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Puniti per aver parlato liberamente: il dissenso perseguitato

11/12/2018Piao Junying |

Poliziotti che controllano un monitor di sorveglianza
Poliziotti che controllano un monitor di sorveglianza (foto da internet)

Nell’ambito della severa politica per il «mantenimento della stabilità», il Partito Comunista Cinese (PCC) continua a privare il popolo della libertà di parola

L’ostilità del PCC alla libertà di espressione non rappresenta certo una novità; tuttavia recenti rapporti dimostrano fino a che punto il controllo del partito sulla pubblica opinione e sulle “informazioni sensibili” si siano intensificati negli ultimi mesi, raggiungendo un livello di gravità senza precedenti.

Alle 3:00 del mattino del 21 ottobre, due donne della città di Dalian, situata nella provincia nordorientale del Liaoning, hanno modificato un manifesto su cui era scritto un tipico slogan patriottico: «Senza il Partito comunista, non ci sarebbe stata una Cina nuova» cambiandolo in: «Senza il Partito Comunista, ci sarà una Cina nuova».

Secondo una fonte anonima della polizia, questo incidente ha sbalordito l’Ufficio per la sicurezza pubblica municipale. La polizia ha pertanto organizzato una massiccia caccia all’uomo destinata a durare fino a che i colpevoli non fossero stati arrestati. Per rintracciare le due donne è quindi stato mobilitato del personale aggiuntivo e i video di sorveglianza sono stati monitorati 24 ore su 24 .

Gli agenti hanno visitato casa per casa mostrando le foto delle donne ai residenti e chiedendo se le conoscessero. Alcuni hanno riferito che la polizia ha anche messo segretamente sotto sorveglianza strade e piazze. A un commesso interrogato dalla polizia è stato detto che la caccia all’uomo aveva lo scopo di «catturare dei ladri ».

Un residente ha riferito al nostro reporter che la polizia ha scambiato una donna che camminava lungo la strada per una delle due donne e l’ha circondata. Dopo essersi resi conto di aver fermato la persona sbagliata, gli agenti si sono comportati in modo evasivo e sprezzante, dicendo che stavano   «proteggendo il popolo ».

Il nostro reporter ha saputo che le autorità hanno poi arrestato le due donne, ma non si conoscono ulteriori dettagli sulle loro condizioni.

Questo inquietante evento è solo l’ultimo di una serie di abusi che preoccupano i difensori della libertà di parola.

A luglio, Dong Yaoqiong, una donna dell’Hunan, una provincia nel sud della Cina, ha usato il proprio  account Twitter per denunciare pubblicamente ciò che lei ha definito «il controllo del pensiero imposto dal PCC » e ha cosparso di inchiostro un ritratto del Segretario generale del PCC, Xi Jinping. Appena qualche ora dopo, Dong Yaoqiong è scomparsa. Più tardi, diversi media hanno riferito che la donna era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico e che suo padre, Dong Jianbiao, era stato posto agli arresti domiciliari. Anche l’artista Hua Yong di Pechino è scomparso dopo aver espresso la propria solidarietà a Dong.

Il 29 luglio, Yue Xin, un’attivista di #MeToo colpevole, con i propri  compagni dell’Università di Pechino,  di avere pubblicato una lettera di protesta, intitolata  Lettera di sostegno ai lavoratori della Shenzen Jasic arrestati per aver chiesto di costituire un sindacato, è scomparsa ed è tutt’ora  trattenuta in un luogo segreto nella città di Shenzhen, nel Guangdong, una provincia costiera nel sud-est della Cina. In seguito, individui non identificati hanno aggredito i suoi sostenitori nel tentativo di metterli a tacere.

Anche commenti apparentemente innocui su WeChat o su altri social media possono comportare una punizione rapida e severa. Diverse persone intervistate da Bitter Winter hanno riferito di essere state interrogate dalla polizia e di aver ricevuto avvertimenti ufficiali per commenti che avevano postato.

Ad agosto, un uomo di nome Cheng (pseudonimo), residente nella provincia dello Shaanxi, nel nord-ovest della Cina, aveva letto sul cellulare la notizia di una donna picchiata da un poliziotto. Come molti altri internauti che avevano commentato il fatto condannando la brutalità dell’agente, Cheng ha postato un commento che diceva: « Cosa può fare la polizia? ».

Pochi giorni dopo, Cheng è stato prelevato e interrogato dalla polizia con l’accusa di aver commesso i reati di «attaccare briga e causare guai» e «sconvolgere l’ordine pubblico». Gli agenti lo hanno avvertito che «opporsi alla polizia significa opporsi al Partito Comunista, e opporsi al Partito Comunista significa opporsi a Xi Jinping» , quindi gli hanno ordinato di scrivere una dichiarazione di «autocritica» .

A fine agosto, Cheng ha ricevuto una telefonata con cui veniva convocato alla stazione di polizia. Cheng ha riferito: «Questa volta, la polizia mi ha dato una multa di 500 renminbi (circa 40 dollari statunitensi). Mi è stato ordinato di firmare e apporre le mie impronte digitali su un verbale di oltre dieci pagine in cui erano elencate le norme che avrei “violato”. Mi hanno trattato come un assassino». Ha poi aggiunto: «La polizia ha detto di avermi multato solo per 500 renminbi in quanto ho mantenuto un atteggiamento positivo. In caso contrario la multa sarebbe stata di mille renminbi e sarei stato trattenuto in stato di arresto per cinque giorni».

A settembre, un giovane laureato dell’Università di Pechino ha avuto un’esperienza simile. Zhang (pseudonimo) aveva deciso di invitare alcuni ex compagni di scuola per mangiare insieme e ricordare i vecchi tempi. Ma poco dopo aver inviato un messaggio per organizzare la riunione al suo gruppo su WeChat, Zhang è stato inaspettatamente arrestato dalle autorità e condotto alla stazione di polizia.

La polizia non solo lo ha interrogato sulla ragione dell’incontro, ma ha anche chiesto dettagli sui suoi rapporti con ciascuno degli invitati. Le autorità lo hanno costretto a garantire che lui e i suoi amici non avrebbero creato problemi, minacciando che se lo avessero fatto, ne avrebbero subito le conseguenze. Inoltre la polizia ha contattato il ristorante dove Zhang e i suoi amici intendevano incontrarsi dicendo al proprietario di controllare ciò che sarebbe stato detto durante il pasto e di riferirlo alle autorità.

Zhang era molto adirato per essere stato interrogato dalla polizia senza motivo, e ha dichiarato: «In futuro, dovremmo assicurarci di non scrivere con noncuranza sul gruppo WeChat. Perché se dici una cosa sbagliata vieni scoperto dal PCC provocando disastri inspiegabili».

Servizio di Piao Junying e Yao Zhangjin

Contrassegnato con: Partito Comunista Cinese

Piao Junying
Piao Junying

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