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Articolo 300: l’arma segreta del PCC per la persecuzione religiosa

04/10/2019Massimo Introvigne |

Uno studio condotto su 200 sentenze e pubblicato dalla rivista accademica “The Journal of CESNUR” dimostra che per andare in carcere è sufficiente vivere una normale vita religiosa in un gruppo vietato

di Massimo Introvigne

Sentenza contro i fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente basata sull'Articolo 300
Sentenza contro i fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente basata sull’Articolo 300

Per ottenere asilo nei Paesi democratici in cui fuggono, i rifugiati cinesi devono dimostrare di avere un «fondato timore» che, se dovessero tornare in Cina, sarebbero perseguitati. In alcuni Paesi, il dibattito si concentra sull’interpretazione dell’Articolo 300 del Codice Penale cinese che impone sanzioni carcerarie a coloro che sono attivi in gruppi perseguitati come xie jiao («insegnamenti eterodossi», talvolta tradotto come «sette»); in realtà il PCC inserisce nella lista degli xie jiao qualsiasi gruppo religioso indipendente che cresce troppo rapidamente o che è considerato ostile al Partito. Spesso le ambasciate cinesi, nel tentativo di persuadere i tribunali stranieri e le commissioni per i rifugiati a non concedere asilo, dicono alle autorità straniere che l’Articolo 300 viene applicato solo contro i membri di uno xie jiao che «commettono crimini».

Nel numero di settembre-ottobre 2019 della rivista accademica The Journal of CESNUR, ho pubblicato uno studio, scritto in collaborazione con il professor James T. Richardson dell’Università del Nevada-Reno, considerato la principale autorità mondiale sulle relazioni tra i nuovi movimenti religiosi e il diritto, con e Rosita Šorytė, ex diplomatica lituana oggi presidente dell’Osservatorio internazionale sulla libertà religiosa dei profughi (OILRR). Lo studio esamina i documenti interpretativi ufficiali dell’Articolo 300 e 200 casi di fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente, il movimento religioso che, preso singolarmente, viene maggiormente perseguitato in Cina e condannato dai tribunali cinesi. Così facendo abbiamo concluso che le normali attività religiose, come frequentare gli incontri di preghiera, cercare di convertire amici e parenti o distribuire pubblicazioni religiose, sono tra i «crimini» puniti ai sensi dell’Articolo 300 con severe pene detentive.

Storia dell’Articolo 300

Vale la pena notare che l’Articolo 300, introdotto nel 1997, è stato modificato nel 2015. Purtroppo diverse sentenze in tutto il mondo citano la versione del 1997 ignorando l’emendamento.

Il IX emendamento al Codice Penale della Repubblica Popolare Cinese ha infatti riformulato l’Articolo 300 come segue:

«chiunque organizzi o utilizzi una setta superstiziosa, una società segreta o un’organizzazione settaria [xie jiao] o sfrutti la superstizione per sabotare l’attuazione di qualsiasi legge o regolamento amministrativo dello Stato sarà condannato alla detenzione per non meno di tre ma non più di sette, oltre a un’ammenda; se le circostanze sono particolarmente gravi, la condanna sarà da non meno di sette anni fino all’ergastolo, oltre a un’ammenda o la confisca dei beni; se le circostanze sono meno gravi può essere inflitta una pena detentiva non superiore a tre anni di carcere penale, sorveglianza o privazione dei diritti politici, oltre a un’ammenda, oppure al solo pagamento di un’ammenda.

Chiunque organizzi o utilizzi una denominazione superstiziosa, una società segreta o un’organizzazione settaria [xie jiao] o approfitti della superstizione per imbrogliare qualsiasi altra persona, provocando lesioni gravi o la morte della persona, sarà punito in conformità con quanti disposto al paragrafo precedente.

Chiunque commetta pure il reato di stupro di una donna o di frode contro il patrimonio in aggiunta al reato di cui al comma 1 verrà punito in base alle disposizioni vigenti sui reati plurimi».

Il principale cambiamento tra la versione del 1997 e quella del 2015 consiste nel fatto che sono state rese più severe le pene per «l’organizzazione e/o l’uso di uno xie jiao», per i quali ora è possibile comminare anche l’ergastolo. D’altra parte anche le «circostanze minori» nell’uso di uno xie jiao sono ora considerate fattispecie penali, allargando dunque il campo di applicazione della norma penale (anche se le «circostanze minori» giustificano sanzioni minori: pochissimi casi vengono però considerati «minori»).

Nel nostro studio abbiamo esaminato solo il primo comma dell’Articolo 300, che punisce chi «organizza o usa uno xie jiao». I casi di omicidio, furto o stupro connessi con uno xie jiao e menzionati nel secondo comma né compaiono in alcuna delle sentenze che abbiamo esaminato, né riguardano alcuno dei rifugiati richiedenti asilo all’estero e di cui abbiamo studiato i casi.

Nei Paesi democratici La formula «orchestrare e usare una organizzazione xie jiao per sabotare l’applicazione della legge», usata abitualmente nelle sentenze cinesi, può risultare fuorviante. «Sabotare l’applicazione della legge» può evocare grandiosi piani antigovernativi. Diu fatto, invece, «sabotare l’applicazione della legge», come interpretato dal PCC, significa semplicemente non rispettare la legge cinese e la legge cinese include il divieto di essere a qualsiasi titolo attivi in uno xie jiao.

Il 4 gennaio 2017 la Corte Suprema del popolo e la Procura Suprema del popolo hanno rilasciato un’interpretazione ufficiale dell’Articolo 300. Visto che i precedenti documenti interpretativi vengono ancora citati nelle sentenze sui rifugiati, è importante notare che l’Articolo 16 dell’interpretazione del 2017 chiarisce che tali documenti non sono più in vigore.

L’Articolo 1 affronta il vecchio problema di come definire uno xie jiao, affermando:

Le organizzazioni illecite create falsamente in nome di una religione, del Qigong o di altre realtà che divinizzino o che magnifichino i propri leader, e che si fabbrichino e diffondano errori superstiziosi per irretire e per ingannare la gente, per aumentare il numero dei propri seguaci controllandoli e per mettere in pericolo la società saranno designate «xie jiao» come nell’Articolo 300 del Codice Penale.

Edward Irons ha dimostrato come questa formula, che esisteva già in documenti precedenti, non risolva il problema della definizione. In pratica è uno xie jiao qualunque movimento le autorità decidano di considerare tale.

L’Articolo 2 è la parte più importante del documento in quanto fornisce esempi pratici e dettagliati di circostanze che non sono «minori» e che ono considerate reati gravi:

(1) fondare uno xie jiao, o dopo che uno xie jiao è stato chiuso, ripristinarlo o creare uno xie jiao separato;

(2) riunirsi per circondare, attaccare, occupare con la forza o provocare confusione in organismi statali, imprese, istituzioni pubbliche o in luoghi pubblici o siti di attività religiose; sconvolgere l’ordine sociale;

(3) tenere illegalmente assemblee, proteste o manifestazioni, sconvolgendo l’ordine sociale;

(4) usare la violenza, la coercizione o altri mezzi per costringere altri a unirsi o impedire ad altri di lasciare lo xie jiao;

(5) organizzare, istigare o ingannare i seguaci o altri inducendoli a non adempiere agli obblighi previsti dalla legge;

(6) l’uso di «hotspot falsi”, «radio pirata» o altre piattaforme (stazioni) o frequenze wireless per promuovere uno xie jiao;

(7) impegnarsi nuovamente nelle attività di uno xie jiao dopo essere stati precedentemente perseguiti penalmente o dopo essere stati puniti negli ultimi due anni per aver svolto attività in uno xie jiao;

(8) reclutare 50 o più seguaci per un xie jiao;

(9) accumulare patrimoni o causare danni economici per importi di 1 milione o più di renminbi.

(10) Usare il denaro come mezzo per promuovere uno xie jiao, dove il volume è di 500 o più fatture (voci);

(11) Produrre o trasmettere propaganda xie jiao, raggiungendo uno dei seguenti standard di misurazione:

  1. 1.000 o più copie (pagine) di volantini, scritte con vernici spray, immagini, slogan o giornali;
  2. 250 o più libri o riviste;
  3. 250 o più nastri audio, videocassette o altri materiali audiovisivi;
  4. 250 o più loghi o emblemi;
  5. 100 o più dischi, unità USB, schede di memoria, dischi rigidi portatili e altri supporti di archiviazione mobili;
  6. 50 o più banner o streamer.

(12) Sfruttare le reti di comunicazione delle informazioni in una delle seguenti situazioni:

  1. Aver prodotto o trasmesso 200 o più immagini o articoli digitali; 50 o più libri digitali, periodici o articoli audiovisivi; o un archivio digitale di 5milioni o più di caratteri, o 250 minuti o più di materiali audiovisivi.
  2. Informazioni distribuite o telefonate effettuate 1.000 volte o più.
  3. Sfruttare chat room online raggiungendo cumulativamente 1.000 o più persone o sfruttare gruppi di comunicazione o social media come gli account Weixin o Microblog con 1.000 o più membri o follower cumulativi del gruppo, per promuovere uno xie jiao;
  4. Dove le informazioni xie jiao sono state effettivamente cliccate o visualizzate 5.000 o più volte;

(13) Altri casi di circostanze gravi.

«Organizzare illegalmente assemblee» di uno xie jiao, comprese riunioni di preghiera, o tenere 1.000 volantini o 250 video o audiocassette nelle case sono dunque esempi di «reati gravi». Per capire come tutto funzioni concretamente, abbiamo esaminato 200 sentenze.

Giurisprudenza: uno studio su 200 casi

Le autorità cinesi stanno compiendo uno sforzo costante per digitalizzare e rendere disponibili le sentenze della RPC online. Date le dimensioni della Cina, finora è disponibile solo una parte delle sentenze, in particolare quelle meno recenti. Tuttavia, la banca dati China Judgments Online, gestita dalla Corte Suprema del popolo, costituisce un risultato impressionante, con circa 50 milioni di pagine di sentenze caricate.

La navigazione nel database non è facile per coloro che non sono avvocati o giudici cinesi. Nello studio, abbiamo limitato la nostra ricerca a: (a) casi riguardanti fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente (CDO); (b) condannati ai sensi dell’Articolo 300; (c) nell’anno 2018 e nei primi sette mesi del 2019 (gennaio-luglio), quindi chiaramente dopo l’interpretazione ufficiale del 2017; e (d) condannati alla reclusione per 3 anni o più. Sebbene ulteriori ricerche possano sicuramente scoprire ulteriori casi, abbiamo trovato nel database 200 singoli fedeli della CDO che sono stati condannati ai sensi dell’Articolo 300 tra gennaio 2018 e luglio 2019. Ovviamente, ciò non significa che durante il periodo in esame sono stati processati solo 200 fedeli della CDO perché non tutte le sentenze arrivano alla banca dati. Anche gli URL cambiano frequentemente e abbiamo pubblicato le schermate delle pagine pertinenti sul sito Web del CESNUR.

Lo studio dei casi conferma che la polizia e i tribunali cercano di identificare e punire i leader, ma cercano anche i normali fedeli che vengono condannati per diversi motivi.

Innanzitutto, tentano di convertire gli altri. In molti casi, cercare di convertire i parenti è sufficiente per essere condannati: in questi casi normalmente i parenti ostili alla CDO testimoniano contro l’imputato. Per esempio, una donna di nome Li Yanming è stata condannata a tre anni di carcere più altri quattro di libertà vigilata (durante i quali sarebbe stata sottoposta a costante sorveglianza) per aver tentato di convertire i suoi parenti.

I tribunali applicano anche tabelle dettagliate dell’interpretazione ufficiale del 2017 per valutare le sanzioni nei confronti di chi ha tenuto a casa volantini, libri, video e CD. Un uomo di nome Liu Zhaopu teneva a casa 334 libri della CDO, oltre a un laptop, 6 schede di memoria TF e 72 CD contenenti materiali della CDO. Essendo anche accusato di aver tentato di convertire altri è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione.

La CDO è nota per le riprese di video religiosi. Sebbene la maggior parte di essi sia prodotta all’estero, alcuni sono realizzati in Cina. I tribunali hanno punito le persone che a vario titolo hanno partecipato alla produzione di film. Gli sceneggiatori considerati più pericolosi (Liu Junhua, Wu Baozhen e Yao Shuzhi sono stati condannati a dieci anni di carcere). Gli attori hanno ricevuto pene minori, anche se alcuni hanno anche partecipato alle attività legate alle riprese, tra cui una donna di nome Du Xiaoqin, che è stata condannata a tre anni e sei mesi.

Operatori come Jia Haicheng e Wang Zongyao hanno avuto tre anni più altri anni di libertà vigilata, nonostante il fatto che entrambi abbiano confessato e promesso di abiurare alla loro fede. Anche lavorare come truccatrici per i film della CDO non è stato preso alla leggera dai tribunali ed è costato a due donne, Guo Eryan e Wang Juan tre anni e mezzo di carcere.

Come la maggior parte delle altre religioni, la CDO organizza regolarmente incontri di culto e di studio. Ai gruppi perseguitati come xie jiao ciò è proibito. Un numero significativo di sentenze ha sanzionato i credenti della CDO che hanno ospitato riunioni nelle loro case (e di solito hanno commesso il crimine aggiuntivo di distribuire libri e opuscoli). Una donna di nome Wang Jinrui conservava 5 libri e 184 opuscoli della CDO e ha organizzato quattro incontri a casa sua, per questo è stata condannata a una pena detentiva di cinque anni e mezzo. Non è necessario che alle riunioni partecipino numerose persone. Una donna di nome Han Su’e è stata condannata a quattro anni per aver ospitato nella sua abitazione due fedeli della CDO e aver partecipato a piccoli incontri di preghiera con loro.

Nella maggior parte dei tribunali, tre anni sembrano la pena standard per aver svolto attività missionarie per conto della CDO, anche se una donna di nome Wu Youjin ha ricevuto una condanna a sette anni, forse perché ha avuto troppo successo. A volte, condividere la fede della CDO all’interno di una piccola cerchia personale è stato considerato anche più grave che predicare agli estranei. Una donna di nome Chen Laiying è stata condannata a cinque anni per aver evangelizzato sul posto di lavoro.

Lo studio comprende molti altri esempi. Ciò che le sentenze confermano è che l’Articolo 300 viene applicato ai fedeli della CDO che svolgono le attività religiose più normali, quelle generalmente protette dalle convenzioni internazionali sulla libertà di religione: stampano libri e volantini, condividono la loro fede con parenti, vicini e collaboratori, inviano file relativi alla fede ai loro correligionari tramite Internet, partecipano alle riunioni di preghiera e predicano la loro religione. Questo in Cina è sufficiente per finire in carcere. L’affermazione delle ambasciate cinesi secondo cui l’Articolo 300 non punisce la fede dei seguaci di uno xie jiao, ma piuttosto i crimini che commettono, è vera solo se si ritiene che le forme più elementari e basilari della vita religiosa siano «crimini».

Contrassegnato con: Chiesa di Dio Onnipotente, Libertà religiosa

Massimo Introvigne

Massimo Introvigne (Roma, 14 giugno 1955) è un sociologo italiano delle religioni. È il fondatore e il direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), una rete internazionale di studiosi di nuovi movimenti religiosi. Autore di una settantina di libri e di più di 100 articoli nel campo della sociologia della religione, è stato l’autore principale dell’Enciclopedia delle religioni in Italia. Membro del comitato editoriale dell’Interdisciplinary Journal of Research on Religion e del comitato direttivo di Nova Religio, pubblicato alla University of California Press, dal 5 gennaio al 31 dicembre 2011 ha avuto nell’ambito dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) il ruolo di “Rappresentante per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Dal giugno 2012 al dicembre 2016 è stato coordinatore dell’Osservatorio della Libertà Religiosa, istituito dal ministero degli Esteri italiano per monitorare lo stato della libertà religiosa a livello mondiale.

www.cesnur.org/

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