Un convegno internazionale affronta la repressione religiosa attuata dal PCC, in particolare kazaki e Chiesa di Dio Onnipotente
Massimo Introvigne
La Lituania è un piccolo Paese noto per la fiera lotta per la libertà dal comunismo e l’indipendenza dall’Unione Sovietica. La Sala della Costituzione del Seimas (parlamento) è il simbolo di questa lotta: lì è infatti stata firmata la Costituzione democratica lituana.
L’11 dicembre quella Sala ha ospitato una nuova battaglia per la libertà, il convegno internazionale Libertà religiosa e libertà di coscienza: sfide contemporanee dedicato alle violazioni dei diritti umani e alla libertà religiosa in Asia. L’evento è stato promosso dal parlamentare lituano Mantas Adomėnas e dal deputato al Parlamento europeo per la Lituania Aušra Maldeikienė. Patrocinato dal Partito Popolare Europeo, il convegno è stato aperto dall’arcivescovo cattolico mons. Peter Rajič, nunzio apostolico (cioè ambasciatore della Santa Sede) nel Paese baltico.
I lavori hanno esaminato la triste situazione della libertà religiosa in Medioriente, nel Myanmar e in Corea in del Nord, unitamente ai progressi compiuti invece su questo fronte in Indonesia. L’obiettivo principale del convegno era però la Cina. Offrendo una panoramica della repressione religiosa in Asia, Benedict Rogers, responsabile del Gruppo per l’Asia orientale di Christian Solidarity Worldwide, ha spiegato come la propaganda cinese tenti, peraltro senza successo, di negare l’esistenza della persecuzione religiosa e come questa si colleghi alla repressione dei manifestanti di Hong Kong.
Il sottoscritto ho presentato il lavoro svolto da Bitter Winter e una panoramica storica della repressione della libertà religiosa dal presidente Mao a Xi Jinping, insistendo sul fatto che, sebbene i gruppi etichettati come xie jiao siano perseguitati più duramente, in realtà tutte le religioni vengono perseguitate e oppresse.
Il sinologo e ricercatore lituano, Juozapas Bagdonas, ha presentato un vivido resoconto delle proprie ricerche, mostrando fotografie e video di alcuni kazaki salvatisi dai temuti campi per la trasformazione attraverso l’educazione dello Xinjiang e riparati in Kazakistan. Bagdonas ha però spiegato che l’artiglio del PCC si estende anche in Kazakistan e che i rifugiati rischiano di essere espulsi in Cina, citando in proposito i casi recenti di Kaster Musakhan e Murager Alimuly.
Nell’ultima sessione del convegno il pubblico, composto da studiosi, giornalisti e parlamentari lituani, si è commosso ascoltando la testimonianza di sorella Vivian, una rifugiata che è riuscita a raggiungere l’Europa sfuggendo alla persecuzione, alla tortura e alle uccisioni extragiudiziali dei fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente e da un video in cui fratello Wang ha raccontato come è stato braccato, arrestato e torturato.
Al mattino alcuni partecipanti al convegno, tra cui il parlamentare Mantas Adomėnas e Benedict Rogers di Christian Solidarity Worldwide, hanno manifestato fuori dall’ambasciata cinese di Vilnius indossando la maschera di Winnie the Pooh, un personaggio bandito in Cina da quando alcuni ne hanno notato la somiglianza con il presidente Xi Jinping.