La strategia ha portato alla chiusi altri templi buddhisti e taoisti
Il PCC ha trovato un modo nuovo per continuare a perseguitare le fedi come sempre: esige che per svolgere funzioni religiose si debbano ottenere permessi che però contemporaneamente si rifiuta di garantire.
Secondo quanto stabilisce la nuova Normativa sugli affari religiosi, i luoghi utilizzati per attività religiose devono essere approvati e debbono ottenere prima un certificato di registrazione dell’amministrazione locale altrimenti vengono definiti illegali e chiusi. Ma, secondo quanto Bitter Winter ha appreso, i funzionari pubblici non rilasciano affatto i permessi: anzi, stanno chiudendo o smantellando i luoghi religiosi proprio perché sono “illegali”.
Una fonte interna all’amministrazione nella città di Xinzheng, nella provincia centrale dell’Henan, ci ha riferito che il fatto che le autorità tengano intenzionalmente in sospeso i permessi è direttamente connesso al fatto che la politica del PCC stia riducendo drasticamente il numero di luoghi adibito ad attività religiose onde frenare la diffusione e la crescita della religione.
Questo orientamento è confermato da un documento interno ottenuto da Bitter Winter, intitolato Compiti chiave e divisione degli incarichi della fase tre delle unità che dipendono direttamente dall’amministrazione della contea. È stato emesso l’anno scorso dalle autorità di una contea dipendente dalla città di Luoyang, nella provincia dell’Henan, e recita: «A esclusione della ricostruzione di edifici demoliti e trasferiti, oppure della ricostruzione nella sede originaria per motivi di sicurezza, le approvazioni dei luoghi per attività religiose sono sospesi».
Le amministrazioni locali di tutto il Paese Cina si stanno muovendo in modo analogo per fermare le attività dei templi buddhisti e taoisti.
Il tempio dell’Imperatore di giada, situato nella contea autonoma hui e tu di Minhe, dipendente dalla città di Haidong, nella provincia del Qinhai, era un tempio taoista di recente costruzione, edificato con un investimento privato di più di 3 milioni di renminbi (circa 445.400 dollari statunitensi). Il 23 ottobre il governo lo ha smantellato con la forza.
Secondo le notizie che abbiamo raccolto, si trovava su un terreno di proprietà del costruttore e, al momento della costruzione, aveva ottenuto il permesso dell’amministrazione locale.
«Prima che iniziasse la costruzione, [il governo della contea] ha dato l’assenso. Ora che lo demoliscono, dicono che il governo centrale non dà mai il permesso di costruire templi», dice una fonte locale. «Durante la Rivoluzione Culturale è stata scatenata una persecuzione religiosa sfrenata. Adesso Xi Jinping sta facendo la stessa cosa».
Anche il tempio buddhista Lingyan, nella città di Huludao nella provincia nordorientale del Liaoning, è stato sequestrato per la medesima ragione.
Il 12 ottobre alcuni funzionari pubblici hanno ordinato il sequestro di tutti i materiali buddhisti che si trovavano nel tempio, e la chiusura tutte le porte e di tutte le finestre con il cartongesso. Le colonne rosse sono state coperte con vernice nera e l’ingresso del tempio è stato completamente murato con i mattoni.
Per la costruzione del tempio sono stati spesi di 2,8 milioni renminbi (circa 363.600 dollari), raccolti tra il proprietario del tempio e gli abitanti del villaggio. Prima che il tempio venisse chiuso, il proprietario aveva chiesto che le autorità rilasciassero il permesso, ma i funzionari non l’hanno mai fatto.
Un abitante del villaggio afferma che il governo non permette loro né di bruciare incenso né di adorare il Buddha, e che per questo sono state collocate telecamere di sicurezza sul lato della strada che conduce al tempio in modo che chiunque sia scoperto ad andarvi a pregare venga punito.
Questa situazione non è peraltro circoscritta ai soli templi buddhisti e taoisti. Come Bitter Winter ha già riferito, numerosi luoghi di preghiera protestanti e cattolici hanno dovuto continuare a presentare le domande per i permessi per anni e anni. Alcuni l’hanno fatto per vent’anni.
Servizio di Wang Yichi