I cristiani sono obbligati a indossare dispositivi di tracciamento per essere sempre sotto controllo e vengono confinati in zone specifiche da cui non possono allontanarsi
Prima Liu Xinhui, della provincia costiera sudorientale del Fujian, è stata arrestata e condannata a tre anni di prigione con una sospensione temporanea di quattro anni. Poi è stata costretta a indossare un bracciale elettronico per essere monitorata di continuo.
E questo perché? Per avere avuto il coraggio di conservare la fede nella Chiesa di Dio Onnipotente (CDO)
All’inizio della libertà vigilata, la donna ha avuto l’obbligo di portare sempre con sé il telefono cellulare, monitorato dalle autorità. A partire da ottobre è stata poi munita di un nuovo tipo di bracciale elettronico, da indossare per tutto il tempo che le rimaneva per scontare la libertà vigilata.
Secondo quanto ci racconta, il braccialetto elettronico sembra uno smart-watch, composto da un piccolo schermo a forma quadrata e da un cinturino, dotato anche di un microfono, di una telecamera miniaturizzata e abilitato a effettuare e ricevere chiamate telefoniche.
Fonti del settore ci dicono che il dispositivo di controllo può localizzare con precisione chiunque lo indossi, tracciando e monitorando la sua posizione, i movimenti e il sonno.
Praticamente è come essere in galera in casa propria. Poi, non solo chi lo indossa è costantemente sotto controllo, ma è pure obbligato a permanere entro aree delimitate da cui non può allontanarsi. Se non rispetta le regole, rischia di essere incarcerato oppure di vedersi aumentare la condanna.
Una volta Liu Xinhui ha chiesto di poter non indossare il bracciale elettronico.
«È fuori discussione, l’ordine viene dai superiori! L’unica eccezione che si può fare è per chi soffre di cuore», le ha risposto un funzionario giudiziario che l’ha anche messa in guardia: il braccialetto deve essere infatti indossato 24 ore al giorno, anche sotto la doccia o mentre si dorme. Danneggiarlo significa pagare un risarcimento di più di 2 mila renminbi (circa 295 dollari statunitensi). Il funzionario ha anche sottolineato che il bracciale può captare il battito cardiaco di chi lo indossa: quindi se viene tolto, il sistema di controllo invia immediatamente un allarme.
«Da quando indosso il bracciale mi sento il cuore congestionato e il petto oppresso, mi manca il respiro e fatico ad addormentarmi», ha affermato la donna.
Anche il cellulare di Liu Xinhui è regolarmente sotto controllo. La donna ha l’ordine di mantenere la batteria sempre carica, 24 ore su 24, e di rispondere alle chiamate in qualsiasi momento. È obbligata anche a fare rapporto al funzionario giudiziario due volte alla settimana, e in queste occasioni è costretta a ricopiare a mano leggi e regolamenti. Ogni mese deve frequentare un corso di studi politici e dedicare dieci ore a lavori socialmente utili.
Stretta, come si trova, sotto la continua sorveglianza della polizia, Liu Xinhui non è più in contatto con gli altri fedeli della sua Chiesa, e non può fare altro che pregare e conservare la fede in Dio da sola, senza il conforto della comunità.
Non è peraltro la sola a vivere in questo stato di persecuzione e di isolamento.
Anche Zhong Xia, una fedele della CDO della provincia meridionale del Guangdong, è stata obbligata a indossare il bracciale elettronico e a sopportare la sorveglianza che ne deriva.
Nel 2015 è stata arrestata a motivo della sua fede ed è stata detenuta per quasi un anno. Dopo di che un tribunale l’ha condannata a un anno e mezzo di prigione più tre di libertà vigilata, accusandola di «orchestrare e usare una organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge».
Durante il periodo di libertà vigilata, i funzionari le hanno dato un cellulare speciale, dotato di un software di localizzazione che permetteva loro di controllare dove si trovasse. Doveva anche fare rapporto ogni giorno all’ufficio giudiziario e inviare una foto di sé scattata con il cellulare che le avevano fornito.
Dopo aver passato questo test d’ingresso, nel novembre 2017 i funzionari l’hanno dotata di un bracciale elettronico da indossare 24 ore al giorno. Non poteva inoltre allontanarsi dal raggio di ricezione del sistema di tracciamento. Zhong Xia ha dovuto firmare tra l’altro una dichiarazione in cui prometteva di mantenere il bracciale in buone condizioni, di non lasciarlo con la batteria scarica per più di due ore e che in caso di qualsiasi problema lo avrebbe riportato all’Ufficio della giustizia entro 12 ore.
Doveva anche fare rapporto di persona all’ufficio giudiziario una volta alla settimana e frequentare un corso di educazione ideologica una volta al mese. Non le era permesso credere in Dio né lasciare la città, pena la revoca della libertà vigilata e il rientro in carcere.
Zhong Xia ha così perduto ogni libertà, e da più di tre anni non è in contatto con altri fedeli della Chiesa cui appartiene.
Anche Zhou Fengzhen, della provincia dello Zhejiang, è entrata a far parte del gruppo di coloro che sono tenuti sotto sorveglianza con il bracciale elettronico durante il periodo di libertà vigilata. In marzo il tribunale ha condannato la donna a tre anni di prigione ora commutati in cinque di libertà vigilata avendola sospettata di «orchestrare e usare un’organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge».
Durante la libertà vigilata, Zhou FengZhen, proprio come Lin Xinhui e Zhong Xia, viene tenuta sotto stretta sorveglianza. L’ufficio giudiziario l’ha avvertita chiaramente che non le è permesso contattare altri fedeli della CDo; se fosse sorpresa a farlo, la libertà vigilata le verrebbe infatti sospesa e lei tornerebbe in carcere.
(Tutti i nomi sono pseudonimi)
Servizio di An Xin