Il piano quinquennale del PCC per la “sinizzazione” dei musulmani al di fuori dello Xinjiang impone che numerosi luoghi di culto vengano privati dei simboli religiosi
Di Wang Yichi
Il 18 marzo, nel bel mezzo dell’epidemia di coronavirus, alcuni operai assoldati dall’amministrazione muniti di mascherine, hanno lavorato al tetto della moschea di Gongmazhuang nella Zona di Sviluppo Economico di Zhengzhou, la capitale della provincia centrale dello Henan. Non c’era nulla di sbagliato nel tetto che richiedesse un restauro: gli operai stavano rimodellando la moschea, per renderla di aspetto “più cinese”, dopo che le sue cupole e simboli della mezzaluna e la stella erano stati rimossi a novembre.
L’Ufficio per gli affari religiosi della città ha ordinato la correzione in giugno, ma la comunità della moschea si è opposta e ha resistito. I funzionari dell’Ufficio li hanno continuamente ripresi per «disobbedienza agli ordini del Partito».

«Tutte le moschee del Paese devono essere corrette», ha detto a Bitter Winter il direttore di una moschea a Zhengzhou. «Xi Jinping agisce da tiranno. Chiunque si opponga alle demolizioni perderà il suo lavoro e verrà punito dal governo».
Un altro direttore di moschea dice che almeno 50 moschee a Zhengzhou, l’anno scorso, hanno subito la rimozione dei loro simboli islamici. «Quelli sono i simboli della nostra fede, ma ora vengono “sinizzati”», lamenta. «Non osiamo dire nulla. Le autorità demoliscono e poi costruiscono qualcosa di nuovo; è veramente uno spreco di denaro e di lavoro. Adesso anche parole e frasi in arabo sui veicoli devono essere raschiate».
Il governo ha speso quasi due milioni di renminbi (circa 280mila dollari statunitensi) per “sinizzare” la moschea di Niezhuang nel distretto cittadino di Jinshui. I minareti della moschea sono stati rimodellati e i simboli della mezzaluna e la stella rimossi a novembre. «La moschea ora sembra un tempio cinese», dice sconsolato un imam della moschea.

A fine marzo il governo ha ordinato di rimuovere le cupole e i simboli della mezzaluna e la stella da una moschea per soli uomini nel villaggio di Xiaoma, nella giurisdizione della contea di Wuling di Jiaozuo, nello Henan.

Secondo un musulmano di etnia hui del villaggio, circa 50 moschee nella contea sono state corrette a dicembre, perdendo tutti i loro simboli islamici.
Un imam locale ha confessato che i musulmani del villaggio hanno iniziato ad accusarlo di collaborare troppo con il governo, senza protestare contro gli ordini di rimozione dei simboli islamici dalla moschea. «La gente ha incominciato a chiedermi se fossi un imam o un funzionario statale», spiega l’imam, chiaramente in imbarazzo. «Siamo costretti a fare quel che il Partito Comunista chiede e non posso farci nulla. Le mie credenziali di imam possono essere revocate se non assecondo le richieste del governo».
Per “sinizzare” l’islam, i nomi e i testi in arabo vengono rimossi dai negozi gestiti dagli hui. A Kaifeng, nello Henan, dove risiede una significativa comunità musulmana sin dall’Undicesimo Secolo, il famoso mercato notturno del cibo è pieno di bancarelle di cibo halal e musulmano-cinese. Ma con l’espandersi della campagna di “de-arabizzazione” del PCC, le loro insegne stanno perdendo i loro nomi e frasi tradizionali in arabo.
