I nuovi regolamenti vietano la vendita di libri religiosi, Bibbia compresa. Intanto le autorità minacciano chiese e templi di bruciarne i testi sacri
La nuova Normativa sugli affari religiosi, entrata in vigore a febbraio, ha lo scopo di limitare la diffusione delle credenze religiose e delle loro fonti compresi libri, opuscoli e scritture. In base alle nuove regole, le autorità hanno classificato la Bibbia e altri classici religiosi come “stampati religiosi non pubblici” e stanno tentando di eliminarne tutte le copie in circolazione.
Già a marzo, la Bibbia è stata rimossa dagli scaffali delle principali librerie online. Poco dopo, il divieto di vendere libri religiosi è stato esteso anche alle librerie normali.
Di conseguenza, le Bibbie sono sempre più difficili da trovare. Il proprietario di una libreria nel distretto Fangshan di Pechino ha detto al nostro reporter che in nessuna libreria del distretto si riesce a trovare una sola copia della Bibbia (nella versione dell’Unione Cinese). A fine marzo, l’Ufficio distrettuale per la stampa e la diffusione gli ha ordinato di rimuovere tutte le copia della Bibbia dal negozio. Da allora gli ispettori hanno eseguito visite settimanali non programmate per verificare se ne stesse vendendo ancora, contravvenendo alle norme.
Un dipendente di un’altra libreria ha dichiarato, impotente: «Adesso vendere la Bibbia è proibito. Gli agenti di polizia e i funzionari dell’Ufficio della cultura vengono spesso a controllarci. Abbiamo paura di vendere la Bibbia».
Il governo non si è limitato a vietare le vendite pubbliche di libri, ma è intervenuto anche nella distribuzione delle Bibbie nelle chiese. Ora anche le chiese protestanti delle Tre Autonomie controllate dal governo non osano dare la Bibbia ai fedeli. Un fedele ha riferito che i funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi e gli agenti di polizia vengono frequentemente in chiesa per cercare i testi sacri. Vengono del resto sequestrati tutti i libri che trattano argomenti religiosi, a eccezione di ciò che viene pubblicato dallo Stato.
Per sopprimere le pubblicazioni religiose, sono stati presi di mira anche i canali di distribuzione. Ai corrieri è vietato consegnare libri religiosi. Il direttore di una delle aziende del settore ha detto al nostro reporter: «Non possiamo consegnare nulla che sia collegato alla fede. Se venissimo scoperti, i materiali verrebbero confiscati ed entrambe le parti (acquirente e corriere) sarebbero ritenute responsabili».
La proibizione di vendere Bibbie segue il modello, ormai consolidato, della persecuzione del cristianesimo operata dal Partito Comunista Cinese (PCC), che considera il cristianesimo un’influenza straniera. Oggi però vengono dichiarati illegali anche i libri usati nei templi buddisti.
Il mese scorso, cinque funzionari guidati dal direttore dell’Ufficio per gli affari religiosi di Jiujiang, una città nella provincia dello Jiangxi, nella Cina centrale, hanno chiesto che l’abate del tempio di Wanfa bruciasse tutti i libri buddisti conservati nel tempio. L’abate si è rifiutato e il direttore dell’Ufficio per gli affari religiosi lo ha minacciato dicendo: «Se non li bruci, verrai espulso e per la gestione del tempio incaricheremo qualcun altro». Un altro agente ha aggiunto: «Queste scritture buddiste sono illecite e devono essere bruciate».
I funzionari pubblici hanno quindi rimosso con la forza tre scatoloni contenti scritture buddiste, in tutto circa 170 libri e oltre 60 CD. Tutto questo materiale è stato posto sul fornello dell’incenso di fronte alla sala principale e bruciato.
L’abate ha commentato sconsolato: «Per noi buddisti queste scritture e questi CD sono tesori».
Come già riferito da Bitter Winter, all’inizio di quest’anno il PCC, nel quadro della sua politica di “sinizzazione”, aveva anche proposto di realizzare una versione rivista della Bibbia. La versione della bibbia, oltre ai valori fondamentali del socialismo, deve comprendere princ’pi del confucianesimo, del buddismo e del taoismo.
Servizio di Feng Gang