• Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Passa al piè di pagina
  • HOME
  • EDITORIALI
  • DOCUMENTI
    • EVENTI
  • INTERVISTE
  • NOTIZIE
  • TESTIMONIANZE
  • TEMI
  • FOTO
  • VIDEO
  • APPROFONDIMENTI
  • CHI SIAMO
    • REDAZIONE
  • GLOSSARIO

Bitter Winter

LIBERTÀ RELIGIOSA \n E DIRITTI UMANI \n IN CINA

three friends of winter
Home / Editoriali

Repressione high-tech degli uiguri: cosa possono fare gli Stati democratici

26/07/2019Robert Clark |

Nello Xinjiang la repressione si avvale di 6,7 milioni di dispositivi per il riconoscimento facciale, ma la risposta internazionale non è abbastanza forte

Robert Clark

Più campi, più repressione

Siamo in presenza di un ulteriore preoccupante sviluppo della continua erosione dei diritti umani degli uiguri musulmani che costituiscono la maggioranza nello Xinjiang. La Repubblica Popolare Cinese (RPC) sta praticando con un ritmo in allarmante crescita l’indottrinamento forzato dei bambini uiguri già a partire dall’età prescolare e la loro rieducazione nei «campi per la formazione politica».

Le denunce delle violazioni dei diritti umani che si verificano nella remota regione dello Xinjiang si sono diffuse a partire dal 2017 grazie alla diaspora internazionale degli uiguri. Esse si concentrano sull’uso che la RPC fa dei campi per la trasformazione attraverso l’educazione. Secondo Hu Lianhe, un funzionario del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, si tratterebbe di campi per la «formazione professionale» utilizzati per contrastare l’estremismo islamista e altre minacce politiche interne alla sovranità cinese.

In realtà questi campi sono usati dallo Stato come strumento di repressione contro i cittadini cinesi non appartenenti all’etnia han nello Xinjiang. Nella regione sono state messe in atto politiche statali che tra l’altro prevedono la proibizione dei tradizionali nomi musulmani per i bambini, la messa al bando del digiuno per i funzionari del governo durante il Ramadan (sebbene tale pratica sia consentita ai funzionari musulmani hui), il divieto alle donne  di indossare in pubblico il velo e il divieto di avere la barba per gli uomini musulmani.

Nuove prove fornite dal ricercatore indipendente originario dello Xinjiang Adrian Zenz hanno ora documentato tutta la portata di questi recenti sviluppi. I bambini uiguri vengono portati in questi campi, fingendo che si tratti di scuole materne o asili nido e vengono costretti a imparare il cinese mandarino, le narrazioni ufficiali della storia e della cultura cinesi, e contestualmente devono abbandonare le loro pratiche culturali uigure, tra cui la lingua e l’islam. Questo è visto come un tentativo da parte di Pechino di sradicare l’identità culturale uigura prendendo di mira le nuove generazioni, in quello che il dottor Zenz descrive come «genocidio culturale».

Nello Xinjiang le scuole sono molto simili a carceri. Foto di un visitatore italiano
Nello Xinjiang le scuole sono molto simili a carceri. Foto di un visitatore italiano

Sorveglianza High-Tech

Gli uiguri abbastanza fortunati da non essere internati nei campi, devono sempre più tenere conto del rapido sviluppo della capacità di sorveglianza cinese nello Xinjiang. Con almeno 6,7 milioni di postazioni dotate di software per il riconoscimento facciale, comprese quelle installate nelle moschee e nelle abitazioni, vengono monitorati quotidianamente oltre 2,5 milioni di persone in tutta la regione. Oltre a questo, nel tentativo da parte del governo di comprimere ulteriormente le libertà politiche, l’anno scorso ai residenti nello Xinjiang è stato ordinato di scaricare una app in grado di identificare contenuti sensibili nel traffico telefonico.

In una mossa finale contro i diritti umani e la libertà personale, secondo un rapporto redatto lo scorso anno da Human Rights Watch,le abitazioni di molte famiglie uigure sono state dotate di codici QR, in modo che la polizia possa scansirli e ottenere istantaneamente informazioni dettagliate della famiglia. Secondo i residenti questa pratica è in uso dal 2017. Quella che quindici anni fa era stata implementata come una procedura anti-estremismo e anti-terrorismo contro una manciata di militanti uiguri, ha assunto i connotati di una repressione integrale che si traduce nell’incarcerazione e nell’abietta violazione dei diritti di un’intera etnia.

Grazie alle politiche di sorveglianza di massa basate in gran parte sull’intelligenza artificiale (AI) e sui big data, combinate con la continua pratica delle incarcerazioni ed esecuzioni extragiudiziali, la RPC nello Xinjiang è diventata uno Stato di polizia totalitario di cui il mondo non ha mai visto l’eguale.

Investimenti cinesi nella sicurezza interna

Curiosamente, ci sono due fattori significativi per spiegare come tali pratiche possano essere sostenute. Il primo consiste nell’aumento degli investimenti statali nel mercato interno della sicurezza. Sebbene questo non sorprenda, cionondimeno i numeri sono comunque allarmanti. Il secondo fattore è più difficile da comprendere ed è costituito dalla reazione occidentale. Non si capisce come certe pratiche continuino ad essere totalmente tollerate pur di fronte alla crescente consapevolezza a livello mondiale. Più in particolare, le reazioni degli Stati occidentali variano, dal migliore dei casi costituito dall’incapacità politica di tenere conto della Cina al peggiore dove si è realizzata la collusione tra le aziende tecnologiche occidentali e lo Stato cinese.

Il primo fattore ossia l’aumento della spesa cinese per la sicurezza interna, di per sé non sorprende. Tuttavia, ciò che è profondamente preoccupante è che il livello di spesa confutato dai funzionari statali cinesi come esagerato, in realtà è solo una frazione di un costo reale molto più elevato. La Cina ha liquidato come «ipotetica» e «vaga» l’asserzione secondo cui nel 2016 la spesa per la sicurezza interna sarebbe stata pari a 26 miliardi di dollari statunitensi, ma in realtà l’importo reale è stato stimato essere più vicino a 175 miliardi di dollari statunitensi, sei volte tanto la cifra negata da Pechino.

Le cifre per il 2017 sono ancora più allarmanti. Se si equiparano su una base di parità di potere d’acquisto (PPP), oltre ai miliardi di dollari spesi in iniziative di gestione urbana e tecnologia di sorveglianza legate alla sicurezza, i minori costi e salari che rendono le capacità di sicurezza cinesi molto più elevate per ogni dollaro speso, allora il costo reale sostenuto dalla Cina nel 2017 per la sicurezza interna è stato pari a circa 349 miliardi di dollari statunitensi; più del doppio di quello stimato in 165 miliardi di dollari statunitensi. In effetti, secondo la ricerca condotta da Zenz, la costruzione di strutture legate alla sicurezza nello Xinjiang è aumentata del 213% rispetto al biennio 2016-17, coerentemente con il raddoppio delle spese per le carceri verificatosi nello stesso periodo. Contestualmente la spesa per il contrasto alla criminalità ordinaria è rimasta stagnante.

Ambigue risposte occidentali

Il comportamento degli Stati occidentali è duplice. Diverse prestigiose istituzioni e aziende statunitensi, tra cui dipendenti collegati a Google, SenseNets e il Massachusetts Institute of Technology, sono coinvolte nelle ricerche per lo sviluppo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale in collaborazione con aziende controllate dallo Stato cinese, sollevando il timore che la tecnologia statunitense venga utilizzata indirettamente per contribuire alla persecuzione degli uiguri. Sebbene attratte dalla promessa di investimenti queste istituzioni, tenendo conto delle violazioni dei diritti umani in Cina, dovrebbero comunque comprendere l’esiguità della due diligence e del controllo di queste collaborazioni con la Cina.

In secondo luogo, almeno fino a questo mese si è visto molto poco in termini di una risposta internazionale unitaria alla repressione degli uiguri. Ci sono stati commenti o dichiarazioni occasionali da parte di individui, come l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti d’America all’ONU Nikki Hayley che, nell’ottobre 2018, ha definito l’incarcerazione di massa degli uiguri come forse il più grande internamento di persone dalla Seconda guerra mondiale in poi. Solo questo mese un organo collettivo di azione politica occidentale ha chiesto con una sola voce la fine della persecuzione degli uiguri.

23 Stati membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (l’Italia ha aderito ai primi 22) hanno chiesto la fine immediata delle detenzioni arbitrarie e delle relative violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. Mancava il sostegno necessario per portare la questione di fronte al Consiglio di sicurezza, ma qualsiasi forma di risoluzione sarebbe stata comunque respinta non solo dalla Cina stessa, che ha il potere di veto, ma anche dalla Russia, che sostiene Pechino nelle sue pratiche di sicurezza.

Oltre alla Russia, altri 36 Stati hanno elogiato i cinesi per come hanno gestito la situazione nello Xinjiang, esaltando la salvaguardia dei diritti umani e contestualmente arginando il terrorismo e l’estremismo nella regione. In realtà, nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Se non altro, le misure intraprese potrebbero incoraggiare alcuni uiguri a recarsi all’estero a combattere per le organizzazioni terroristiche islamiche, per esempio in Siria, come rappresaglia per gli abusi subiti.

Gli Stati islamici non si esprimono o sostengono la Cina

L’abietta assenza di tutti gli Stati islamici nel denunciare la repressione degli uiguri, oltre al sostegno che molti influenti Paesi islamici e asiatici forniscono apertamente alla Cina, e tra questi l’Arabia Saudita e il Pakistan, dimostra che molte nazioni rischierebbero di perdere importantissimi investimenti cinesi se denunciassero quanto sta accadendo. Il livello di penetrazione strategica della Cina in alcuni di questi Stati è complesso e vasto, radicato nella Nuova via della seta, che prevede contratti multimilionari per la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali in vari Paesi, contratti che prevedono spesso ingenti pagamenti per il recupero dei debiti, e ciò approfondisce ulteriormente la dipendenza strategica da Pechino.

Il tono minaccioso utilizzato dalla Cina è stato messo in evidenza a partire da marzo di quest’anno. Mentre era in corso la Revisione Periodica Universale, la Cina ha cercato di sopprimere il controllo critico delle sue violazioni dei diritti e di manipolare la revisione fornendo risposte palesemente false alle domande critiche, tra cui la libertà di espressione e la certezza del diritto. Inoltre Pechino ha minacciato le delegazioni, «nell’interesse delle nostre relazioni bilaterali», perché non partecipassero a un comitato sui diritti umani nello Xinjiang.

Cosa si può fare

Mentre la Cina cerca sempre nuovi modi per destabilizzare l’ordine internazionale, un ordine costruito su concetti quali la libertà dall’oppressione politica, la libertà di espressione e il diritto alla vita e alla libertà, la comunità internazionale deve cercare di mettere in discussione il modo in cui la Cina continua a violare questi diritti per oltre dieci milioni di propri cittadini. Offrire sviluppi infrastrutturali alternativi e più sostenibili agli Stati della regione, come l’accordo indiano che prevede l’investimento di 8 miliardi di dollari nel porto di Chabahar in Iran, è un modo per ridurre le vulnerabilità di alcuni Paesi di fronte alla pressione politica cinese, consentendo allo stesso tempo una maggiore libertà diplomatica nel sostenere il miglioramento dei diritti umani.

Inoltre deve essere diffusa in tutto l’emisfero occidentale una maggiore consapevolezza della crisi uigura, sostenendola con un aumento della copertura mediatica delle attività vitali che le ONG stanno conducendo. Questo mese il Ministerial to Advance Religious Freedom ha ospitato il più grande raduno a favore della libertà religiosa nel mondo. Vi hanno preso parte rappresentanti di oltre 100 governi e 500 ONG, l’evento, aperto e concluso dal Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America Mike Pompeo, mirava tra l’altro a incrementare la pressione sulle aziende tecnologiche occidentali che forniscono sia la ricerca sia i componenti impiegati nei sistemi repressivi di sorveglianza evidenziando i loro collegamenti con Pechino.

In tutte le capitali occidentali è necessario più lavoro per evidenziare gli abusi nello Xinjiang. Mentre i diplomatici britannici visitavano la regione nell’agosto 2018, e il Segretario agli Esteri Jeremy Hunt in seguito concordava ampiamente con il generale consenso circa le diffuse violazioni dei diritti umani, c’è stata una ben poco ampia discussione, specialmente tra il mondo accademico e quello dei think tank, circa i potenziali esiti politici per il Regno Unito. La Henry Jackson Society ha tentato di cambiare ciò con una discussione svoltasi in parlamento a gennaio, un dialogo che coinvolgeva i sopravvissuti uiguri e i responsabili politici del Regno Unito, e ha concluso che effettivamente l’immensa leva economica della Cina aveva enormemente ridotto la copertura della situazione nello Xinjiang sia dei media mondiali sia di quelli islamici. L’ampliamento del dibattito pubblico a Londra, Washington e in altre capitali, oltre a una più ampia copertura mediatica degli eventi, potrebbe accelerare i tempi per una condanna a livello mondiale, e, auspicabilmente, ribaltare la situazione della popolazione uigura.

Come si è visto gli Stati possono sentirsi impotenti ad agire isolatamente. Collettivamente però, una presa di posizione unitaria dovrebbe continuare ad essere potenziata e se saranno più numerosi, non permetteranno che la repressione nello Xinjiang costituisca una prova del fallimento collettivo della comunità internazionale incapace di agire unitariamente contro una delle più grandi ingiustizie morali del nostro tempo.

Contrassegnato con: Musulmani Uiguri, Sorveglianza, Xinjiang

Robert Clark
Robert Clark

Robert Clark è ricercatore nel King’s College di Londra ed analista esperto di Difesa e sicurezza nell’area Indo-Pacifica. È autore di documenti informativi per l’Ufficio di Gabinetto del Regno Unito e per il Comitato ristretto della Difesa del Regno Unito. In precedenza, ha prestato servizio nell’esercito britannico.

Articoli correlati

  • Il tempio dell'Imperatore di giada è stato chiuso

    Divinità taoiste in prigione: l’implacabile repressione dei templi non si ferma

  • La campana che i lama battevano ogni giorno nel giardino Wanfo è lasciata inutilizzata

    Sessant'anni di repressione segnati da una stretta ulteriore

  • I lavoratori stanno installando telecamere di sorveglianza

    Nello Shandong si intensifica la repressione della religione

  • uiguri

    La repressione dei musulmani si espande oltre lo Xinjiang

Vedi anche

  • Lutto del morte
    Vittime collaterali della repressione religiosa

    Oltre ai numerosissimi credenti torturati a morte, vi sono persone che scelgono di morire piuttosto che rinunciare alla fede o che invece muoiono per sfuggire alla persecuzione

  • La sala principale del tempio di Xi prima e dopo la demolizione
    Repressione dei buddhisti in vista di un evento sportivo di livello internazionale a Wuhan

    Con la scusa di «ripulire la città» prima dell'inizio dei Giochi mondiali militari, le autorità della capitale dell’Hubei reprimono i credenti

  • Alcuni funzionari dell'Ufficio per gli affari religiosi conducono indagini sulle sale per riunioni religiose
    Funzionari puniti se la repressione religiosa è poco efficace

    I burocrati di livello base sono sorvegliati per garantire zelo nell'applicazione delle politiche religiose del governo. Ogni passo falso comporta una punizione

  • Le cupole di diverse moschee nel distretto hui Chanhe a Luoyang sono state smantellate
    Repressione serrata dei musulmani hui nell’Henan

    Con un piano quinquennale il PCC sta "sinizzando" i musulmani fuori dallo Xinjiang, eliminandone la cultura e religione. I primi a sparire sono i simboli dell'islam

  • Una chiesa delle Tre Autonomie del villaggio di Houbaiyang è stata trasformata in un centro di servizi per la cura degli anziani
    La visita di un membro del Politburo nell'Henan si lascia alle spalle una scia di repressione

    Sempre più desiderose di reprimere ogni credo, le autorità della città di Xingyang devastano i luoghi di preghiera cristiani e della religione tradizionale popolare

  • Il massacro di Urumqi
    Il massacro di Urumqi di dieci anni fa e la calma olimpica della Cina della repressione

    Nonostante gli abusi contro i diritti umani e i crimini contro l'umanità, Pechino si prepara a ospitare le Olimpiadi del 2022. L'Occidente si berrà ancora le sue menzogne?

Barra laterale primaria

Sostieni Bitter Winter

Per saperne di più

CANALI SOCIALI UFFICALI (IN INGLESE)

Effettua la ricerca delle notizie per regione cliccando sulla mappa

Mappa geografica della Cina

ARCHIVIO

  • Ottobre 2020
  • Settembre 2020
  • Agosto 2020
  • Luglio 2020
  • Giugno 2020
  • Maggio 2020
  • Aprile 2020
  • Marzo 2020
  • Febbraio 2020
  • Gennaio 2020
  • Dicembre 2019
  • Novembre 2019
  • Ottobre 2019
  • Settembre 2019
  • Agosto 2019
  • Luglio 2019
  • Giugno 2019
  • Maggio 2019
  • Aprile 2019
  • Marzo 2019
  • Febbraio 2019
  • Gennaio 2019
  • Dicembre 2018
  • Novembre 2018
  • Ottobre 2018
  • Settembre 2018
  • Agosto 2018
  • Luglio 2018
  • Giugno 2018

Newsletter

Iscriviti alla newsletter

* indicates required
Scegli una lingua

Footer

Notizie in esclusiva
Notizie in esclusiva

Redazione

Direttore

MASSIMO INTROVIGE

Direttore responsabile

MARCO RESPINTI

Indirizzo

CESNUR

Via Confienza 19, 10121 Torino, Italy,
Phone: 39-011-541950

Codice Fiscale 97567500018

Partita IVA 07208700018

Articoli

CANALI SOCIALI UFFICALI (IN INGLESE)

Collegamenti

logo orlir hrwf logo cesnur logo

Copyright © 2022 - INFORMATIVA SULLA PRIVACY

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web per offrirti l'esperienza più pertinente ricordando le sue preferenze e ripetendo le visite. Cliccando su "Accetta", acconsenti all'uso di TUTTI i cookie.
.
Maggiori informazioni Impostazioni
RifiutaAccetta
Cookie

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
Cookie Durata Descrizione
ak_bmsc 2 hours This cookie is used by Akamai to optimize site security by distinguishing between humans and bots
bm_sz 4 hours This cookie is set by the provider Akamai Bot Manager. This cookie is used to manage the interaction with the online bots. It also helps in fraud preventions
cookielawinfo-checkbox-advertisement 1 year Set by the GDPR Cookie Consent plugin, this cookie is used to record the user consent for the cookies in the "Advertisement" category .
cookielawinfo-checkbox-analytics 11 months This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
cookielawinfo-checkbox-functional 11 months The cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
cookielawinfo-checkbox-necessary 11 months This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
cookielawinfo-checkbox-others 11 months This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
cookielawinfo-checkbox-performance 11 months This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
CookieLawInfoConsent 1 year Records the default button state of the corresponding category & the status of CCPA. It works only in coordination with the primary cookie.
viewed_cookie_policy 11 months The cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
_abck 1 year This cookie is used to detect and defend when a client attempt to replay a cookie.This cookie manages the interaction with online bots and takes the appropriate actions.
Functional
Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
Performance
Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
Analytics
Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
Cookie Durata Descrizione
CONSENT 2 years YouTube sets this cookie via embedded youtube-videos and registers anonymous statistical data.
_ga 2 years The _ga cookie, installed by Google Analytics, calculates visitor, session and campaign data and also keeps track of site usage for the site's analytics report. The cookie stores information anonymously and assigns a randomly generated number to recognize unique visitors.
_gat_UA-118991308-8 1 minute A variation of the _gat cookie set by Google Analytics and Google Tag Manager to allow website owners to track visitor behaviour and measure site performance. The pattern element in the name contains the unique identity number of the account or website it relates to.
_gid 1 day Installed by Google Analytics, _gid cookie stores information on how visitors use a website, while also creating an analytics report of the website's performance. Some of the data that are collected include the number of visitors, their source, and the pages they visit anonymously.
Advertisement
Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
Cookie Durata Descrizione
fr 3 months Facebook sets this cookie to show relevant advertisements to users by tracking user behaviour across the web, on sites that have Facebook pixel or Facebook social plugin.
NID 6 months NID cookie, set by Google, is used for advertising purposes; to limit the number of times the user sees an ad, to mute unwanted ads, and to measure the effectiveness of ads.
VISITOR_INFO1_LIVE 5 months 27 days A cookie set by YouTube to measure bandwidth that determines whether the user gets the new or old player interface.
YSC session YSC cookie is set by Youtube and is used to track the views of embedded videos on Youtube pages.
yt-remote-connected-devices never YouTube sets this cookie to store the video preferences of the user using embedded YouTube video.
yt-remote-device-id never YouTube sets this cookie to store the video preferences of the user using embedded YouTube video.
yt.innertube::nextId never This cookie, set by YouTube, registers a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
yt.innertube::requests never This cookie, set by YouTube, registers a unique ID to store data on what videos from YouTube the user has seen.
_fbp 3 months This cookie is set by Facebook to display advertisements when either on Facebook or on a digital platform powered by Facebook advertising, after visiting the website.
Others
Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
ACCETTA E SALVA
Powered by CookieYes Logo