Fonte: Human Rights Without Frontiers e inchieste realizzate in Cina
Come riportato in un articolo di Human Rights Without Frontiers, il 23 maggio, Yang Shihua, cittadina cinese fedele del nuovo movimento religioso cristiano La Chiesa di Dio Onnipotente, è stata arrestata al suo rientro in patria dalla Corea del Sud. La donna è stata arrestata con l’accusa di essere membro di uno xie jiao, espressione che le autorità cinesi traducono con “sette malvagie”, ma che in realtà significa “insegnamenti eterodossi”, e che viene applicata a tutti i gruppi religiosi elencati dal governo come non graditi. La sua sorte ignota.
All’inizio di quest’anno, Yang si era rifugiata in Corea del Sud a causa della persecuzione sempre più pesante che in Cina subisce il gruppo di cui fa parte. Gravemente malata, in maggio è tornata in Cina per cure mediche che le risultavano troppo care in Corea del Sud, ma, al suo atterraggio a Pechino, è stata immediatamente arrestata. Anche il marito, che la stava aspettando all’aeroporto, è stato arrestato, benché sia stato poi rilasciato. Alcuni agenti sono stati inviati a casa loro per confiscare computer portatili, tablet e telefoni cellulari.
Yang Shihua pensava di poter passare la dogana senza problemi e che la sua appartenenza a una religione vietata fosse ignota alle autorità cinesi, visto che in Corea aveva mantenuto un profilo basso. Sfortunatamente si sbagliava.
L’incidente prova che le autorità cinesi tengono gli occhi ben aperti sulle comunità della diaspora di gruppi proibiti e che fedeli non noti come tali quando erano in Cina vengono invece identificati all’estero e arrestati al ritorno in patria.