Prima dell’inizio del secondo programma di supervisione sul lavoro religioso nella provincia dello Shandong l’amministrazione locale ha intensificato la persecuzione contro i luoghi di culto e i gruppi di tutte le confessioni
Di Zhang Wenshu
I luoghi di culto e i fedeli stanno subendo una persecuzione particolarmente dura, da quando, a settembre, il Dipartimento del lavoro del Fronte Unito (DLFU) ha lanciato il primo programma di supervisione a livello nazionale sul lavoro religioso, inviando squadre speciali ispettive in tutto il Paese.
In maggio una squadra centrale di ispezione è giunta nella provincia orientale dello Shandong, provocando l’intensificazione della persecuzione religiosa nell’area. Sei mesi più tardi gli ispettori sono ritornati, innescando una repressione ancora più dura in tutta la zona.
Fedeli costretti ad accettare la «cessazione volontaria delle riunioni»
Secondo un funzionario del DLFU 40 squadre ispettive del governo centrale sono state inviate in tutto il Paese. «Non è cosa di poco conto», ha detto il funzionario, «A ogni livello istituzionale, ci si deve preparare per le imminenti ispezioni».
Aspettandosi visite dal governo centrale, le amministrazioni locali tirano il freno a mano, per assicurarsi che tutti i luoghi di culto e i gruppi che rientrano nella propria giurisdizione siano «repressi in modo adeguato». Secondo i fedeli che hanno subito queste ondate repressive, i funzionari locali hanno scattato molte foto per raccogliere le prove materiali dei loro “successi” da mostrare ai loro superiori.
Il 20 ottobre alcuni funzionari dell’Ufficio per gli Affari etnici e religiosi di Jinan, hanno disperso la comunità di una Chiesa domestica del network di Sola Fide avvertendo i fedeli di non riunirsi più, pena l’arresto.
Secondo un membro della comunità, cinque giorni prima, funzionari dell’Ufficio per gli Affari etnici e religiosi avevano fatto irruzione nella sala per riunioni e hanno costretto i presenti a firmare una dichiarazione in cui promettevano la «cessazione volontaria delle riunioni»
Un fedele di un’altra chiesa domestica nella stessa zona ha detto a Bitter Winter che il 13 ottobre l’Ufficio ha chiuso il luogo di culto da lui frequentato e i presenti sono stati anch’essi costretti a firmare una dichiarazione simile, mentre alla comunità è stato intimato di non riunirsi più. Tutte le croci e gli altri simboli religiosi nel luogo di culto sono stati distrutti. I funzionari hanno dichiarato che più di 50 chiese sotto la loro giurisdizione erano già state chiuse. Persino comunità della Chiesa delle Tre Autonomie, controllata dal governo, sono state disperse e i fedeli costretti a firmare una dichiarazione di «cessazione delle riunioni»
Moschee e zone di cultura islamica nel mirino
Il 2 novembre alcuni funzionari dell’amministrazione del distretto di Rencheng della città di Jining hanno assunto una squadra di muratori per “correggere” una moschea femminile. Non solo ha rimosso i simboli e i segni religiosi, ma ha demolito la sua cupola e la bandiera nazionale è stata esposta all’ingresso.
Sono presi di mira anche i luoghi non religiosi con simboli islamici. Qingzhou, un antico centro abitato che rientra nella giurisdizione della città con status di prefettura di Weifang, è abitata da circa 20mila hui.
L’Antica Via di Qingzhou, molto nota in tutta la Cina, è costeggiata da negozi islamici, che sono lì da generazioni, alcuni con una storia di centinaia di anni. L’attuale campagna antimusulmana non ha risparmiato neppure quella via: i simboli islamici sono stati rimossi dalle insegne di circa 120 negozi degli hui.
I simboli islamici sono stati rimossi da 54 negozi degli hui nella città di Linyi, nel distretto di Luozhuang. Il proprietario di uno di questi, un macellaio, ha detto a Bitter Winter che la campagna di rimozione dei simboli è estesa su scala nazionale e chiunque si opponga viene minacciato con la chiusura del negozio. Benché il suo negozio sia stato cambiato, il macellaio è stato avvertito dai funzionari: «Per continuare ad essere allineato con il Partito Comunista, devi ascoltare il presidente Xi Jinping e fare quello che dice il Partito».
Commentando l’intensificarsi degli sforzi del governo per sopprimere gli usi e i costumi islamici, un imam del posto ha detto che ben presto agli uomini hui verrà vietato di indossare il cappello da preghiera e alle donne il velo. «Xi Jinping intende far sì che tutti i musulmani credano e ascoltino solo il Partito Comunista», ha aggiunto l’imam.
Statue buddhiste distrutte, templi ristrutturati
Il Tempio di Yuquan a Liyang, una città con status di contea nella giurisdizione di Yantai, è stato sottoposto a un restauro radicale, in vista della visita di una squadra ispettiva. Tutte le statue buddhiste sono state coperte o trasformate, aggiungendovi barbe o inserendo chiavi e spade nelle loro mani. I caratteri cinesi di «Namo Amitābhāya» all’esterno del tempio sono stati tutti coperti da uno slogan sull’importanza di proteggere le foreste dagli incendi. La targa di ringraziamento dei donatori è stata coperta di vernice e su di essa è stato scritto, in caratteri cinesi: «Il Paese è prospero e il popolo vive in pace».
Il Tempio di Tianqi ad Anqiu, una città con status di contea nella giurisidizione di Weifang, è molto popolare presso i fedeli, soprattutto durante la fiera annuale del tempio. All’inizio di novembre, l’amministrazione locale ha mandato il suo personale a distruggere la statua di Bodhisattva, i resti della quale sono stati gettati in un fiume vicino. I buddhisti locali sono preoccupati al pensiero che non passerà molto tempo prima che anche il Tempio venga distrutto.
In maggio una statua a tre facce di Bodhisattva fuori dal Tempio di Huangshan a Tianheng, sezione del distretto di Jimo nella città di Qingdao, è stata avvolta in teli per nasconderla alla vista di una squadra ispettiva durante la prima visita. In ottobre, tuttavia, l’amministrazione locale non l’ha risparmiata e, prima della seconda ispezione, la statua era stata demolita.