Temendo che sia difficile tenere sotto controllo una popolazione buddhista numerosa, il regime moltiplica gli sforzi per eliminare i simboli religiosi
di Li Ping
Il 16 novembre a Gaizhou, una città con status di contea della provincia nordorientale del Liaoning, l’Ufficio per la sicurezza pubblica, la polizia delle squadre speciali, un dipartimento dei vigili del fuoco e altre istituzioni governative hanno compiuto un’operazione congiunta per rimuovere la statua del Bodhisattva Ksitigarbha che si trovava nel tempio Wanhe.
Secondo un abitante della zona, l’amministrazione ha dichiarato che la statua è stata demolita perché era «troppo alta e avrebbe potuto provocare un incendio qualora fosse colpita da un fulmine».
«È assolutamente ridicolo», ha commentato l’uomo. «La statua è rimasta lì per anni e nessuno si è preoccupato che venisse colpita da un fulmine. Come può diventare improvvisamente un rischio? ».
Video: La demolizione della statua del Bodhisattva Ksitigarbha
Il tempio Huagong, situato a Dalian, importante città portuale sotto-provinciale del Liaoning, è stato edificato all’inizio degli anni 1990. Nel novembre 2019, la sezione cittadina dell’Ufficio per gli affari religiosi ha inviato alcune persone per rimuovere le statue buddhiste che si trovavano al suo interno. Tre sculture a cielo aperto alte più di 10 metri sono state distrutte, così come il bruciatore per l’incenso, di cui è rimasto solo il basamento. I caratteri cinesi della scritta «Namo Amitābhāya» sono stati cancellati dal muro all’ingresso del tempio.
Solo un mese dopo essere stata completata la statua del Buddha disteso che si trovava in una località turistica della contea di Dehua, nella provincia sudorientale del Fujian, è stata demolita. I funzionari locali hanno affermato che le politiche nazionali vietano «che le statue di soggetto buddhista situate all’aperto siano alte più di 10 metri».
«Il Buddha disteso è stato realizzato per garantire prosperità e pace agli abitanti dei villaggi della zona», hanno raccontato a Bitter Winter alcune persone del luogo, timorose di esprimere apertamente le proprie critiche alle azioni del governo. «Il Partito però l’ha fatta demolire per il timore che il numero crescente di fedeli buddhisti possa influenzare il regime».
«Il Partito Comunista considera un pericolo il fatto che in Cina vi siano così tanti buddhisti; teme che questi credenti creino un’organizzazione», ha rivelato a Bitter Winter un funzionario governativo della provincia del Fujian. «Perciò elimina i rischi potenziali allo stadio iniziale. Se non si interviene in tempo, potrebbe essere molto oneroso reprimerli una volta divenuti più forti. Gli ordini del PCC debbono essere eseguiti. Chi osa resistere sarà punito in men che non si dica. Ciò è molto semplice, poiché il Partito può eliminare chiunque con accuse arbitrarie».
All’inizio dell’anno scorso, l’amministrazione locale ha fatto rimuovere una statua della Guanyin alta 17 metri, in marmo bianco, dal tempio Huayan della città di Qingdao, nella provincia dello Shandong, anch’essa accusata di essere “troppo alta”. La scultura, del valore di 3 milioni di renminbi (circa 430mila dollari statunitensi), è stata distrutta tagliandola in sette parti.
Nel giugno 2019 a Shangpan, un borgo amministrato dalla città di Linhai, nella provincia orientale dello Zhejiang, una statua della Guanyin Nanhai situata a cielo aperto è finita sotto attacco, dopo che i funzionari governativi l’hanno individuata grazie all’uso dei sistemi di localizzazione satellitare. L’opera, alta 14 metri, è stata demolita con una gru e successivamente fatta in quattro pezzi.
A Chongqing, una megalopoli nel sudovest del Paese, una statua maschile di Guanyin situata all’aperto, alta 21 metri, nella zona panoramica del monte Yufeng del distretto di Yubei è stata distrutta nel giugno 2019. Un testimone oculare ha raccontato a Bitter Winter che il giorno della demolizione la polizia ha transennato i due incroci sulla strada che conduce al monte, impedendo ai turisti di salire o di scattare fotografie. L’uomo ha aggiunto che il trapano e il macchinario per tagliare il cemento usati per rimuovere la statua provocavano un rumore tremendo.
Una località turistica della contea di Maguan, nella provincia sudoccidentale dello Yunnan, ospitava 13 statue di soggetto buddhista in marmo bianco, realizzate con una spesa di 680mila renminbi (circa 97mila dollari). Nel maggio 2019, l’amministrazione locale le ha rimosse tutte nel giro di una settimana e una gru le ha poi trascinate via, seppellendole in una buca scavata in precedenza.
Nell’agosto 2019, nella zona panoramica del Grandissimo Buddha di Qilu, nella città di Ji’nan, nello Shandong, una statua della Guanyin alta più di 30 metri, per cui si erano spesi più di 5 milioni di renminbi (circa 700mila dollari), su ordine dell’amministrazione locale è stata racchiusa in una struttura cubica. Le sculture degli otto protettori buddhisti dei dodici segni zodiacali che si trovavano nella zona panoramica sono state demolite. I funzionari locali hanno asserito che stavano eliminando le divinità buddhiste per ordine del governo centrale.
«Mi si spezza il cuore a guardare i pezzi delle statue buddhiste distrutte sparsi in giro», ha commentato una persona che lavora nella zona. «Il regime non permetterà alla gente di praticare la propria fede, tutto qui».