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Bitter Winter

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Le autorità cinesi temono le “rivoluzioni colorate”

31/01/2019Tang Zhe |

I funzionari della sicurezza pubblica usano misure estreme e prendono di mira i credenti per evitare o contrastare insurrezioni anti-governative

Documento interno rilasciato da una sottoregione nella provincia dello Jiangxi
Documento interno rilasciato da una sottoregione nella provincia dello Jiangxi

Uno dei compiti principali per il 2019 del Ministero per la sicurezza pubblica cinese (MSP) consiste nel prevenire potenziali «rivoluzione colorata». Un funzionario di alto livello del Ministero ha fatto un sorprendente riferimento a esse in un recente discorso e un documento interno acquisito da Bitter Winter rivela l’approccio specifico delle autorità per resistere alle proteste di massa.

Le «rivoluzioni colorate», anche note come «rivoluzione dei fiori», sono campagne per l’ottenimento di un cambio di regime tramite l’azione pacifica dei cittadini. Tali movimenti hanno avuto origine negli anni 1980 e 1990 nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e altrove. In Cina una “rivoluzione” simile ha avuto luogo nel 1989, quando, a partire dal 15 aprile, studenti e altri manifestanti hanno iniziato a radunarsi in piazza Tienanmen a Pechino per chiedere libertà di parola e democrazia. Le autorità cinesi erano estremamente spaventate dalle proteste, soprattutto perché in Europa simili movimenti popolari stavano distruggendo l’Unione Sovietica e altri regimi comunisti. Per questa ragione le autorità hanno ordinato alle truppe di aprire il fuoco sui manifestanti, uccidendo, secondo alcuni calcoli, circa 10mila persone.

Le «rivoluzioni colorate» che hanno avuto successo sono riuscite a rovesciare alcune dittature e a instaurare governi democraticamente eletti. Ciò è accaduto nel 1986 con la “Rivoluzione gialla” nelle Filippine, nel 2000 con la rivoluzione del 5 ottobre in Serbia, nel 2003 con la “Rivoluzione delle rose” in Georgia, nel 2004 con la “Rivoluzione arancione” in Ucraina, e in altri Paesi.

Stando alle notizie fornite dai media cinesi, Zhao Kezhi, il responsabile del MSP, il 17 gennaio ha tenuto una conferenza nazionale annuale. Nel corso della riunione dei direttori provinciali della sicurezza Zhao ha affermato che il loro principale obiettivo per il 2019 consiste nel prevenire e resistere a una eventuale «rivoluzione colorata» e nel difendere la sicurezza politica del regime del PCC. Dovranno inoltre combattere contro «forze avversarie nazionali e straniere» e contrastare «attività distruttive di infiltrazione e sovversione. Questo discorso ha destato immediatamente una certa attenzione perché il responsabile del MSP non aveva mai parlato in modo così esplicito delle “rivoluzioni colorate”.

Ciò che le affermazioni di Zhao possono effettivamente significare viene chiarito da un documento acquisito da Bitter Winter, intitolato: Avviso riguardante la compilazione del rapporto di autovalutazione relativo all’attività di gestione comprensiva della sicurezza pubblica (costruzione della pace) e materiali rilevanti del 2018. Il documento è stato elaborato dal Comitato per la gestione integrale della sicurezza pubblica della provincia sudorientale del Jiangxi. Valuta le prestazioni del Comitato, assegnando un determinato punteggio per ciascun criterio riportato su un apposito elenco e sottraendo punti quando i criteri non vengono soddisfatti.

«Il mantenimento della sicurezza dello Stato e dell’ordine sociale» è uno dei compiti principali del Comitato e a esso viene attribuito il maggior numero di punti per valutarne le prestazioni. Nell’ambito del mantenimento della sicurezza e della stabilità sociale, il lavoro di «prevenzione, controllo e annullamento del rischio di una “rivoluzione colorata”» costituisce l’attività principale da giudicare e prevede altre sette attività secondarie:

  1. Compiti per il mantenimento della stabilità sociale e politica
  2. Costruzione di una «linea di difesa popolare per la sicurezza dello Stato»
  3. Controllo delle persone che possano pregiudicare la sicurezza dello Stato, e l’ordine sociale e politico
  4. Attività di prevenzione e gestione degli xie jiao
  5. Gestione delle attività delle ONG straniere in Cina
  6. Resistere all’uso della religione da parte di potenze straniere per l’infiltrazione e la sovversione, nonché disinnescare e gestire conflitti etnici, controversie, emergenze e reati, ecc.
  7. Compiti per custodire i segreti di Stato

Negli ultimi anni, in Cina si sono verificate proteste di massa e scontri antigovernativi e l’ostilità delle masse verso il governo autoritario è in aumento. Gli osservatori ritengono che questa nuova enfasi sulle rivoluzioni colorate da parte del MSP sia dovuta alla preoccupazione per l’aumento dei disordini.

Bitter Winter è in possesso di un altro documento, emanato da un comitato comunale del PCC in una città situata nella provincia nordorientale del Liaoning a metà del 2018, il quale ordina pure che vengano effettuati controlli severi per evitare una «rivoluzione colorata». Il documento impone che i funzionari «prendano serie precauzioni per impedire alle forze nemiche di infiltrarsi in gruppi etnici, religioni e università» e impediscano a «forze ostili» lo sfruttamento di casi delicati, incidenti di massa e «attività in difesa dei diritti umani». Nella categoria delle «rivoluzioni colorate» rientrano anche la repressione delle organizzazioni identificate come xie jiao e delle attività religiose che coinvolgano cittadini o entità straniere. Il documento richiede anche «l’avvio di una guerra contro lo spionaggio» per rafforzare il controllo sulle attività di «infiltrazione» online.

Spiccano in particolare le esortazioni a «lanciare una guerra contro lo spionaggio» e a costruire «una linea di difesa della sicurezza dello Stato». I media controllati dal PCC riferiscono che, durante la seconda metà del 2018, enti governativi tra cui l’Amministrazione per l’industria e il commercio, le Commissioni regolatrici degli strumenti finanziari, i sottodistretti governativi, gli ospedali e le università in tutta la Cina hanno ribattezzato i loro «gruppi per la sicurezza dello Stato» in gruppi del «Fronte popolare per la difesa della sicurezza dello Stato».

Questi ex «gruppi per la sicurezza dello Stato» sono stati incaricati di educare i funzionari governativi a custodire i segreti di Stato e a migliorare la loro conoscenza del controspionaggio. Uno degli strumenti per migliorare tale conoscenza consiste nell’obbligo di studiare la legge contro lo spionaggio. Dopo la sua adozione nel 2014, la legge ha suscitato inquietudini, perché gli attivisti per i diritti umani e gli avvocati temevano che concetti vaghi e disposizioni non specifiche della legge conferissero al PCC un margine significativo di abuso per attaccare dissidenti e giornalisti.

Un attivista ha avvertito: «Quelli di voi che amano scattare foto con il cellulare ovunque vadano, diffondendo immagini senza criterio, è bene che prestino attenzione in futuro! Chissà che non vengano arrestati dagli organi della sicurezza pubblica come spie!». I timori di arresto per le riprese video e le fotografie non sono esagerati. L’anno scorso almeno 45 collaboratori di Bitter Winter che operano sul territorio cinese sono stati arrestati per avere filmato episodi di persecuzione religiosa e di violazione dei diritti umani da parte del PC, o per averne dato notizia. Alcuni reporter sono stati arrestati e interrogati con l’accusa di avere «divulgato segreti di Stato» oppure per «complicità nell’azione d’infiltrazione operata da forze straniere». Durante gli interrogatori, gli agenti hanno affermato che i giornalisti erano impegnati in «attività di spionaggio».

Secondo i resoconti dei media stranieri, da quando la Cina ha ratificato la legge antispionaggio, gli arresti di stranieri sospettati di spionaggio sono aumentati.

Particolarmente preoccupante per i difensori della libertà religiosa è il fatto che «la prevenzione e la gestione del problema degli xie jiao» vengono comprese nell’ambito della prevenzione e controllo delle «rivoluzioni colorate». Lo standard del PCC per la classificazione dei gruppi religiosi dipende in larga misura dal fatto che siano percepiti o meno come minacce al regime. Se un gruppo religioso è considerato difficile da controllare per il PCC, ed è relativamente grande, verrà probabilmente classificato come xie jiao. Come indicato dagli esperti sulla religione in Cina, la partecipazione a un gruppo religioso che il PCC ha classificato come xie jiao è vista come un’attività sovversiva o un crimine ed è soggetta a una dura repressione.

Al fine di reprimerle il PCC definisce le attività religiose regolari che considera minacce alla stabilità politica come «infiltrazioni straniere», «sovversione del potere dello Stato» e persino «terrorismo». Questa tendenza è evidente non solo nella persecuzione dei movimenti religiosi presenti nell’elenco ufficiale degli xie jiao, ma anche nella brutale persecuzione dei musulmani dello Xinjiang e nella repressione delle chiese che non fanno parte delle organizzazioni religiose approvate dal governo. Il caso della Early Covenant Church costituisce uno degli ultimi esempi di tale persecuzione: infatti il pastore della chiesa Wang Yi è stato arrestato per «incitamento a sovvertire il potere dello Stato».

Il fatto che il MSP elenchi dei gruppi religiosi nell’ambito della prevenzione e del controllo di una «rivoluzione colorata» rende ancora più chiaro il fermo atteggiamento di classificare gruppi religiosi come nemici politici. È prevedibile che i gruppi religiosi si troveranno ad affrontare persecuzioni ancora più pesanti nel 2019.

Servizio di Tang Zhe

Contrassegnato con: Libertà religiosa, Partito Comunista Cinese

Tang Zhe

Usa uno pseudonimo per ragioni di sicurezza

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