I terribili ricordi di alcuni soldati: gli eccidi di uiguri e di monaci tibetani, il salvataggio “selettivo” delle vittime del terremoto
di An Xin
Indice:
- Soppressione di musulmani
- Disordini in Tibet, l’uccisione dei monaci viene premiata
- Terremoto del Sichuan del 2008: «Non salvate minori e anziani»
- Solo i veterani vengono mandati a Hong Kong
Soppressione di musulmani
Tutte le persone menzionate in questo articolo hanno accettato di parlare con Bitter Winter a condizione di mantenere l’anonimato. Un veterano inizia così il proprio racconto: «Era l’estate del 2013 quando in una zona montuosa abbiamo giustiziato più di cento persone». Il soldato si è rifiutato di rivelare il luogo esatto dove ha avuto luogo l’eccidio temendo che maggiori dettagli lo avrebbero messo in pericolo.
L’uomo ha continuato: «Sembravano uiguri e alcuni di loro erano bambini piccoli. L’ordine è stato impartito dai nostri superiori i quali dicevano che ciò era necessario per il mantenimento della stabilità. Con l’aiuto di un drone vedevamo gli uiguri che scappavano, erano disarmati, ma noi gli sparavamo con i nostri QBZ-95 (fucile d’assalto cinese). Dovevano morire».
Il veterano ha aggiunto che la missione era top secret. Gli era stato detto che si sarebbe trattato di un’esercitazione, ma in realtà era un’operazione omicida che l’uomo definisce «un incubo che voglio dimenticare».
Un altro veterano originario della provincia sudorientale del Fujian ricorda che, alcuni anni orsono, il suo capitano era stato mandato in missione in un villaggio nello Xinjiang. L’uomo ha aggiunto: «Il capitano ci ha detto che militari in borghese erano andati nelle case dei cinesi han per avvisarli di coprire le finestre con fogli di giornale e di chiudere a chiave le porte prima di andare a letto. Inoltre avevano detto loro che, qualunque cosa avessero sentito, la notte successiva non avrebbero dovuto uscire, guardare fuori dalla finestra o accendere la luce».
L’uomo continua: «Quella notte si sono sentiti molti spari e al mattino il capitano ci ha detto che tutti gli uiguri erano andati via». L’uomo pensa che siano stati uccisi tutti.
Disordini in Tibet, l’uccisione dei monaci viene premiata
Un veterano originario della provincia orientale dello Shandong ricorda quando nel 2011 era stato mandato nella Regione Autonoma del Tibet per la repressione dei monaci: «I nostri superiori ci hanno detto che i monaci tibetani si stavano ribellando e ci hanno ordinato di reprimere la rivolta. Non eravamo certi che fosse vero, ma minacciavano di punirci se ci fossimo rifiutati di andare. Ci è stato detto che i tibetani sono religiosi e che in Cina ciò non è consentito».
Il soldato ha continuato: «Durante il tragitto i nostri autocarri erano completamente chiusi e noi stavamo al buio. Una volta arrivati ci hanno ordinato di circondare l’area in cui si nascondevano i monaci e hanno detto che non dovevamo permettere a nessuno di andarsene. Abbiamo ucciso tutti quelli che cercavano di protestare. Abbiamo ucciso molte persone. Quelli che hanno ucciso il maggior numero di monaci sono stati premiati. Per chi ne ha uccisi di meno i premi sono stati meno sostanziosi».
Un veterano originario della Cina nordorientale ha raccontato a Bitter Winter la storia di un compagno d’armi morto durante una missione a Lhasa, la capitale della Regione autonoma del Tibet. «Nel 2008, siamo stati mandati in missione a Lhasa per reprimere una “rivolta”». L’uomo ha aggiunto che era stato esplicitamente ordinato loro di uccidere i tibetani e chi avesse disobbedito sarebbe stato giustiziato.
L’uomo prosegue il racconto, dicendo: «I manifestanti contrattaccavano lanciando bottiglie molotov contro i soldati e molti sono rimasti feriti, un mio compagno era tra loro ed è morto dopo che i tentativi per salvarlo sono stati abbandonati. Alcuni soldati hanno riportato ustioni sul 90% del corpo. Sarebbe stata necessaria un’enorme quantità di denaro per curarli e così il governo li ha lasciati morire. Le famiglie dei soldati sono state informate dopo la cremazione quando è stato detto loro di portare a casa le ceneri».
Il soldato ha continuato: «L’ospedale non li ha curati come avrebbe dovuto. Ricordo che stavo parlando con il mio compagno d’armi, lui giaceva nel letto, ma era cosciente, poi un medico ha iniettato qualcosa nella flebo e gradualmente ha iniziato a perdere la voce».
Terremoto del Sichuan del 2008: «Non salvate minori e anziani»
Un veterano della provincia dello Shandong ha ricordato un’operazione di soccorso in seguito al terremoto verificatosi nel 2008 nella contea di Wenchuan nel Sichuan: «Il nostro capitano mi ha impedito di salvare un bambino che poteva avere cinque o sei anni. Mi ha detto che non dovevamo salvare i minori e gli anziani perché sarebbero stati un peso per il governo. Dovevano essere salvate solo le persone tra i 18 e i 40 anni. Non abbiamo nemmeno verificato se tutte persone che giacevano immobili fossero vive o morte, le abbiamo semplicemente ammucchiate sui camion. Certamente quelli che erano ancora vivi sono soffocati sotto il peso di così tanti corpi. I notiziari televisivi dicevano che tutte le persone estratte dalle macerie erano state caricate sulle barelle e immediatamente sottoposte a cure di emergenza. Molte di queste notizie erano false».
Aggiunge il soldato: «Il Partito Comunista è un grande bugiardo, ciò che dice è sempre il contrario di ciò che fa. Quelli al potere nel nostro Paese non possono essere definiti esseri umani. Se ti rifiuti di andare in posti dove si rischia la vita ti sparano e nessuno verrà a saperlo. Diranno ai tuoi familiari che sei morto in un incidente e daranno loro dei soldi per zittirli. Ho sempre desiderato essere un soldato e lottare per il mio Paese, ma ora questo sogno è morto. Dopo l’operazione di soccorso nel Sichuan ho smesso di seguire i notiziari perché fanno solo propaganda elogiando il PCC e la “grande prosperità della madrepatria”. Sono tutte stronzate».
Solo i veterani vengono mandati a Hong Kong
Un militare originario della provincia meridionale del Guangdong ha riferito a Bitter Winter: «In luglio e agosto, al culmine delle proteste per la democrazia a Hong Kong, il governo ha trasferito nella Regione militare del Guangzhou reparti che erano di stanza nello Xinjiang, in Tibet e nello Shandong per svolgervi esercitazioni segrete. Successivamente queste truppe sono state mandate a Hong Kong».
L’uomo ha spiegato che, di regola, le truppe stazionate a Hong Kong avrebbero dovuto essere sostituite dai nuovi coscritti, invece in luglio e agosto sono stati impiegati solamente soldati esperti, ma registrati come reclute del 2019. A tutti è stato ordinato di firmare accordi di riservatezza per impedire fughe di notizie su questa copertura. Chiunque ne avesse parlato sarebbe stato punito.
Il soldato ha aggiunto: «Per reprimere le manifestazioni il governo voleva essere certo di poter contare su soldati ben addestrati».