Una fedele della Life Church dello Xinjiang è stata torturata per 24 ore dopo il suo arresto per aver ospitato un incontro religioso
In marzo, cinque agenti armati di Shihezi, nella regione dello Xinjiang, hanno fatto irruzione nella casa di Zhang Hong (pseudonimo) che stava tenendo un incontro della Life Church.
Ai fedeli la polizia ha detto di andarsene e ha proibito loro di radunarsi ancora nella loro Chiesa. Nel mentre gli agenti portavano Zhang Hong alla centrale di polizia, dove è stata chiusa in una piccola gabbia di ferro usata per gli animali. La gabbia poteva a mala pena contenere una persona ed era impossibile stare in piedi; le mani e le gambe di Zhang Hing erano incatenate alle sbarre della gabbia.
Zhang Hong è stata interrogata sulla sua Chiesa, gli agenti le hanno chiesto se conosceva i nomi dei responsabili della Chiesa e quelli dei membri della comunità, così come altre informazioni sulla Chiesa. Lei non ha dato alcuna risposta completa, così gli agenti l’hanno tenuta chiusa in gabbia per 24 ore prima di rilasciarla.
Dopo il rilascio di Zhang Hong, la polizia ha incaricato il comitato condominiale di sorvegliarla. Gli agenti vanno spesso a casa sua, per interrogarla sul suo credo e sui contatti con i fedeli della sua Chiesa; quando esce di casa, la seguono.
Tutto ciò è stato causa di stress per Zhang Hong. Ha paura di uscire di casa di giorno e difficilmente riesce a dormire di notte.
L’abuso fisico e psicologico e la tortura sono impiegati molto spesso dagli enti per la sicurezza in Cina per intimidire i fedeli e indurli ad abbandonare la fede. Metodi di tortura che non lasciano traccia, come chiudere persone in gabbie, o privarle del sonno, denudarle o legarle alle “sedie di tigre”, sono molto usati dalle autorità cinesi nello sforzo di reprimere la religione.
Servizio di Li Zaili