Massimo Introvigne
L’imponente persecuzione contro il nuovo movimento religioso Yiguandao negli anni 1950, dagli anni 1990 serve da modello per la repressione delle “sette”
Quando il Partito Comunista Cinese (PCC) ha avviato la massiccia campagna di persecuzione che, nella seconda metà degli anni 1990, ha colpito il Falun Gong, la Chiesa di Dio Onnipotente e altri gruppi inclusi nella lista degli xie jiao («insegnamenti eterodossi»), alcuni studiosi hanno osservato che si era di fronte alla più massiccia repressione di movimenti religiosi che la Cina avesse conosciuto dai tempi della campagna contro lo Yiguandao (一贯道) negli anni 1950.
In effetti, sotto molti aspetti, la repressione dello Yiguandao è servita da modello per quanto accaduto in seguito. Da qui l’interesse degli studiosi delle religioni contemporanee in Cina per lo Yiguandao, su cui esistono oggi eccellenti studi in lingua inglese come quelli dello specialista di Hong Kong Edward Irons, benché la sua teologia fosse molto diversa dalle credenze dei gruppi oggi più perseguitati.
La Cina possiede una lunga tradizione di nuove religioni salvazioniste che collegano la salvezza alla venerazione di una divinità specifica attraverso certi rituali unici. Alcune di queste nuove religioni hanno fatto presa sulle classi inferiori, aggregando rancori religiosi e sociali contro il potere imperiale, e promuovendo rivolte e persino rivoluzioni. Da qui la vigilanza rigida svolta dalla Cina imperiale nei confronti di questi gruppi, la maggior parte dei quali sono stati repressi sotto il nome generico di “Loto bianco”. Gli studiosi occidentali moderni hanno dimostrato che, sebbene nella Cina medioevale sia esistito un movimento buddhista chiamato Loto bianco, durante la dinastia Ming (1368-1644) questa dicitura è diventata una espressione generica, utilizzata per designare tutti i gruppi vietati come «insegnamenti eterodossi» (xie jiao) piuttosto che un movimento specifico. Questa terminologia è poi stata usata ancora durante la dinastia Qing (1646-1912). All’atto pratico, xie jiao e Loto bianco sono cioè stati usati come sinonimi.
Una nuova religione accusata di far parte del “Loto bianco” e bandita come xie jiao nella Cina Qing era lo Xiantiandao (先天 道), le cui origini remoto sono medioevali benché abbia assunto la forma attuale nel secolo XVIII come culto dell’Antica Madre, Wusheng Laomu (無 生 老母), la quale si diceva avesse creato tutti gli esseri viventi e inviato sulla Terra una serie di profeti, compreso Buddha Śākyamuni, per salvare gli uomini e riportarli in Paradiso. Come altre religioni cinesi non cristiane, lo Xiantiandao fa grande affidamento su messaggi inviati attraverso la scrittura automatica da vari spiriti e dall’Antica Madre stessa. Nonostante le persecuzioni subite in Cina, lo Xiantiandao è cresciuto e si diffuso anche all’estero. La sua influenza è chiaramente visibile nel Cao Dai, la più numerosa delle nuove religioni del Vietnam, che ha preso forma negli anni 1920.
Il quindicesimo patriarca dello Xiantiandao, Wang Jueyi (王觉一, 1832-1886?), riformò la religione o forse fondò un gruppo parallelo, noto come Mohou Yizhujiao (Insegnamenti dello sforzo finale末后一着教). Tuttavia non tutti i seguaci dell’organizzazione originaria hanno aderito alla riforma. Il suo successore, il sedicesimo patriarca Liu Qingxu (刘清虚, in carica dal 1886 al 1919), cambiò il nome del gruppo in Yiguandao nel 1905. Gli successe il diciassettesimo patriarca, Lu Zhongyi ((路中一, 1849?-1925). Quando Lu morì, nel 1925, dopo alcune polemiche sulla successione, la maggior parte dei seguaci di quello che era allora un movimento relativamente piccolo accettò la leadership di Zhang Tianran (张天然, 1889-1947). Zhang sposò Sun Suzhen (孙素贞, anche nota come Sun Huiming孙慧明, 1895-1975), che era a capo di un’altra fazione, e i due assunsero congiuntamente il titolo di diciottesimi patriarchi. La coppia, pur mantenendo il gusto per i segreti esoterici e per le iniziazioni, ha semplificato i rituali. Durante il loro patriarcato, la religione ha quindi conosciuto un’espansione fenomenale. Secondo alcune fonti, quando Zhang morì nel 1947 lo Yiguandao contava ormai 12 milioni di fedeli.
Lo Yiguandao ha continuato a promuovere un culto piuttosto esclusivista dell’Antica Madre (sebbene Gesù, insieme a Buddha, sia stato incluso tra i profeti da lei inviati) e a basarsi su messaggi degli spiriti, trasmessi in specie attraverso giovani donne e scritti sulla sabbia come nella tradizione dello Xiantiandao (sebbene non tutti i gruppi, né tutti i capi, abbiano favorito questa pratica). Ha inoltre fortemente caldeggiato il vegetarianismo. Il fatto che figure di spicco del cosiddetto Governo nazionale riorganizzato della Repubblica di Cina (中華民國國民政府), ossia il governo collaborazionista insediato nella Cina orientale dagli invasori giapponesi, avessero aderito allo Yiguandao, ha messo questa religione in cattiva luce agli occhi dei nazionalisti, che, nel 1946, l’hanno bandita come xie jiao. Lo stesso divieto è stato poi reiterato anche a Taiwan, dove il gruppo è tornato a esistere legalmente solo nel 1987.
Molto più violenta è stata invece la repressione attuata dal PCC. Sebbene il Partito, per vari motivi politici, abbia preferito etichettare lo Yiguandao e altri gruppi simili «società segrete reazionarie» (fandong huidaomen, 反動會道門) invece che xie jiao, è stata comunque adoperata anche quest’ultima espressione e la persecuzione scatenata dai comunisti dopo essere saliti al potere nel 1949 è stata molto simile alle recenti campagne contro gli xie jiao. Lo studioso di Hong Kong, David Palmer ha osservato che, come sarebbe in seguito accaduto al Falun Gong e alla Chiesa di Dio Onnipotente, «contro di esso [lo Yiguandao] sono state adoperate tutte le forme di propaganda, dagli editoriali e dai discorsi di Mao Zedong [1893-1976] pubblicati sul Peoples’ Daily e sul resto della stampa a poster, fumetti, mostre, assemblee di denuncia e persino spettacoli teatrali. Il termine Yiguandao è dunque diventato sinonimo di setta controrivoluzionaria e persino un insulto, il cui uso veniva suggerito ai bambini nei cortili delle scuole». La persecuzione ha quindi «raggiunto l’apice negli anni 1953 e 1954, quando, secondo i rapporti della polizia, sono stati arrestati 820mila tra capi e organizzatori, nonché 13 milioni di seguaci». E nelle carceri del PCC sono state uccise migliaia di persone. Questi numeri sono così elevati che Palmer e altri studiosi sospettano che anche appartenenti ad altri gruppi religiosi siano stati arrestati e persino giustiziati con la falsa accusa di fare parte dello Yiguandao.
Alla fine la persecuzione ha avuto successo. Nella Cina continentale lo Yiguandao è stato quasi completamente sradicato, sebbene sia sopravvissuto a Hong Kong, a Taiwan (nonostante le restrizioni legali), a Singapore, in Thailandia e in Corea del Sud, con altre filiali stabilite anche nella diaspora cinese in Occidente. Diviso in numerosi rami indipendenti, oggi nessuna organizzazione centrale può rivendicare il controllo dello Yiguandao. Attualmente conta circa 2,5 milioni di fedeli al di fuori della Cina continentale. A Taiwan ne fanno parte uomini d’affari di spicco e ve ne è una presenza significativa nella rete dei ristoranti vegetariani. Poiché alcuni uomini d’affari taiwanesi appartenenti allo Yiguandao hanno effettuato cospicui investimenti in Cina, nel secolo XXI questa religione è ritornata silenziosamente anche nella Cina continentale. Occasionalmente lo Yiguandao è stato criticato come xie jiao, ma non è incluso nel loro elenco ufficiale. Media e studiosi hanno talora riferito di discussioni confidenziali, favorite da uomini d’affari taiwanesi, atte a consentire allo Yiguandao una qualche esistenza legale in Cina, ma questi sforzi sono oggi difficili a causa della rinnovata repressione di tutte le religioni voluta dal presidente Xi Jinping.