Mentre continuano le proteste contro la sostituzione della lingua mongola con il cinese nelle scuole, il regime propone gli stessi “Cinque non cambiamenti” che fanno parte della riforma fin da quando è stata lanciata in agosto
di Massimo Introvigne
Nella Mongolia interna, che i mongoli che vi abitano preferiscono chiamare Mongolia meridionale, proseguono i disordini a fronte della riforma scolastica che rende il cinese la lingua principale usata nell’insegnamento, riducendo il mongolo a semplice materia di studio. Le notizie raccolte parlano di qualcosa come 5mila persone arrestate fra studenti, genitori e attivisti di madrelingua mongola. Gli studenti continuano a scappare dalle scuole in cui sono stati confinati. Nove cittadini mongoli hanno spinto la protesta fino a suicidarsi. Chi viene arrestato viene inviato nei cosiddetti Centri di educazione legale. Presentati come centri in cui i cittadini studiano la legislazione cinese, si tratta in realtà di una variante più nascosta dei campi per la trasformazione attraverso l’educazione, soprannominati dalle loro vittime «prigioni nere».
Mentre reprime la protesta senza pietà, il Partito sostiene di aver offerto una soluzione di compromesso con i “Cinque non cambiamenti” (五个不变). Alcuni media internazionali hanno interpretato tale sviluppo come una prova che la protesta avrebbe convinto il PCC a fare marcia indietro. In realtà, ciò non è corretto. I “Cinque non cambiamenti” facevano parte della riforma scolastica e sono stati annunciati da Shi Taifeng, il segretario della sezione del Partito della Regione autonoma della Mongolia interna, il 29 agosto, prima che la riforma fosse applicata e iniziasse la protesta, il 1° settembre.
I “Cinque non cambiamenti” promettono che non vi saranno modifiche nell’offerta formativa, nei libri di testo, negli orari, nella lingua e nel piano educativo se non per tre materie, vale a dire lingua e letteratura, moralità e diritto e infine storia. Queste ultime tre materie passeranno a essere trattate in cinese, a partire da lingua e letteratura nel settembre 2020, seguita da moralità e diritto nel 2021 e da storia nel 2022. Le materie non comprese nella riforma, se i “Cinque non cambiamenti” saranno rispettati, saranno matematica, scienza, arte, musica ed educazione fisica. Ovviamente, le tre discipline che invece vi sono comprese includono la maggior parte di quelle umanistiche e i corsi stanno già passando a insegnare, quali argomenti principali, lingua e letteratura cinese al posto di quelle mongole.
Tuttavia, c’è dell’altro. I genitori e gli studenti mongoli affermano che la promessa dei “Cinque non cambiamenti” non viene rispettata in molte scuole, dove gli studenti non possono parlare in mongolo in assoluto e i libri scritti in lingua mongola sono stati tolti tagli scaffali. A Hohhot, la capitale della regione, stando a quanto riferito, le tipografie rifiutano i clienti che desiderano stampare testi in mongolo. È vietato persino fotocopiare testi in mongolo.
Non vi è alcuna «concessione» e sia le proteste sia la repressione continuano.