La commissione pubblica un documento contro il russo Alexander Dvorkin, attivista antisette, e contro il FECRIS, sostenitori della persecuzione religiosa in Cina
di Massimo Introvigne
Il 17 luglio l’USCIRF, la U.S. Commission on International Religious Freedom, ha reso noto un nuovo documento, dal titolo The Anti-cult Movement and Religious Regulation in Russia and the Former Soviet Union. L’USCIRF è una commissione del governo federale degli Stati Uniti d’America, indipendente e bipartisan, istituita nel 1998 con l’International Religious Freedom Act (IRFA). I suoi membri sono nominati dal presidente e dai capigruppo parlamentari di entrambi i partiti politici.
Il titolo parrebbe indicare che il documento non riguardi la Cina, e in effetti l’argomento principale è la Russia. Vi sono tuttavia tre connessioni importanti fra il nuovo report dell’USCIRF e Pechino.
Anzitutto il rapporto fornisce un’analisi dettagliata e accurata delle attività di Alexander Dvorkin, un attivista russo che per quasi trent’anni ha guidato campagne contro i movimenti religiosi che egli definisce “sette”. Come documenta il rapporto, Dvorkin è stato determinante nel programmare la repressione dei Testimoni di Geova in Russia e ha sferrato attacchi a molte altre minoranze religiose. L’USCIRF chiede al governo degli Stati Uniti di «condannare pubblicamente Alexander Dvorkin e la [sua organizzazione], il Saint Irenaeus of Lyon Information-Consultation Center (SILIC), per la continua campagna di disinformazione contro le minoranze religiose».
Ora, il rapporto elenca anche le attività di Dvorkin al di fuori della Russia. Benché questa parte delle «campagne di disinformazione» da lui condotte non sia menzionata, Dvorkin ha appoggiato regolarmente il PCC nella repressione dei movimenti etichettati come xie jiao. L’attivista si è recato più volte in Cina e a Hong Kong per offrire il proprio supporto nella persecuzione contro il Falun Gong, per negare il fatto che il Partito prelevi gli organi dai prigionieri di coscienza e per elogiare la repressione della Chiesa di Dio Onnipotente. Dal canto suo il Partito Comunista Cinese ha dato il proprio appoggio alle campagne di Dvorkin contro i Testimoni di Geova in Russia e le ha “importate” in Cina. Laddove il PCC ha presentato Dvorkin come un autorevole «esperto russo di studi sulle sette», il rapporto dell’USCIRF lo smaschera come pseudo-esperto, «che si basa su teorie inattendibili» e che promuove intolleranza e discriminazione religiosa.
In secondo luogo Dvorkin, come rileva il rapporto dell’USCIRF, ha lavorato a livello internazionale in qualità di vicepresidente di un’organizzazione contro le sette attiva in vari Stati e nota come FECRIS, European Federation of Research and Information Centers on Sectarianism. Il FECRIS è noto anche per il sostegno che numerosi suoi appartenenti, oltre a Dvorkin stesso, hanno offerto alla persecuzione del Falun Gong condotta in Cina dal PCC. L’associazione contro gli xie jiao del Partito ha a propria volta pubblicizzato e ripubblicato i rapporti stilati dal FECRIS contro Testimoni di Geova e altri gruppi. Più si indaga e più insomma si scoprono i rapporti tra il FECRIS (e Dvorkin) e le organizzazioni cinesi che promuovono e che giustificano la sanguinosa persecuzione del Falun Gong, della Chiesa di Dio Onnipotente e di altri movimenti religiosi.
In terzo luogo il documento dell’USCIRF rappresenta un’accusa importante all’ideologia anti-sette in generale. Dvorkin, afferma il rapporto, mentre si trovava negli Stati Uniti, fra il 1977 e il 1992, ha assorbito le idee di un «movimento anti-sette influenzato da concetti pseudoscientifici quali “lavaggio del cervello” e “controllo della mente”». Tale movimento anti-sette «descriveva i nuovi movimenti religiosi come “fanatici” o “bizzarri” e dipingeva i loro aderenti come vittime indifese prive di libero arbitrio e della capacità di salvarsi. Tale retorica consentiva ai gruppi di giustificare l’allontanamento forzato di amici e parenti dalle religioni che avevano scelto e propugnava persino la “deprogrammazione”». Come rileva l’USCIRF, mentre «si spacciano per esperti in vari settori accademici, quali gli studi sulle religioni, la psicologia e la sociologia, di rado [Dvorkin e gli attivisti anti-sette] vi sono qualificati e spesso si basano su teorie e metodi screditati per promuovere il proprio programma ideologico».
Ciò, di nuovo, è importante anche per quanto riguarda la Cina. La persecuzione dei movimenti etichettati come xie jiao è iniziata in tarda epoca Ming, ma il PCC ha tentato di giustificarla e promuoverla anche al di fuori del Paese traducendo l’espressione xie jiao come «sette» o «sette malvagie» ed affermando che la repressione degli xie jiao in Cina è parte di un piano a livello mondiale contro le “sette”, considerate un problema anche negli altri Paesi. In realtà xie jiao significa «insegnamenti eterodossi» e il termine “eterodosso” nella storia cinese è stato interpretato sia come deviante dal punto di vista ideologico sia come non approvato dal regime in carica.
Tradurre xie jiao come «sette» non è un errore fortuito. Il PCC spera di saltare sul carro del movimento anti-sette nel mondo e di trasformare i media occidentali favorevoli a tale movimento in sostenitori della campagna repressiva che conduce contro i gruppi che include nella lista degli xie jiao, specialmente la Chiesa di Dio Onnipotente e il Falun Gong. In taluni casi questa campagna ha avuto successo, benchè le fake news prodotte dal Partito contro questi movimenti siano sempre più smascherate come bugie dai media occidentali più prestigiosi.
È vero comunque, però, che l’ideologia anti-sette somiglia all’ideologia repressiva anti-xie jiao del Partito Comunista Cinese. Ovunque la prima venga propugnata, il PCC trova facilmente degli amici. È quindi molto importante che, per la prima volta, una commissione ufficiale del governo degli Stati Uniti indichi chiaramente quella anti-sette come una «ideologia» basata su una pseudo-scienza inattendibile e finalizzata alla «soppressione della libertà religiosa».