Pressioni sugli obiettori di coscienza cattolici per spingerli ad aderire alla Chiesa patriottica. Intanto le chiese vengono chiuse, i sacerdoti cacciati e le comunità intimidite
di Zhao Mingzhe
Due anni dopo la firma dell’Accordo tra la Santa Sede e la Cina del 2018 la persecuzione dei fedeli che non intendono aderire all’Associazione patriottica cattolica cinese (APCC) prosegue senza sosta. Ignorando le Linee guida del Vaticano del 2019, che consentono ai sacerdoti e ai vescovi di quella che era nota come Chiesa cattolica clandestina di non aderire all’APCC per motivi di coscienza, il PCC persiste nel tentativo di costringere tutti i cattolici sotto il proprio controllo.
In novembre una chiesa cattolica non registrata nella diocesi di Mindong, nella provincia sudorientale del Fujian, è stata chiusa perché il suo sacerdote si è rifiutato di aderire all’APCC. Da allora la comunità ha continuato a incontrarsi in segreto in una baracca costruita a spese dei fedeli con delle lamiere metalliche. Un fedele della chiesa ha riferito a Bitter Winter che il 24 gennaio alcuni agenti governativi hanno fatto irruzione nella chiesa improvvisata mentre i credenti cantavano inni e pregavano, minacciando di demolire la struttura se la comunità si fosse nuovamente radunata.
Il fedele ha spiegato che l’anno scorso, in seguito alla chiusura della chiesa, il sacerdote è stato costretto a lasciare la città e a nascondersi. Tuttavia durante l’epidemia di coronavirus la polizia ha continuato a cercarlo offrendo ricompense ai residenti affinché lo denunciassero. Inoltre i funzionari hanno minacciato di coinvolgere le famiglie di chi fosse sorpreso a proteggere il prete.
Il fedele ritiene che il governo volesse usare l’influenza del sacerdote per «radunare la comunità come se fosse un gregge di pecore per consegnarla alla APCC» per poi sbarazzarsi di lui. L’uomo ha aggiunto: «Questi sono i soliti trucchi del Partito Comunista. Attaccano e accusano i sacerdoti di vari reati, sostenendo che hanno disobbedito allo Stato rifiutandosi di rispettare leggi e regolamenti. I sacerdoti che non intendono aderire all’APCC sanno che verranno sicuramente perseguitati. Sono disgustato dal comportamento del governo. Hanno installato telecamere di sorveglianza all’interno e all’esterno delle chiese gestite dal governo. Solo i sacerdoti approvati dallo Stato possono celebrare la Messa mentre quelli non autorizzati non possono nemmeno entrare in chiesa».
Il fedele ha continuato: «Se aderiremo alla APCC saremo sotto il controllo del governo e i sacerdoti nelle loro omelie dovranno parlare di politiche, leggi e regolamenti nazionali. La natura della nostra fede sarà completamente stravolta. Non c’è mai stata concordia tra governo e religione. Il regime mira a farci credere nel partito e ci proibisce di avere fede in Dio».
Secondo un documento intitolato Dichiarazione di responsabilità circa gli obiettivi del lavoro religioso per il 2019, pubblicato dall’amministrazione di una località del Fujian, le autorità sono tenute a intensificare costantemente gli sforzi per controllare e reprimere la Chiesa Cattolica non registrata. Non solo le attività religiose devono essere limitate e vietate, ma ogni religioso dove essere «trasformato attraverso l’istruzione» impartita da apposito personale.
I cattolici della diocesi di Yujiang nella provincia sudorientale dello Jiangxi che si rifiutano di aderire all’APCC sono perseguitati allo stesso modo.
In luglio e in agosto alcuni funzionari dell’amministrazione municipale di Fuzhou hanno fatto irruzione in una chiesa cattolica non registrata che la comunità aveva camuffato da tempio degli antenati, un luogo sacro nella Cina rurale dove le famiglie rendono omaggio e offrono sacrifici ai loro antenati. I funzionari hanno ordinato di svuotare la chiesa, minacciando di distruggerla se la comunità avesse disobbedito e si fosse nuovamente riunita. I simboli religiosi della Chiesa sono stati sostituiti dallo slogan «Non dimenticare l’intenzione originaria, tieni a mente la missione» e da altri manifesti propagandistici.
Da allora i fedeli della comunità hanno iniziato a incontrarsi segretamente nelle loro abitazioni. Tuttavia, quando l’amministrazione ne è venuta a conoscenza, anche questi incontri clandestini sono stati vietati. I fedeli hanno paura di ospitare riunioni nelle proprie case perché le amministrazioni hanno minacciato di licenziarne i loro familiari e di privare i loro figli della possibilità di andare a scuola o cercare lavoro.
Un sacerdote di una chiesa non registrata nella diocesi di Yujiang ha detto a Bitter Winter: «Per far morire la nostra religione il regime ci logora gradualmente, proibendo le attività religiose e l’istruzione dei fedeli. Speriamo che il Papa non creda alle dichiarazioni unilaterali del PCC e ascolti ciò che dicono i fedeli delle chiese non registrate. Se entriamo a far parte della APCC il nostro credo si corromperà»
Durante l’epidemia di coronavirus, le autorità del Paese hanno continuamente represso le chiese cattoliche non registrate adducendo come pretesto l’inadeguatezza delle misure sanitarie o antincendio. Le amministrazioni hanno costretto le comunità a rispettare tutti i requisiti governativi, compresa l’adesione alla chiesa statale, minacciando di chiudere i luoghi di culto.
Un fedele di una chiesa non registrata di Wengyang, un sottodistretto della città di Yueqing, nella provincia orientale dello Zhejiang, ha commentato: «I funzionari cercano di trovare delle carenze nelle chiese ispezionando ogni aspetto delle loro attività. Controllano se le sale da pranzo dispongono delle attrezzature per la disinfezione e sterilizzazione delle stoviglie e quanti bidoni della spazzatura ci sono. Ma ciò che il regime vuole davvero è costringerci ad aderire all’APCC per controllarci».