Alcuni adolescenti fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente sono stati condannati a sentenze severe, torturati e indottrinati senza che nessuno li potesse andare a trovare in carcere
Di Gu Xi
Il 29 giugno il Tribunale del Popolo della contea di Jianshui, nelle prefetture autonome di Honghe Hani e Yi, nella provincia sudoccidentale dello Yunnan, ha condannato Jiang Guangmei, 19 anni, fedele della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO), a tre anni di carcere. La ragazza è stata accusata di «usare uno xie jiao per sabotare l’applicazione della legge» e multata di 3mila renminbi (circa 430 dollari statunitensi). La ragazza è stata in detenzione illegalmente per un anno e otto mesi dopo il suo arresto, avvenuto nel settembre 2018, quando aveva solo 17 anni, per aver scritto degli articoli sulla sua esperienza religiosa, un pretesto tipico per incarcerare fedeli di gruppi religiosi vietati in Cina.
Il Codice penale cinese stabilisce che ai minorenni siano comminate pene più miti. Secondo la sentenza di Jiang Guangmei, la condanna è il carcere perché non ha ammesso che praticare la sua religione fosse un crimine e le è stata concessa una pena “più leggera” di tre anni, il minimo secondo l’articolo 300 del Codice, applicato nei casi di xie jiao.
Negli ultimi anni il numero delle condanne al carcere di fedeli della CDO, il singolo movimento religioso più perseguitato in Cina, è aumentato notevolmente. Alcuni fedeli sono stati condannati a 13 anni, o anche 15 anni, solo per il loro credo.
Nell’aprile 2019 un fedele della CDO è stato condannato a tre anni di carcere e multato di 20mila renminbi (circa 2.900 dollari), mentre un 18enne arrestato nello stesso periodo è stato condannato a quattro anni e ad una multa di 20mila renminbi. Entrambi sono stati tenuti in carcere per dieci mesi prima del processo.
Secondo una fonte interna al governo, i due fedeli erano internati in una base segreta per gli interrogatori, dove sono stati sottoposti a tortura. I loro amici e parenti non avevano il permesso di visitarli, né avevano notizie sul loro processo. Ciò viola l’articolo 11 del Regolamento delle autorità di sicurezza pubblica per il trattamento dei casi di delinquenza e criminalità che coinvolgono minorenni, che recita: «Quando minorenni coinvolti in casi di delinquenza e di criminalità sono sottoposti a interrogatorio […] i loro genitori, tutori o insegnanti devono essere informati per poter essere presenti». Mentre il Regolamento della Corte Suprema del Popolo per il processo di casi penali che coinvolgono minorenni richiede che «Prima del processo siano informati e presenti in aula i legali rappresentanti dei minori».
Una fedele della CDO conoscente dei due condannati temeva che potessero non sopravvivere a un periodo così lungo di carcere. «Potrebbero torturarli», ha detto a Bitter Winter.
I suoi timori non erano infondati. Quando i genitori di minorenni sono privati del diritto di visita, e le autorità iniziano a non rivelare più le informazioni sul loro caso, aumentano le possibilità di tortura durante gli interrogatori. Ai detenuti viene anche impedito di esercitare adeguatamente il loro diritto di ricorrere in appello.
Queste circostanze si verificano nella maggior parte dei casi che riguardano la CDO. Una giovane fedele della CDO ha raccontato a Bitter Winter il suo calvario quando è stata incarcerata per 89 giorni. Nell’agosto 2014 era stata arrestata, quando aveva 16 anni, e inviata in un centro di educazione legale dove era stata indottrinata all’ateismo e doveva subire dileggi e insulti sulla CDO. Ogni volta che rifiutava, la schiaffeggiavano violentemente in viso. Veniva picchiata per ogni voto negativo che riceveva nel suo programma di indottrinamento, oppure ogni volta che rifiutava di ascoltare le lezioni. Una volta un agente l’ha stesa a calci, l’ha schiaffeggiata in viso e le ha sbattuto la testa contro il muro, mentre le tirava i capelli.
Nel corso di una lotta con tre agenti indottrinatori che le volevano far firmare una dichiarazione di rinuncia alla fede, uno di loro le ha conficcato una penna nella mano, fra il pollice e l’indice. La ferita è ancora visibile chiaramente.
La ragazza è stata privata del sonno per tre giorni di fila, ma rifiutava ancora di rinunciare alla sua fede. Gli agenti l’hanno ammanettata a una finestra e l’hanno lasciata in quella posizione a lungo, senza permetterle di andare in bagno per ore. L’8 agosto molti agenti si sono dati il cambio per intimidirla, ma senza successo. Hanno usato bastoni elettrici per darle la scossa, dicendole che «serve la violenza quando hai a che fare con i reazionari». Quando un bastone ha smesso di funzionare, gli agenti ne hanno preso un altro, per continuare a torturarla finché non le hanno fatto perdere i sensi.
Visto che continuava a rifiutarsi di rinunciare alla sua fede, gli agenti l’hanno costretta a scrivere una confessione in cui ammetteva di essere un membro della CDO, che hanno usato come prova nel suo processo. Non essendo più in grado di reggere la tortura, infine la ragazza ha firmato una dichiarazione con cui prometteva di rinunciare alla sua fede ed è stata scarcerata. È stata inserita in una lista di sorvegliati e continuamente pedinata dai funzionari di villaggio e municipali, che hanno riferito ogni suo movimento ai superiori. A causa di una sorveglianza così stretta, la donna non ha potuto contattare né incontrare altri correligionari.