I leader tibetani riuniti a Dharamshala avvertono il mondo che, quando l’attuale Dalai Lama morirà, il PCC ne designerà una reincarnazione falsa
di Massimo Introvigne
Il 5 ottobre si è conclusa a Dharamshala, in India, la Terza Assemblea generale speciale del popolo tibetano. L’incontro è stato convocato dal Kashag, ossia il governo e il parlamento tibetani in esilio. Il tema principale dell’assemblea è stato una questione urgente, ossia il piano del PCC per designare un nuovo Dalai Lama fasullo controllato da Pechino, quando l’attuale XIV Dalai Lama, che ha 84 anni e alcuni problemi di salute, morirà.
Bitter Winter ha già riferito del bizzarro Ordine n. 5 del 2005, un regolamento che attribuisce al PCC il diritto esclusivo di designare quali lama buddhisti siano autorizzati a reincarnarsi, a controllare il processo volto a identificare le reincarnazioni e a certificare l’autenticità delle medesime. In Occidente il fatto che un partito ateo si occupi di reincarnazione è stato subito ridicolizzato, ma lo scopo politico di quella misura è terribilmente serio. Nel buddhismo tibetano (e mongolo) i lama reincarnati occupano i livelli gerarchici più elevati. I monaci ancora viventi che erano stati riconosciuti come reincarnazioni degli alti lama deceduti prima dell’invasione cinese del Tibet sono ormai tutti anziani. Quando, uno dopo l’altro, muoiono, il PCC pretende di selezionarne i successori, individuando i giovani che verranno proclamati reincarnazioni ed educandoli a diventare propri burattini fedeli.
Il PCC lo ha già fatto con l’XI Panchen Lama, che, dopo il Dalai Lama, è la massima autorità nella scuola di buddhismo tibetano di Geluk. Il decimo Panchen Lama è deceduto nel 1989 e nel 1995 l’attuale Dalai Lama ne ha riconosciuto la reincarnazione in un bambino di sei anni di nome Gedhun Choekyi Nyima. Il ragazzo è stato rapito dai cinesi e da allora non è stato mai più visto, benché sia il PCC sia il Dalai Lama affermino che sia vivo. Il PCC ha quindi riconosciuto Gyaincain Norbu di 5 anni e lo ha cresciuto per farlo diventare l’undicesimo Panchen Lama sostenuto dal PCC, nonché una delle voci ufficiali del buddhismo fedele al PCC. Un Panchen Lama fasullo, insomma, ma che viene mandato nel mondo e ricevuto come se fosse autentico da organizzazioni e da Paesi che non possono dire di no alla Cina.
Dopo la controversia sul Panchen Lama del 1995, è stato chiaro che l’obiettivo finale del PCC era quello di insediare un nuovo Dalai Lama dopo la morte del XIV. Adesso però l’Assemblea Generale, a cui hanno partecipato 340 delegati della diaspora tibetana di 24 Paesi, ha avvertito che i piani del PCC sono pronti e che pronti sono pure i complici di Pechino in tutto il mondo. Quando l’attuale Dalai Lama morirà, il PCC identificherà rapidamente una reincarnazione di propria scelta.
In effetti, come rilevato dall’Assemblea generale, sono già in corso sforzi per convincere l’India, Paese dove risiede l’attuale Dalai Lama, ad accettare il XV Dalai Lama che sarà scelto dal PCC. “Esperti” cinesi hanno già avvertito il governo indiano che «se il governo cinese riconoscesse il [successore] legale del Dalai Lama mentre il governo indiano si rifiutasse di farlo, ciò costituirebbe una grave divergenza politica che influenzerebbe le relazioni sino-indiane. Poiché per la Cina la reincarnazione del Dalai Lama è un problema importante, un Paese amico dovrebbe evitare di intromettersi e di interferire su questa questione». Lobsang Sangay, presidente dell’Amministrazione centrale tibetana in esilio, ha dichiarato all’Assemblea Generale che «la Cina minaccia continuamente l’India di non interferire nella selezione del prossimo Dalai Lama. Se la Cina riesce a minacciare una superpotenza emergente come l’India, allora si può immaginare il peso della sua autorità su altri Paesi più piccoli».
Finora, solo un Paese sembra determinato a resistere alla selezione cinese di un falso Dalai Lama. In settembre, negli Stati Uniti d’America, il deputato James McGovern (del Partito Democratico, in rappresentanza del Massachusetts) e il senatore Marco Rubio (del Partito Repubblicano, in rappresentanza della Florida), rispettivamente presidente e co-presidente della Congressional-Executive Commission on China (CECC), organismo bipartisan, hanno presentato il Tibet Policy and Support Act of 2019 (H.R. 4331 e S.2539), un disegno di legge che aggiorna e rafforza il Tibet Policy Act del 2002. Il documento afferma che l’interferenza del PCC nelle decisioni relative alla reincarnazione del Dalai Lama equivarrebbe a una violazione delle libertà religiose fondamentali dei buddhisti e del popolo tibetano. Il testo sollecita inoltre sanzioni contro qualsiasi funzionario del governo cinese che dovesse rendersi complice dell’individuazione e dell’insediamento di un XV Dalai Lama fasullo, esigendo che nessuna istituzione pubblica statunitense riconosca una pseudo-reincarnazione controllata dal PCC come vero Dalai Lama.
Altri Paesi e istituzioni buddhiste, tuttavia, potrebbero non avere l’indipendenza e le risorse per resistere alla Cina, a meno che una campagna d’opinione pubblica globale contro il piano del PCC per installare un XV Dalai Lama falso non inizi subito e guadagni lo slancio sufficiente.