Come in una replica della Rivoluzione Culturale, i cittadini vengono impiegati come spie e vigilantes per «mantenere l’ordine pubblico» e soffocare la religione
Nella Cina di oggi si vedono quasi ovunque folti gruppi di semplici cittadini fedeli al Partito Comunista Cinese (PCC) che lavorano come informatori o come tutori dell’ordine. Li si può riconoscere facilmente dalla fascia rossa che ostentano al braccio. Le così dette “fasce rosse” sono gruppi e squadre mobilitati apposta per perlustrare e per ispezionare, e sono ormai lo strumento che il PCC utilizza per sorvegliare le comunità, soprattutto i dissidenti e i credenti.
La comparsa di questi cittadini zelanti impone agli altri un codice morale e disciplinare che rimanda a molti dei movimenti sociali cinesi del passato, per esempio l’Esperienza di Fengqiao o la Rivolta dei Boxer.
Con la scusa di mantenere l’ordine pubblico, le autorità cinesi hanno di recente reintrodotto l’Esperienza di Fengqiao, uno dei metodi utilizzati a suo tempo dal presidente Mao per sfruttare le masse popolari allo scopo di sorvegliare e correggere − attraverso rieducazione, critica e spiegazione − chiunque fosse etichettato come «nemico di classe».
Un precedente storico è la Rivolta dei Boxer (1889-1901) all’inizio del secolo XX. I “Boxer” (letteralmente i “Pugni dell’armonia e della giustizia”) erano i membri di una società segreta cinese che guidò la rivolta contro il colonialismo e contro il cristianesimo. L’opinionista politico Wen Zhao vi scorge un filo conduttore: «Ciò che accomuna i Boxer e l’Esperienza di Fengqiao è il fatto che entrambi siano forme di coercizione di massa, manipolate da chi detiene il potere, che in questo modo può usare la violenza in nome della verità e della gloria».
Ma quali sono, in definitiva, i bersagli di questi recenti movimenti popolari che lottano contro i “nemici” del PCC? Bitter Winter è riuscito ad accedere alla copia di un piano governativo per le comunità: i bersagli elencati sono diversi gruppi umani. Per esempio famiglie che si sono trasferite o che sono state trasferite, credenti, gruppi di persone che hanno rapporti con lo Xinjiang o con il Tibet e attivisti vari. Il documento richiama al controllo costante su questi gruppi e al «rafforzamento delle indagini su villaggi e persone “chiave”».
Un membro delle “fasce rosse” di una comunità locale ha raccontato a un nostro reporter di essere stato istruito a riferire molto più dei consueti comportamenti criminali. Gli sono infatti stati richiesti dettagli particolareggiati sulla vita dei residenti della sua zona: la fede religiosa dei loro familiari, chi frequentasse le loro case e quanto a lungo questi ospiti si fermassero da loro. Lo avevano istruito a intromettersi in ogni genere di questione, piccola o grande, per carpire tutte le informazioni possibili. Gli ospiti di passaggio e gli incontri religiosi sono il primo bersaglio di queste investigazioni.
La mobilitazione di cittadini a tutela dell’ordine è evidente ovunque. Nel corso dell’ultimo anno, una squadra di più di 3mila “fasce rosse” è stata reclutata per la Zona economica aeroportuale della città di Jieyang, nella provincia del Guangdong.
Le “fasce rosse” sono in ogni comunità di ogni provincia. Nel dicembre 2017, più di 530 corrieri di Meituan (Meituan è il locale servizio online di food delivery, sul genere di Uber Eats), nel distretto Wenjiang di Chengdu, la capitale della provincia sudoccidentale del Sichuan, hanno preso a indossare fasce rosse al braccio. Hanno anche installato l’app “Rete rossa di polizia di Wenjiang” sui cellulari, in collegamento diretto con l’apparato della sorveglianza statale. Nel momento in cui consegnano cibo a domicilio, i corrieri agiscono come agenti dello spionaggio statale e come agenti informatori. Se riconoscono un “segnale ostile”, scattano foto e le caricano sull’app per aggiornare la polizia.
L’amministrazione di Wenjiang sta promuovendo la diffusione delle fasce rosse al braccio in ogni settore della società. Le autorità hanno richiesto ai poliziotti della comunità e agli amministratori di rete di reclutare addetti alla sicurezza e alle pulizie nei centri commerciali, nei supermercati, nei parcheggi e in altri luoghi pubblici per poi organizzarli come “operatori” della sicurezza e creare così un sistema di “fasce rosse” che controlli completamenti la gente.
Le chiese e i luoghi usati per incontri religiosi hanno subito in modo particolare l’offensiva delle “fasce rosse”. In maggio, per esempio, alcuni funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi della contea di Huaiyang, nella provincia centrale dell’Henan, si sono recati in una chiesa delle Tre Autonomie, approvata dal governo, per un’ispezione. I funzionari hanno indicato a numerosi addetti con la fascia rossa al braccio di presidiare la chiesa, per valutare poi i contenuti del sermone del predicatore per assicurarsi che restasse entro i parametri prescritti dal governo. Le “fasce rosse” hanno anche imposto una regola che impone ai fedeli il divieto d’indossare abbigliamenti particolari per le funzioni religiose, vietando anche ai gruppi musicali delle chiese di esibirsi. Alle “fasce rosse” è stato indicato di scattare foto delle attività svolte nelle chiese e di aggiornare in tempo reale l’app. Alcuni fedeli ci raccontano che ora le “fasce rosse” entrano spesso nelle chiese delle Tre Autonomie delle proprie zone per ispezionarle.
Anche una fedele della chiesa delle Tre Autonomie dello Xinjiang racconta una situazione analoga. Dice che in chiesa è stato installato un sistema di sorveglianza con telecamere ad alta definizione e che tipi con la fascia rossa al braccio tengono tutto regolarmente sotto controllo.
Le “fasce rosse” agiscono anche come informatori della polizia. In settembre, la polizia dell’Ufficio municipale per la pubblica sicurezza della provincia dello Jiangsu è piombata in casa di una donna, una fedele della Chiesa di Dio Onnipotente. Un funzionario le ha mostrato alcune fotografie che le erano state scattate di nascosto, rivelandole che da lungo tempo la tenevano sotto controllo. Più tardi, la donna ha riferito di aver visto un uomo con la fascia rossa al braccio aggirarsi a lungo attorno a casa sua prima di venire arrestata.
Un altro caso di aggressione delle “fasce rosse” contro la religione è accaduto in un contesto lontano da una chiesa. Il 28 aprile, la scuola privata della chiesa Panshi, nella città di Zhengzhoou, nella provincia dell’Henan, ha organizzato un’uscita didattica. Gli insegnanti hanno condotto i bambini in un parco a cantare inni religiosi. Le “fasce rosse” dell’ufficio sub-distrettuale li hanno però sorpresi. Hanno chiesto di parlare subito con il capo per poi ordinare loro di andarsene immediatamente. Se si fossero rifiutati, le “fasce rosse” avrebbero chiamato la polizia.
Un cristiano di una Chiesa domestica ha detto disperato ai reporter: «Ogni volta che abbiamo una riunione, dobbiamo fare in modo di eludere la sorveglianza delle “fasce rosse”. Quando intoniamo un inno, o parliamo tra noi, non osiamo farlo a voce alta perché le “fasce rosse” sono dappertutto. Dicono che mantengono l’ordine pubblico, ma la gente sa benissimo che i criminali non sono l’unico bersaglio di quello che il governo definisce “mantenere la stabilità”. Di fatto, lo scopo principale è quello di tenere sotto stretta sorveglianza i credenti, i dissidenti e tutte quelle persone “particolari” che cercano di difendere i propri diritti».
Qualcuno osserva che, in un momento in cui l’economia cinese sta declinando, i metodi usati tradizionalmente per mantenere l’equilibrio sociale stanno divenendo eccessivamente onerosi. Per questo tornano interessanti alcuni sistemi dell’era di Mao.
La necessità di tagliare i costi si coniuga alla linea del Partito che emerge da quanto i grandi media cinesi scrivono a proposito delle “fasce rosse”. Alcuni esempi della propaganda? «Gestire i problemi, non le persone; sostituire i sussidi con i premi» e «Trovare un modo per risolvere davvero il problema dell’insufficienza delle forze di polizia». L’Esperienza di Fengqiao e le “fasce rosse” sembrano un modo eccellente per ottenere, senza troppa spesa, uno vero Stato di polizia.
Servizio di Lin Yijiang