Ogni parola riferita alla religione viene rimossa e sostituita con la propaganda laica del PCC. Per “assicurare l’ordine”…
Fin dall’anno scorso il PCC ha smantellato un gran numero di croci e altri simboli religiosi sia nei luoghi pubblici sia nelle case dei credenti, in tutto il territorio nazionale. Sono stati proibiti e rimossi dal Partito Comunista Cinese (PCC) anche le insegne e i nomi con allusioni religiose su edifici o esercizi commerciali. I simboli che richiamano all’Islam sono stati eliminati con il pretesto di combattere la «diffusione di ciò che è halal», i caratteri cinesi che significano «Buddha» o «buddhismo» sono stati cancellati dai negozi o da luoghi di incontro di altro genere e i proprietari di esercizi commerciali sono stati obbligati a nascondere le insegne che riportano nomi dalle connotazioni cristiane, per esempio «Alleluia» o «grazia».
Il raggio d’azione di questo giro di vite si fa sempre più ampio e ad alcuni osservatori questa epurazione del linguaggio “anti-patriottico” ricorda la Rivoluzione Culturale. Gli esempi sono numerosi.
In novembre le autorità della contea di Sunwu, sotto la giurisdizione della città di Heihe, nella provincia nordorientale dello Heilongjiang, hanno imposto all’asilo Tianci di rimuovere la parola tianci dall’insegna (letteralmente, tianci significa «dono del cielo» o «donato dal cielo»).
«Il termine tianci si riferisce al credo religioso», ha affermato uno dei funzionari governativi del luogo, «è facile che i bambini siano indottrinati alla fede, con questa parola sull’insegna dell’asilo». Ha quindi ordinato al direttore di toglierla, pena la chiusura.
L’asilo Shentong, nel distretto di Jiguan, della città di Jixi, nella stessa provincia, si è trovato in una situazione simile. La parola shentong significa «bambino prodigio», ma il primo carattere cinese, shen, se preso da solo significa «Dio» o «divinità». Le autorità hanno ordinato che l’insegna venisse rimossa, oppure la scuola non avrebbe ottenuto la registrazione. A quel punto l’asilo ha cambiato il proprio nome in «asilo dell’Educazione completa della mente Bocciolo del fiore dorato».
Una delle chiese delle Tre Autonomie della città di Huaibei, nella provincia orientale dell’Anhui, ha ricevuto l’ordine di eliminare dall’ingresso i caratteri cinese Shen ai shi ren, che significano «Dio ama il mondo». Sul momento, un funzionario dell’Ufficio per gli affari religiosi del luogo ha spiegato: «Se Dio ama il mondo, significa forse che il Partito Comunista non lo ami?».
Pochi mesi dopo, il responsabile della chiesa ha posto all’ingresso la scritta «ai guoai jiao, rong Shen yi ren» («Ama il tuo Paese, ama la tua religione; onora Dio e fai del bene al popolo»). Pensava che adempisse all’indicazione del Movimento patriottico delle Tre Autonomie secondo il quale «amare il Paese viene prima di amare la religione». Tuttavia, pare che le frasi «ama la tua religione» e «onora Dio» fossero inaccettabili.
«Gli otto caratteri cinesi che compongono la frase “Ama il tuo Paese, ama la tua religione; onora Dio e fai del bene al popolo” devono essere eliminati», hanno intimato i funzionari dell’Ufficio per gli affari religiosi del luogo, quando sono giunti per effettuare un’ispezione della chiesa, lo scorso novembre. «Potete scrivere solo a proposito del Partito Comunista».
Il responsabile della chiesa ha ubbidito agli ordini. Poco tempo dopo, i funzionari dello stesso ufficio sono tornati e hanno appeso un’insegna di loro proprietà che esaltava i «valori centrali del socialismo».
Cinque chiese delle Tre Autonomie del distretto di Guichi, della città di Chizhou, nell’Anhui, hanno subito un trattamento dello stesso genere. Verso la fine di ottobre del 2018, le autorità hanno rimosso la scritta «Chiesa del Vero Gesù», «sala del Vangelo» e sala della gratitudine» dall’ingresso degli edifici.
Il giro di vite sulle insegne dei negozi che vendono articoli tradizionali buddhisti è ancora in corso.
Il negozio di artigianato buddhista Sala dei colori vivaci, che si trova nella città di Muling, nello Heilongjiang, esiste da più di vent’anni ed è stato registrato per molto tempo all’Ufficio per l’industria e il commercio. In dicembre, alcuni funzionari del governo del luogo hanno ordinato alla proprietaria di cancellare dall’insegna il carattere Fo, che significa «Buddha» o «Buddhismo», perché è un termine dalla connotazione religiosa. La proprietaria, una donna di circa settant’anni, ha dovuto pagare di tasca propria l’operaio che ha rimosso la scritta.
«Da quando è stato tolto il carattere Fo, molti clienti non riescono più a trovare il negozio. Gli affari ne hanno risentito parecchio», ha affermato la donna.
Nella città di Muling, l’Ufficio per gli affari religiosi del luogo ha imposto la rimozione del carattere Fo anche alla sala Shanyuan e al Negozio di articoli buddhisti di buon auspicio. Il proprietario del Buddha di buon auspicio ha speso 400 renminbi (circa 60 dollari statunitensi) per modificare in nome in Negozio di artigianato di buon auspicio.
Il governo «dice che il carattere Fo sull’insegna ha delle implicazioni religiose e deve essere eliminato. Dice che è un ordine delle autorità centrali, e tutti devono conformarsi», ha raccontato il proprietario di un altro negozio buddhista, che ha preferito rimanere anonimo.
Il 14 dicembre, le autorità della città di Suifenhe, nello Heilongjiang, hanno citato le normative di gestione ambientale e del paesaggio urbano, nel momento in cui hanno disposto la rimozione delle insegne con caratteri non approvati o al di sotto degli standard richiesti. I proprietari dei negozi hanno avuto tre giorni di tempo per adeguarsi, oppure i loro locali sarebbero stati chiusi. A breve, uno dei negozi di merci buddhiste della città, il Padiglione Wanfa, ha ricevuto l’ordine di “correzione” da parte del governo (wanfa è un termine buddhista che significa approssimativamente «eventi innumerevoli» o «tutte le cose»).
Almeno otto negozi di articoli buddhisti in città hanno dovuto eliminare alcune parole dall’insegna. Come risultato, alcuni hanno subito perdite per quasi 10mila renminbi (circa 1.500 dollari).
«Il nostro negozio ha fatto affari per anni e abbiamo la licenza commerciale richiesta dalla legge. Il governo sta trovando da ridire su di noi intenzionalmente», si è lamentato uno dei proprietari.
«Dal momento che sei sotto il comando del Partito Comunista, non puoi promuovere la religione», ha affermato uno dei funzionari governativi. «Devi cantare le lodi del Partito Comunista ed esporre i ritratti di Mao Zedong e Xi Jinping. Non è permesso nient’altro».
Alcune persone religiose pensano che la rimozione delle parole che richiamano alla fede sia molto più di una questione di caratteri scritti su un’insegna. Piuttosto, è una sfida ideologica. Le autorità stanno tentando di epurare ogni simbolo e ogni logo che sia in relazione alla religione, per assicurarsi che l’ideologia comunista atea regni incontrastata.
Servizio di Zhou Hua