrestata nel giugno 2017 perché fedele della Chiesa di Dio Onnipotente. All’inizio del 2018, Ailan è stata condannata da un tribunale locale a scontare tre anni di reclusione e altri cinque anni di libertà vigilata. La condanna ha inoltre previsto un’ammenda di 10mila renminbi, pari a quasi 1500 dollari americani.
Mentre scontava la condanna fuori dal carcere, la donna ha dovuto firmare un documento dell’Ufficio della giustizia intitolato Garanzia di accettazione della gestione dinamica delle informazioni delle correzioni comunitarie. Secondo quanto stabilito dal documento, Shen deve obbligatoriamente contattare telefonicamente l’Ufficio una volta la settimana e presentarsi di persona due volte, oltre che frequentare corsi intensivi di “rieducazione”.
Vive poi costantemente sotto la sorveglianza del governo. Come molti altri nella sua condizione, viene monitorata dalle autorità attraverso un tracciante GPS abilitato nel telefono cellulare. Per esempio, dopo essere uscita per una passeggiata al parco, è stata prima contattata telefonicamente dall’Ufficio della giustizia e poi interrogata a lungo su quella sua escursione.
Quale sia lo scopo di questo sistema alternativo di “correzione comunitaria” resta ancora da capire bene. Secondo fonti interne, chiunque violi i processi di monitoraggio e di sorveglianza messi in atto dall’Ufficio della giustizia si vedrà revocare la libertà vigilata e tornerà in prigione.
Servizio di Lin Yijiang